Di seguito il discorso integrale del senatore oggi a Palazzo Madama
“Lei ha ampiamente dimostrato con le sue scelte di governo già attuate e con quelle che si appresta ad assumere, nonché con le sue esternazioni alla stampa, di non apprezzare affatto l’assetto della giustizia voluto dai nostri padri costituenti, e di essere portatore di un disegno politico ampio ed organico di restaurazione dell’assetto pre costituzionale. L’assetto di una giustizia classista double face: forte con i deboli e debole con i forti, da raggiungere in due tappe”.
Sono state queste le parole dell’ex procuratore generale di Palermo e ora Senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato rivolgendosi al Guardasigilli Carlo Nordio durante la seduta odierna a Palazzo Madama.
“In un prima fase approvare una serie di leggi ordinarie che dietro motivazioni pretestuose hanno tutte l’unico comun denominatore di garantire l’impunità degli appartenenti alle classi superiori, ridimensionando o depenalizzando i reati di colletti bianchi, indebolendo la capacità di controllo della magistratura rispetto al mondo della politica, dell’economia e dell’alta finanza”.
“E poi - ha continuato - in un secondo tempo, sferrare il colpo finale riformando la costituzione in modo da ricondurre la magistratura sotto il controllo dell’esecutivo, abbattendo l’architrave portante dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Del resto nonostante lei ami definire se stesso come un liberale garantista, le sue scelte concrete contraddicono clamorosamente i principi fondamentali della cultura liberale e garantista”.
Il decreto rave è di stampo neofascista
“Il suo primo atto di governo in questa legislatura è stato l’introduzione autoritativa con il decreto legge n. 162 del 31.10 2022 senza un preventivo dibattito pubblico e parlamentare, di una nuova figura di reato - l’art. 434 bis c.p. c.d. reato antirave – che nella sua originaria formulazione dovrebbe essere studiato in tutti i corsi di diritto penale come esempio concreto e negativo di legislazione antigarantista, illiberale e classista: una figura di reato che tutto il mondo giuridico ha censurato per la violazione dei principi di legalità, tipicità, determinatezza e proporzionalità – cioè i cardini della cultura liberale e garantista - e che si caratterizzava per un furore giustizialista tale da prevedere pene severissime non solo per gli organizzatori ma anche per migliaia di giovani partecipanti a feste musicali non autorizzate contro i quali veniva messa in campo una artiglieria giuridica impressionante, analoga a quella utilizzata per i mafiosi ed i terroristi: dalle misure di prevenzione antimafia all’utilizzo delle intercettazioni anche con il cosiddetto Troian di stato”, ha detto Scarpinato.
“Dove era lei signor Ministro mentre il Consiglio dei Ministri approvava questo capolavoro di legislazione di stampo neofascista che non solo prevedeva la criminalizzazione di massa di centinaia di giovani, ma si prestava altresì egregiamente, proprio grazie alla genericità della formula del reato, ad essere usato come formidabile strumento di repressione anche contro centinaia di normali cittadini partecipanti a manifestazioni e riunioni non autorizzate di dissenso contro le politiche del governo?
Sonnecchiava oppure Lei è affetto da una sindrome di sdoppiamento della personalità da dott. Jekyll e Mr. Hyde?”
“E’ ferocemente giustizialista e condivide l’uso indiscriminato del manganello giudiziario quando autori del reato sono persone comuni e ragazzi, ed indossa poi l’anima liberale garantista, strappandosi le vesta, quando autori di reati sono quelli delle classi superiori, come gli autori dei reati di abuso di ufficio, di traffico di influenze illecite ed altri ancora, dei quali programma l’urgentissima abolizione o lobotomizzazione, indebolendo i presidi di legalità proprio nella fase attuale in cui i vasti e intrecciati mondi della corruzione e della mafia sono ai nastri di partenza per lanciarsi all’assalto dei miliardi di euro del PNRR”.
Paradossi sull’ergastolo ostativo
“Uno sdoppiamento della personalità che si è manifestato anche in occasione degli emendamenti approvati in sede di riforma della legge sull’ergastolo ostativo”.
