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L'intervento del procuratore aggiunto di Reggio Calabria alla trasmissione di Report

"Del ponte se ne discute da sempre, anche in ambienti criminali. Il rischio qual è? Che il ponte non colleghi due coste ma colleghi due cosche. Questo assolutamente non deve avvenire. Perché dico questo? Perché ci sono stati anni in cui tutta l'area del messinese era un'area che faceva capo a famiglie di 'Ndrangheta. Certamente gli appetiti ci saranno, ma non saranno più appetiti legati alla singola articolazione territoriale che controlla quel territorio, ma certamente a componenti di più alto livello.

Stiamo parlando di soggetti che ovviamente hanno un compito di comporre quella che è la direzione strategica. È evidente che non può che muoversi quel livello nel momento in cui un'opera come il Ponte sullo Stretto di Messina si decida davvero di realizzarla. C'è un livello molto alto nelle due componenti calabresi e siciliane in cui le due componenti diventano una Cosa unica".

Sono state queste le parole del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo in merito alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, tema centrale dell'inchiesta di Report.

Un'opera inutile, dannosa per il territorio, che viene calata dall'alto per questioni economiche, politiche e geopolitiche.

Il dibattito sulla questione è aperto da tempo, ma l'accelerazione per la costruzione è avvenuta soprattutto per bocca del ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini.


salvini ranucci rep


Al di là della discutibile fattibilità del progetto, che prevede un ponte sospeso e con una lunghezza della campata centrale di 3.300 metri, il ponte - oltre ad essere già costato alla collettività 342 milioni di euro - attirerà sicuramente gli interessi delle mafie. Basti pensare che nel 2016 l'operazione "Sansone", che aveva smantellato il clan Condello di Archi, aveva mostrato proprio gli interessi dei boss per le trivelle necessarie alle opere propedeutiche al Ponte che dovrebbe collegare Calabria e Sicilia.

Tutte questioni che però non sembrano trovare spazio nei salotti della politica la quale, premendo sull'acceleratore, dimentica (volontariamente?) la questione dell'infiltrazione da parte della criminalità organizzata.

Un pensiero, questo, già ribadito da Don Luigi Ciotti a luglio di quest'anno durante un intervento in occasione della presentazione del libro “Guida all’Aspromonte misterioso” a Bovalino, nella Locride: “Attenzione – aveva detto - C’è il rischio, poi si dovrà lottare sia ben chiaro, che il Ponte sullo stretto non unirà due coste, ma due cosche sicuramente sì”. Il ministro Salvini dalla sua poltrona si era scagliato contro il sacerdote invitando lui, e tutti quelli che denunciavano la mafia a espatriare: "Mi fa schifo - aveva detto Salvini - che qualcuno pensi che Sicilia e Calabria rappresentino le cosche. Fino a che c'è qualcuno all'estero che dipinge l'Italia come mafia pizza e mandolino, fa schifo ma è all'estero. Se c'è qualche italiano che continua a dipingere l'Italia come mafia, pizza e mandolino, se espatria fa un favore a tutti".

Una frase che riassume tutta la filosofia del leader leghista.


ciotti report ponte messina


Don Luigi, durante la trasmissione di Report, ha detto di aver detto in sostanza "quello che penso. Perché non ci siano solo degli annunci, delle promesse, dei proclami. La Dia (Direzione investigativa antimafia ndr) stessa più volte ha richiamato e segnalato l'attenzione che ci deve essere rispetto a tutto questo. C'è una minoranza, una minoranza non degna di rappresentare le nostre istituzioni", ha concluso Don Ciotti.

Eppure l'allarme mafia sul ponte sullo Stretto è stato lanciato anche dalla diplomazia americana: le comunicazioni erano state rese note da Julian Assange e dai giornalisti di Wikileaks. In alcuni cablo, tra il 2008 e il 2009, i diplomatici americani avevano scritto che "la mafia potrebbe essere tra i principali beneficiari della costruzione del ponte sullo stretto di Messina", che comunque servirà a poco senza massicci investimenti in strade e ferrovie in Sicilia e Calabria.

