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Il capo del carroccio "invita" Don Ciotti (e chi denuncia le mafie) a lasciare il Paese

Dalla comoda poltrona al ministero, Matteo Salvini insulta e "invita" don Luigi Ciotti - fondatore di Libera e del Gruppo Abele, che da trent'anni si impegna strenuamente nella lotta contro la criminalità organizzata - a lasciare l'Italia.
La sua colpa? Aver ragionato sul fatto che gli appalti milionari del ponte sullo stretto possono attirare gli affari delle mafie e 'unire' le cosche nella corsa ai profitti.
Riflessione più che lecita ma non gradita evidentemente all'attuale ministro delle infrastrutture Salvini che, stando alle cronache, tratta la realizzazione del ponte sullo Stretto come se fosse la panacea di tutti i mali del Mezzogiorno.
Ma al di là degli inganni che vengono continuamente perpetrati dal fronte "dell'Italia del fare" (anche a costo di regalare alle mafie appalti milionari) anche su questo fronte ci sono degli aspetti che si vuole far finta di non vedere o che si dimenticano.
Partiamo dalle parole di Don Ciotti.
È bene precisare che le dichiarazioni del presidente di Libera sono state estrapolate da un intervento ben più articolato e pronunciato in occasione della presentazione del libro “Guida all’Aspromonte misterioso” a Bovalino, nella Locride.
Attenzione – ha detto - C’è il rischio, poi si dovrà lottare sia ben chiaro, che il Ponte sullo stretto non unirà due coste, ma due cosche sicuramente sì”.


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Don Luigi Ciotti © Deb Photo


Poi ha aggiunto: "La Calabria è una terra così bella, meravigliosa, dall’archeologia all’arte, nella storia, nella natura, nell’ambiente con mare e monti che si baciano. Tutto questo avrebbe delle potenzialità che permetterebbe a tanti dei nostri ragazzi che hanno voglia di portare il loro contributo, i loro saperi, a rendere ancora più forte questa terra. Ma ci vogliono le condizioni affinché i ragazzi tornino nelle loro terre. È un problema della politica investire sui nostri ragazzi. Sarebbe un grande cambiamento".
Ma il ministro dall'alto della sua poltrona non sembra aver sentito: "Mi ha fatto specie leggere le parole di un signore in tonaca che ha detto che questo ponte più che unire due coste unirà due cosche. Un'affermazione di un'ignoranza, una superficialità senza confini. E' una mancanza di rispetto nei confronti di milioni di italiani. Il ponte sullo stretto è la più grande operazione antimafia dal dopoguerra a oggi" ha detto Salvini durante l'evento 'L'Italia dei sì'.
"Mi fa schifo - ha continuato Salvini - che qualcuno pensi che Sicilia e Calabria rappresentino le cosche. Fino a che c'è qualcuno all'estero che dipinge l'Italia come mafia pizza e mandolino, fa schifo ma è all'estero. Se c'è qualche italiano che continua a dipingere l'Italia come mafia, pizza e mandolino, se espatria fa un favore a tutti".
Una frase che riassume tutta la filosofia dell'ex Capitano leghista.

Mafie e Nato si tengono Stretto il Ponte
Le più recenti inchieste sulle grandi opere, come quella sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, hanno spesso messo in evidenza un forte intreccio di interessi tra grandi imprese, famiglie mafiose, storiche ed emergenti, politici e amministratori.
Nel 2016 l'operazione "Sansone", che aveva smantellato il clan Condello di Archi, aveva mostrato proprio gli interessi dei boss per le trivelle necessarie alle opere propedeutiche al Ponte che dovrebbe collegare Calabria e Sicilia.
Nel passato non sono mancate le inchieste e le relazioni della Dia che hanno parlato del ruolo che le mafie potrebbero avere nella costruzione di questa grande opera. Ma questo non riguarda solo la vecchia pratica dell’estorsione-protezione, accaparrandosi subappalti, fornendo materiali, reclutando manodopera o affini. Il livello raggiunto oggi dalle organizzazioni criminali, infatti, dimostra l’evoluzione della mafia che mira sempre più all’universo finanziario e che è capace di insinuarsi all’interno di grandi gruppi imprenditoriali.
E in un Paese come il nostro dove la corruzione viaggia ai livelli più alti di sempre, in cui l’illegalità viene considerata una risorsa e l’impunità è all’ordine del giorno, un’opera come quella del Ponte sullo Stretto diventa un’occasione “ghiotta”.
Un concetto ripetuto mille volte da decine di esperti. Lo ha detto per esempio l’attuale presidente dell’Autorità Anticorruzione Giuseppe Busia, lo ha detto il suo predecessore Raffaele Cantone.
Salvini aveva declamato che il ponte in questione “creerà 100 mila posti di lavoro soprattutto per i giovani siciliani e calabresi; ripulirà l'ambiente, il mare, l'aria; e sarà una opportunità per le imprese di tutta Italia”.
Avesse detto una cosa vera.
Partiamo dai posti di lavoro: in base a cosa la costruzione del Ponte darà 100 mila posti di lavoro non è dato sapere. Però l’Autorità nazionale Anticorruzione ha individuato pesanti criticità nel progetto grazie anche al nuovo codice degli appalti: "C’è uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale è trasferita la maggior parte dei rischi".
Senza parlare poi del terribile impatto ambientale che avrebbe sul territorio un'opera di questo genere. In pochi sanno che nel 2003 fu elaborata dal Comune di Messina una relazione tecnico-urbanistica per descrivere gli impatti sul territorio dei lavori di realizzazione del Ponte dello Stretto.


corteo no ponte acfb


Un documento di cui ha parlato più volte il collega Antonio Mazzeo in cui si riferisce di "gravi dissesti ambientali, della trasformazione di aree abitate in cave e discariche, l'assoggettamento di interi comuni della Sicilia orientale ai cantieri del manufatto". Non solo. Si parla anche di "intere colline sventrate, boschi che si trasformano in enormi discariche di inerti, viadotti e piloni innalzati su complessi edilizi ed impianti sportivi, persino un cimitero investito dalle colate di cemento armato. Un territorio lacerato da decine di cantieri a cielo aperto, villaggi antichissimi devastati da tralicci e cavi d'acciaio, le arterie centrali di una città, già ostaggio dei mezzi pesanti, spezzate da gallerie e reti ferroviarie".
La Sicilia, infatti, da anni, si trova in ginocchio per il pessimo stato della rete ferroviaria, la lentezza dei treni, le condizioni di precarietà delle reti stradali, il dissesto idro-geologico che ha causato vere tragedie negli ultimi anni, proprio nel messinese. Per non parlare della mancata messa a norma degli edifici scolastici. Tutte problematiche che necessitano d’interventi urgentissimi, irrinunciabili, per prevenire i disastri, piuttosto che piangere i morti, e sentire le solite panzanate del ministro di turno. Oltre a questo sulla scacchiera sono presenti anche gli sporchi interessi della Nato rivolti da questo giornale: “Il Ponte sullo Stretto costituisce un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi NATO nell’Italia meridionale” recita il disegno di legge (convertito in decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35) presentato dalla premier Giorgia Meloni e dai ministri Salvini e Giorgetti.
Se si considera che il nostro è un Paese in cui la corruzione viaggia ai livelli più alti di sempre, in cui l’illegalità viene considerata una risorsa e l’impunità è all’ordine del giorno, un’opera come quella del Ponte sullo Stretto diventa un’occasione “imperdibile”. Un affare per tutti? Siamo nell'Italia del sì! Alle Mafie.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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