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Annuncio bilaterale Mosca-Pechino: “Necessità di una soluzione politica” in Ucraina ed “evitare un’escalation del conflitto”

A Pechino, il recente vertice tra Putin e Xi Jinping ha rafforzato i legami tra le due superpotenze, ormai in aperta contrapposizione rispetto ai dettami statunitensi. È da una posizione di forza che il leader del Cremlino rilancia ad una soluzione diplomatica del conflitto ucraino.
Secondo il Washington Post, con l’avanzata russa delle ultime settimane, Mosca ha occupato più territorio di quanto abbiano fatto le truppe ucraine durante una controffensiva fallita nel 2023. Il 12 maggio lo stesso Volodymyr Zelensky aveva definito estremamente difficile la situazione nella regione di Kharkov, in particolare nella città di Volchansk.
Le cose stanno andando molto male per l’Ucraina, i russi si sono spostati ancora più a ovest ed è solo questione di tempo prima che raggiungano il fiume Dnepr, se lo desiderano”, ha detto l’ex analista della Cia, Ray McGovern, in un’intervista al canale YouTube Judging Freedom, spiegando che le Forze Armate dell’Ucraina sono effettivamente sull’orlo del collasso e che Mosca ha ormai il controllo della situazione nel teatro delle operazioni militari.
In questo contesto, la Svizzera terrà una conferenza sull'Ucraina il 15 e 16 giugno, ma ad essere discussa è ancora la formula Zelensky che ripropone la restaurazione della completa integrità territoriale, dal Donbass fino alla Crimea. Il portavoce dell'ambasciata russa a Berna, Vladimir Khokhlov, ha definito l’iniziativa inaccettabile per Mosca, poiché “stiamo parlando di un'altra opzione per far passare una “formula di pace” impraticabile che non tenga conto degli interessi russi”.
Qual è il significato di questo evento è chiaro: riunire quanti più paesi possibile, poi dichiarare che tutto è concordato e poi presentarlo alla Russia come una questione già risolta, come un ultimatum eventi", ha detto Putin durante la conferenza stampa ai margini del vertice, rilanciando tuttavia a nuovi colloqui di pace che si basino sulla bozza redatta ad Istanbul nel marzo 2022. Un documento, clamorosamente rispedito al mittente all’ultimo minuto, la cui firma avrebbe potuto scongiurare un massacro senza centinaia di migliaia di vite.
Tutti i punti del trattato sono stati recentemente pubblicati dalla rivista Foreign Affair, che ha parlato di un fallimento dei colloqui anche a causa dell'aumento del sostegno occidentale a Kiev, rafforzando la convinzione di Zelensky di poter realmente respingere l'attacco russo grazie all’aiuto delle armi occidentali.
Durante un'intervista con i giornalisti a Harbin, in Cina, Putin ha ricordato i punti iniziali delle discussioni tra Kiev e Mosca, sostenendo che la Russia aveva accettato di ritirare le sue truppe dalla regione di Kiev, ma gli ucraini "si sono ritirati dal processo negoziale" subito dopo.


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Volodymyr Zelensky


Nel merito, Davyd Arakhamiia, che ha guidato la delegazione ucraina, recentemente ha affermato che Putin era “pronto a porre fine alla guerra se avessimo concordato – come fece una volta la Finlandia – la neutralità, e ci fossimo impegnati a non entrare nella NATO."
Ma a quel punto “quando siamo tornati dai [negoziati a] Istanbul, Boris Johnson è venuto a Kiev e ha detto che non avremmo firmato nulla con loro, e litighiamo e basta”, ha continuato Arakhamiia.
In sostanza, l’Occidente avrebbe fatto pressione a Kiev, convincendolo sulle possibilità di una vittoria decisiva, grazie a cospicue forniture di armi.
“Siamo stati ingannati – ha aggiunto – e ora dobbiamo capire quanto e di chi possiamo fidarci e stiamo analizzando tutto quello che succede in questa direzione”.
Anche l’ex primo ministro israeliano Naftali Bennet, aveva ammesso in un’intervista che le trattative erano state sabotate da Washington, nonostante si fosse arrivati ad un accordo per la neutralità di Kiev.
La bozza di Istanbul pubblicata da Foreign Affair prevedeva che il Paese avrebbe rinunciato a qualsiasi intenzione di aderire ad alleanze militari o di consentire basi militari o truppe straniere sul suo territorio ed elencava come possibili garanti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (compresa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia, con la clausola che se fosse stata attaccata e avesse richiesto assistenza, “tutti gli Stati garanti sarebbero obbligati, previa consultazione con l'Ucraina e tra di loro, a fornire assistenza all'Ucraina per ripristinare la sua sicurezza”.
Ora è Putin a rilanciare questa iniziativa negoziale, avallando con l’omologo cinese la prospettiva di “una soluzione politica”, evitando “un’escalation del conflitto”. 
La nuova apertura del leader del Cremlino arriva in un contesto di intensi movimenti diplomatici.  Xi Jinping, principale partner economico di Mosca e fornitore di tecnologie dual use (utilizzabili sia in ambito civile che militare), ha precedentemente intrapreso il suo primo viaggio in Europa dallo scoppio della pandemia di coronavirus. Nonostante gli sforzi per migliorare le relazioni, il posizionamento della Cina sulla guerra in Ucraina, continua a creare tensioni. Xi ha puntato a sanare i rapporti danneggiati dalla quasi-alleanza sino-russa, mitigare la percezione economica dell'UE sulla Cina e consolidare i legami con Serbia e Ungheria. Il documento del SEAE "EU China Relations" riflette, tuttavia, la visione europea della Cina come partner, concorrente e rivale sistemico, ma Pechino ritiene queste etichette incoerenti e preferirebbe essere vista solo come partner per promuovere lo sviluppo reciproco e il multilateralismo.
Rispetto alla nuova proposta, Putin mette sul piatto alcune rassicurazioni, arrivando a dichiarare che “ad oggi non abbiamo piani per la conquista di Kharkiv” e che l’offensiva nell’oblast ha come obiettivo quello di creare “una fascia di sicurezza” in Ucraina per fermare gli attacchi sulla regione russa di Belgorod.
L’iniziativa si scontra con le elezioni europee di giugno e le presidenziali americane di novembre che preoccupano le cancellerie occidentali: il dossier ucraino, sebbene non prioritario nei sondaggi, potrebbe creare problemi per i governi che hanno sostenuto Kiev incondizionatamente dopo due anni di guerra per ottenere una vittoria totale sul campo. Da segnalare inoltre che i principali partiti del vecchio continente usano il conflitto ucraino per promuovere una spesa congiunta in difesa, tutta a vantaggio del complesso militare industriale, certamente molto più incline a prospettare un conflitto sempre più lungo e sanguinoso fino all’ultimo ucraino.

Foto © Imagoeconomica

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