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Port au Prince è controllata per l’80% da bande. Stati Uniti ritirano parte del personale dell’ambasciata. Hrw; “Haiti è sull’orlo del collasso totale”

Haiti sta piombando nell’incubo della guerra civile. Dopo l’assalto ai penitenziari, con migliaia di detenuti evasi, sabato notte c’è stato un attacco simultaneo e coordinato a stazioni di polizia ed edifici governativi. Nel fuoco incrociato tra bande e forze armate c’è in particolare la capitale Port au Prince dove le bande criminali hanno assaltato e dato alle fiamme il ministero degli Interni e hanno cercato di prendere il controllo della Corte Suprema. Port au Prince, controllata per l’80% dalle gang, assomiglia sempre più ad un campo di battaglia. Tutto questo mentre il primo ministro Ariel Henry si trova bloccato a Portorico sotto la protezione degli Stati Uniti.

Spari ed esplosioni per le strade del Paese caraibico sono ormai all’ordine del giorno. L’aeroporto è stato occupato mentre il porto di Port au Prince è stato chiuso a tempo indeterminato: praticamente isolata dal mondo, Haiti vive la sua crisi più grave dall’uccisione il 7 luglio 2021 del presidente Jovenel Moise, con migliaia di persone fuggite dalle loro case, gli ospedali saccheggiati e distrutti ed il sistema sanitario ormai “prossimo al collasso”. Alla guida dell’inedita alleanza di gang criminali c’è Jimmy Chérizier, noto come “Barbecue”. L’ex poliziotto 46enne (ed ex braccio armato del presidente Moise assassinato tre anni fa) ha lanciato quella che lui definisce una "rivoluzione proletaria": “Se Ariel Henry non presenta le sue dimissioni, e se la comunità internazionale continua a sostenerlo”, assicura, “andremo dritti verso una guerra civile e un genocidio“.

Stando a indiscrezioni giornalistiche circolate nelle ultime ore, il dipartimento di Stato Usa avrebbe disposto il dispiegamento di una squadra di sicurezza antiterrorismo dei marines sull’isola. Di certo c’è che gli Stati Uniti hanno evacuato il personale non essenziale dall’ambasciata di Haiti. Il trasferimento è stato condotto in elicottero dall’esercito statunitense, nel cuore della notte. Secondo una dichiarazione del Comando Sud degli Usa, la missione è stata concepita per “consentire la continuazione delle operazioni dell’Ambasciata e la partenza del personale non essenziale”. L’ambasciata nella capitale haitiana resta aperta, con la sicurezza rafforzata da un contingente di marines. Per l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (Hrw) “Haiti è sull’orlo del collasso totale” per questo “è urgente che i partner regionali e internazionali sostengano le richieste degli haitiani per una risposta internazionale basata sui diritti che affronti tutti gli aspetti della crisi”. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha manifestato a Henry e al presidente della Comunità dei Caraibi, Irfaan Ali, “l’urgente necessità di accelerare la transizione verso un governo più ampio e inclusivo”. Così sono anche cominciate a circolare informazioni operative dell’imminente dispiegamento della Missione multinazionale di sostegno alla sicurezza (Mmas), approvata dall’Onu in ottobre, e non solo, per sostenere l’arduo compito della polizia haitiana impotente di fronte alla criminalità dilagante. Il Kenya avrebbe anche messo a disposizione un primo gruppo di 400 agenti di polizia d’élite già pronto a partire per Haiti.

Intanto il presidente dominicano, Luis Abinader, ha dichiarato il primo ministro haitiano persona non grata nel suo Paese per motivi di sicurezza nazionale. In un comunicato ufficiale il governo dominicano precisa: “Questa dichiarazione giunge in un momento di tensione e violenza ad Haiti, dove le bande hanno sfidato l’autorità del governo, complicando ulteriormente la situazione politica e sociale della regione”. Il Presidente Abinader ha inoltre ribadito che la Repubblica Dominicana ha chiuso il suo confine terrestre di 390 chilometri con Haiti, attuando severe restrizioni alla circolazione delle merci.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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