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Uno scrosciare di applausi ha accompagnato il discorso avvenuto ieri in videoconferenza a Montecitorio del premier ucraino Volodymyr Zelensky.
Un solenne intervento durato 12 minuti, nel quale ha evocato i più foschi scenari per l’Europa, ora minacciata da un nemico senz’anima rappresentato da Vladimir Putin, ora protagonista di una propagandistica visione dualistica dell’eterna lotta tra il bene ed il male.
Immaginate Genova completamente rasa al suolo”, ha evocato Zelensky cercando di toccare le corde dell’immaginario comune degli italiani.
Il riferimento è rivolto alla città di Mariupol, ormai quasi completamente rasa al suolo dal conflitto. “Queste azioni in Europa sono state compiute solo dai nazisti. Bisogna fare di tutto per fermare questa guerra, organizzata da una sola persona”, ha continuato Zelensky che in seguito, nel suo appello più politico, ha posto l’accento su quelli che a suo dire sono i veri obiettivi di Putin: “Non è l’Ucraina, ma l’Europa: è avere il controllo della vostra politica, dei vostri valori. L’Ucraina è solo il cancello per l’esercito russo per entrare in Europa”.
Tutti possiamo certamente concordare con il presidente ucraino nel denunciare i feroci attacchi dell’esercito russo contro il paese che giorno dopo giorno vanno ad inasprire il drammatico bilancio delle vittime, ma altrettanto energeticamente dobbiamo denunciare l’ipocrisia criminale, bugiarda, propagandistica dell’ex comico Zelensky che continua ad usare questa tragedia per chiedere nuovi armamenti e andare ad inasprire un conflitto che oltre a peggiorare il bilancio delle vittime nel paese potrebbe portare alla terza guerra mondiale nucleare.
Recentemente Zelensky ha fatto richiesta di armamenti pesanti a Canada e Stati Uniti.
Il portavoce del Pentagono John Kirby ha affermato ieri che Washington sta avendo "discussioni in corso" con alleati e partner per fornire all'Ucraina "capacità di difesa aerea a lungo raggio" con strumenti "che sappiamo saranno in grado di usare". In particolare si è paventata la fornitura di sistemi sovietici come jet da combattimento Mig e sistemi missilistici terra-aria S-300.
Secondo il Wall Street Journal, che cita funzionari anonimi statunitensi, gli Stati Uniti starebbero addirittura già inviando sistema di difesa aerea che includono l'SA-8, noto anche come 9K33 OSA, un sistema missilistico terra-aria mobile sviluppato dall'Unione Sovietica negli anni '60.
Un’eventualità che stando alle parole del rappresentante del ministro degli esteri russo, Maria Zakharova, creerà “problemi diretti” agli stessi paesi che oltre alle armi, forniranno mercenari.
Impossibile ed illegale, la Russia non lo permetterà”. Così aveva ammonito pochi giorni fa il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov commentando la possibilità di trasferimento di sistemi missilistici di difesa aerea da altri paesi all’Ucraina.
Quando il premier Zelensky parla di nazismo che avanza tra le città in rovina, dovrebbe guardare prima di tutto tra le file delle sue truppe che ambisce ad armare pesantemente: l’esercito ucraino, a seguito del golpe finanziato dagli Stati Uniti nel febbraio 2014, ha inglobato nelle sue forze armate gruppi di ispirazione neonazista come il battaglione Azov, fautori di crimini efferati contro la popolazione russa, riconosciuti da agenzie internazionali come Amnesty International.
Slava Ukraïni! Herojam slava! Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!” È il motto di questi gruppi militari che si ispirano senza nasconderlo nientemeno che Stepan Bandera, nazista ucraino collaborazionista dei nazisti tedeschi, che durante la seconda guerra mondiale fece uccidere polacchi ed ebrei a decine di migliaia.
Nel 2015 il regime “democratico” di Kiev aveva abolito la festa del 9 maggio che celebrava la sconfitta del nazismo come ricorrenza patriottica nazionale, sostituendola con il compleanno di Bandera.
Come dimenticare la strage di Odessa del 2 maggio 2014, quando decine di russi furono massacrati e bruciati vivi nella casa dei sindacati ad opera dei militanti neonazisti di Settore Destro, la cui presenza nel luogo è stata testimoniata anche da un lungo rapporto delle Nazioni Unite.