Sul punto è intervenuta la giornalista e autrice de 'Il Potere Segreto' Stefania Maurizi, spiegando che "la Sicilia è la sede di una importantissima base, quella di Sigonella, che poi è diventato il cuore della guerra dei droni. È importantissima perché sono state scoperte importanti giacimenti di gas naturale e hanno delle strutture di intelligence cruciali, come i cavi sottomarini a fibra ottica, che non sono di proprietà diretta loro, ma che sono nei loro programmi di sorveglianza di massa della NSA, come abbiamo scoperto grazie a Snowden. Per loro la Sicilia è una regione cruciale. Dobbiamo capire che queste corrispondenze devono essere lette da Washington, da chi fa la politica estera degli Stati Uniti, che deve avere una rappresentazione fattuale della situazione in un certo paese".


ciotti report ponte messina


Quindi intorno alla costruzione del ponte vi sarebbero, oltre agli interessi delle mafie, anche questioni di rilevanza strategico - militare della Nato. Di questo ANTIMAFIADuemila ne aveva già scritto il 24 luglio di quest'anno: “Il Ponte sullo Stretto costituisce un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi NATO nell’Italia meridionale" afferma il disegno di legge (convertito in decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35) presentato dalla premier Giorgia Meloni e dai ministri Salvini e Giorgetti. A confermare l’esistenza di una dimensione militare nel progetto del ponte, che esula dal senso strettamente civile dell’infrastruttura, è anche l’UE.

Il progetto, infatti, rientra nel Trans-European Transport Network (TEN-T), il cui scopo, tra gli altri, è quello di creare una rete in grado di soddisfare “un piano d'azione sulla mobilità militare 2.0”. A sostenerlo economicamente ci pensa l’UE con i finanziamenti provenienti dal Connecting Europe Facility (che finanzia progetti di infrastrutture di trasporto a duplice uso) e dal Fondo Europeo per la Difesa (che sostiene lo sviluppo di sistemi logistici e digitali interoperabili).

E se gli argomenti fin qui esposti non fossero sufficienti rimane il lato meramente tecnico: secondo i professionisti intervistati da Report ci sarebbero delle criticità legate allo studio dei venti, i quali, secondo i rilevamenti, faranno oscillare il ponte anche di 10 metri.

Inoltre in pochi sanno che nel 2003 fu elaborata dal Comune di Messina una relazione tecnico-urbanistica per descrivere gli impatti di lavori di costruzione sul territorio.


report stretto messina ponte


Un documento in cui si riferisce di "gravi dissesti ambientali, della trasformazione di aree abitate in cave e discariche, l'assoggettamento di interi comuni della Sicilia orientale ai cantieri del manufatto". Non solo. Si parla anche di "intere colline sventrate, boschi che si trasformano in enormi discariche di inerti, viadotti e piloni innalzati su complessi edilizi ed impianti sportivi, persino un cimitero investito dalle colate di cemento armato. Un territorio lacerato da decine di cantieri a cielo aperto, villaggi antichissimi devastati da tralicci e cavi d'acciaio, le arterie centrali di una città, già ostaggio dei mezzi pesanti, spezzate da gallerie e reti ferroviarie".

A corti discorsi se si riflette sulla realtà del nostro Paese, caratterizzato da livelli senza precedenti di corruzione, in cui l'illegalità viene paradossalmente considerata una sorta di risorsa e l'impunità sembra essere una prassi quotidiana, l'idea di realizzare un'opera imponente come il Ponte sullo Stretto si trasforma in un'opportunità che appare quasi "imperdibile", sia per le componenti più alte della mafia e sia per le forze miliari che operano sul piano internazionale.

Guarda la puntata di Report: rai.it/programmi/report/inchieste/Luomo-del-ponte

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