La sua anima pseudo garantista ha pienamente condiviso l’emendamento introdotto dalla maggioranza governativa di escludere dal novero dei reati ostativi anche le associazioni a delinquere di colletti bianchi finalizzate alla consumazione dei più gravi reati di corruzione, alcuni dei quali puniti sino a venti anni di galera, e che provocano danni di miliardi di euro alle casse dello stato. ll suo alter ego giustizialista ha ritenuto invece condivisibile di lasciare tra i reati ostativi l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di tabacchi esteri anche se la pena prevista per gli associati è da uno a sei anni e il danno può ammontare a poche migliaia di euro. Una sindrome di sdoppiamento della personalità preoccupante per suo carattere recidivante che ha avuto modo di manifestarsi anche nel suo approccio al delicato tema della questione carceraria”.
Tagli alle carceri e soppressione delle intercettazioni
“Di fronte al dramma di 82 suicidi di detenuti nell’ultimo anno a causa della condizione di invivibilità delle carceri per il sovraffollamento, per le gravi carenze di tutela della salute fisica e psichica dei detenuti, il Nordio 1 dr. Jekyll all’inizio del suo mandato ha pubblicamente assunto il proprio impegno prioritario di nuovi investimenti per migliorare la qualità della vita dei detenuti. Svoltato l’angolo e spenti i riflettori dei media, il Nordio 2 Mr. Hyde si è rimangiato l’impegno, accodandosi supinamente al taglio di ben 36 milioni di euro nel prossimo triennio per l’amministrazione penitenziaria.
E come ha giustificato il Ministro della Giustizia questo dietro front, perché non ci sono i soldi per le carceri? Forse per le scelte politiche della sua maggioranza governativa che ha deciso di destinare le risorse ai ceti privilegiati, abbandonando al loro destino carceri affollate solo dagli ultimi della piramide sociale, dalla criminalità di strada, mentre i colletti bianchi raggiungono, secondo l’ultimo report disponibile, la striminzita percentuale dello 0.9% della popolazione carceraria, 326 detenuti su 36204, a fronte della percentuale del 9,8 della Germania e del 7,1 della Francia? Forse perché miliardi di euro vengono ogni anno a mancare alle casse dello Stato perché inghiottiti nel buco nero dell’evasione fiscale e della corruzione?
No. La spiegazione che il Ministro ha fornito all’opinione pubblica nella risposta ad una interrogazione parlamentare dell’11.1.2023 è che i soldi promessi non ci sono perché vengono sprecati per la spesa di intercettazioni inutili della magistratura”.
“Leggo testualmente la sua dichiarazione: ‘Trovo irrazionale che il nostro Stato spenda centinaia di milioni per intercettazioni inutili quando non abbiamo soldi per pagare il supporto a persone che vivendo in stato di disagio finiscono per compiere questo insano gesto del suicidio’. Affido alla sensibilità di chi ci ascolta dentro e fuori da questa aula, di valutare nel proprio foro interiore, al di là delle appartenenze politiche, quale fiducia può essere accordata ad un Ministro che arriva al punto di proporre alla pubblica opinione una correlazione causale tra il dramma dei suicidi in carcere e la spesa per le intercettazioni.
E proprio sul tema delle intercettazioni, altro cavallo di battaglia del Ministro, è il caso di soffermarsi perché la pretestuosità delle motivazioni addotte sia per il taglio delle spese destinate al loro finanziamento che per la loro riforma, è rivelatrice dell’autentico impianto ideologico che anima tutto il pacchetto di riforme programmate: quello di un garantismo classista che dietro la dichiarata volontà di tutelare la privacy dei cittadini persegue in realtà l’obiettivo di garantire con tutti i mezzi l’impunità dei colletti bianchi sottraendoli al controllo di legalità da riservare solo alla gente comune.
Che dire della motivazione addotta dal ministro secondo cui anche le intercettazioni per i reati di mafia sono pletoriche e determinano un inutile spreco di pubblico denaro perché i mafiosi veri non parlano al telefono né al cellulare?
Una motivazione talmente risibile che lo stesso Ministro si è visto costretto ad una precipitosa e pasticciata correzione di tiro dopo che il Procuratore della Repubblica di Palermo ha dichiarato che proprio grazie alle intercettazioni era stato possibile pervenire il 16.1.2023 alla cattura di Matteo Messina Denaro.