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Nel 2018 l’Associated Press ha avuto l’opportunità di visitare i campi estivi per ragazzi finanziati dal Ministero della Gioventù per "l'educazione patriottica nazionale". In questi luoghi ora dimenticati dalla stampa occidentale bambini dagli 8 anni in su venivano educati all'ideologia nazionalista, con l’uso delle armi, accompagnate a sentimenti di razzismo, odio contro i russi, xenofobia, omofobia e tutto ciò che teoricamente la nostra civiltà dovrebbe rigettare.
"Non puntiamo mai le pistole contro le persone… Ma non contiamo separatisti, omini verdi, occupanti di Mosca, quindi possiamo e dobbiamo mirare a loro", affermava uno dei direttori di questi campi Yuri Chornota.
A queste ideologie l’occidente ha offerto sostegno nella guerra dell’esercito ucraino contro le autoproclamate repubbliche a maggioranza russa di Donetsk e Luhansk: 13.000 morti in 8 anni di guerra, 2,5 miliardi di dollari in aiuti militari forniti dagli Stati Uniti.
Nel pacchetto di aiuti, stando al rapporto intitolato “Far-Right Group Made Its Home in Ukraine’s Major Western Military Training Hub”, pubblicato dall'Istituto per gli studi europei, russi ed eurasiatici della George Washington University, era compreso l’addestramento di membri del battaglione Azov da parte di truppe canadesi all'interno dell'Accademia nazionale dell'esercito ucraino (NAA).
Dovremmo forse riflettere e riguardarci un momento dal cadere nella rappresentazione dualistica bene/male, buoni/cattivi per la quale si stanno immolando i comici della politica e dei principali organi di informazione. “Se uccidere il tiranno è l'unica via d'uscita”, titolava ieri La Stampa, riproponendo la dottrina del nuovo Hitler con il quale non si può scendere più a compromessi a costo della distruzione del genere umano e dell’intero pianeta.
Quando Zelensky descrive i veri obiettivi di Putin in questa guerra, viene da chiedersi perché non ha mai appoggiato le richieste russe che chiedevano il rispetto del cessate il fuoco in Donbass. Avrebbe potuto anche menzionare le trattative russe sulla sicurezza, proposte a dicembre dello scorso anno, che chiedevano agli Stati Uniti, tra i punti principali, la non ulteriore espansione della Nato ad est (in Ucraina e Georgia) e un arretramento reciproco delle infrastrutture militari alle posizioni del 1997, al fine di garantire mantenimento della pace in Europa. Proposte risolutamente rispedite al mittente.
Nel suo discorso di ieri Zelensy avrebbe dovuto fare mea culpa e ricordare anche come, mentre il conflitto contro il Donbass si era intensificato a partire dal 17 febbraio e l’Ucraina, stando ai rapporti dell’Ocse già colpiva infrastrutture civili nella città di Donetsk, era intenzionato a ridiscutere lo status non nucleare del paese e annunciato di convocare i partecipanti al Memorandum sulla sicurezza di Budapest per i negoziati.
In queste giornate folli e apocalittiche in cui siamo immersi in una propaganda a senso unico, il mea culpa della leadership di Kiev e di quell’occidente che ha usato l’Ucraina come pugnale per colpire la Russia, non può certo essere visto come l’alibi per giustificare l’attacco di Putin, bensì la base per un ritorno al dialogo ed a trattative di pace che ci facciano uscire da un abisso senza fine.

Foto © Imagoeconomica

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