Di fronte a tale plateale pubblica smentita, il 17.1.2023 il Ministro ha dichiarato di essere stato frainteso e che egli intendeva in realtà riferirsi ‘all’abuso che delle intercettazioni si fa per i reati minori con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che non hanno a che fare con le indagini’”.
“Poiché i casi di diffusione sulla stampa di segreti individuali ai quali si riferisce il ministro hanno riguardato nella quasi generalità pubblicazioni di notizie concernenti colletti bianchi di alto rango nell’ambito di procedimenti penali per reati contro la pubblica amministrazione, se ne deduce che per il Ministro e per la maggioranza governativa tali reati sono da considerarsi reati minori.
Ne prendiamo atto e lo avevamo già capito da tempo.
Ciò premesso, tenuto conto che nel settembre 2020 è entrata in vigore l’ultima riforma delle intercettazioni che ha introdotto un regime di assoluta secretazione di tutte le intercettazioni durante la fase delle indagini, ed ha imposto la successiva esclusione dal fascicolo del pubblico ministero di tutte le intercettazioni irrilevanti, anche a seguito di un confronto in udienza con le difese, ci si attenderebbe che il Ministro argomenti in punto di diritto quali siano a suo parere le criticità a causa delle quali tale legge non ha raggiunto lo scopo di evitare fughe di notizie e di tutelare la privacy, e che soprattutto fornisca al riguardo una significativa statistica di casi verificatesi dopo il settembre del 2020”.
“Niente di tutto ciò, nessuna significativa casistica post settembre 2020 e nessuna argomentazione giuridica”.
Queste che vi leggo sono le motivazioni fornite alla pubblica opinione il 4.1.2023 dal Ministro, analoghe nella sostanza a quelle indicate in sede di audizione dinanzi alla Commissione giustizia del Senato il 6 dicembre 2022: Le intercettazioni innanzitutto non danno nessuna garanzia di attendibilità…sono spesso pilotate e sono di solito selezionate da un maresciallo di polizia che sceglie ciò che vuole e poi trattate dal pubblico ministero che a sua volta prende quello che gli serve. E’ tutta una serie di porcherie che vengono indirizzate verso la persona per distruggerla più o meno politicamente. Io questo lo scrivo da 25 anni”. (Libero 4.1.2023).
Questo non è un linguaggio né sono argomenti degni di un Ministro della Repubblica italiana, di un uomo che ha il senso dello Stato e che dunque, qualunque sia il suo colore politico e quali che siano le sue opinioni personali, ha il dovere nell’esprimersi di non gettare discredito sulle istituzioni che rappresenta.
Questo è un linguaggio da estremista politico che supplisce alla mancanza di argomenti solidi e persuasivi, utilizzando il suo scranno ministeriale per screditare le istituzioni, additando alla pubblica opinione, le forze di polizia e magistratura come poteri deviati che hanno sistematicamente abusato dei loro poteri, utilizzando le intercettazioni per abietti scopi di lotta politica”.
Conclusioni
“Ascoltandola sembra che l’orologio della storia sia tornato indietro agli anni Settanta quando i suoi predecessori tuonavano in Parlamento contro l’uso delle intercettazioni che nel 1974 avevano consentito a giovani pretori di portare alla luce lo scandalo dei petroli, ed invece di approvare leggi che impedissero il ripetersi di quello scandalo, approvarono la legge 8.4.1974 n. 98 con la quale si vietava ai pretori l’utilizzo delle intercettazioni.
Contemporaneamente fu presentato un disegno di legge costituzionale con la finalità di ricondurre i pubblici ministeri sotto il controllo della politica.
Speravamo che fossero tristi storie del passato, ed invece siamo costretti a prendere atto che cambiano i tempi ma non cambiano i vizi e la pretesa di impunità della componente più classista e illiberale della nostra classe dirigente che, non a caso, ha individuato proprio in lei - sedicente liberale e garantista - il soggetto ideale per attuare il proprio lucido progetto di restaurare il nostro peggiore passato”.
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