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Gli investigatori erano riusciti a intercettare nel 2012 gli incontri con il mafioso che si era impegnato per fargli ottenere voti

Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta della procura di Palermo nella quale è finito in manette l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia Mimmo Russo. Il reato contestato al politico è di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. Le sue condotte avevano catturato le attenzioni degli investigatori da anni.
Il 10 novembre 2012, i carabinieri del nucleo Investigativo che seguivano Sandro Diele videro il boss dello Zen fermarsi davanti a un bar di viale Strasburgo e si sedette a un tavolo dove c’erano altre persone. Tra queste c’era Mimmo Russo. Qualche minuto più tardi il boss e il politico si appartarono in direzione di viale Francia, iniziando a discutere in modo riservato. Il colloquio verrà immortalato dalle macchine fotografiche dei carabinieri. Sempre quel giorno i carabinieri - grazie a che erano riusciti a piazzare una cimice sotto a un tavolino - avevano intercettato i dialoghi dei due in un bar che era diventato “l’ufficio” di Sandro Diele.
È vero che sei arrabbiato? - disse il boss Russo che aveva appena perso la corsa a Palazzo dei Normanni - Non te la puoi prendere pure con me, giusto? Io ho lavorato con mio cognato sino alla sera con il motorino… corri, piglia, afferra”. Il mafioso gli ricordava di essersi speso per favorirlo alle elezioni.
Cinque giorni dopo, un altro dialogo. “Ho organizzato i miei picciotti - rivendicava ancora Diele - tu fai così, tu fai colì”. Però rimproverava a Mimmo Russo di non avere investito abbastanza nella campagna elettorale: “Volevano 3000 euro a Partanna e di questi 3000 gliene hai fatti dare 500”. “Io me ne sono andato a compimento perché era giusto che andassi a compimento. E non pensare che allo Zen hai preso i voti per i tuoi Pip”. Mimmo Russo era arrabbiato per la sconfitta elettorale: “Non me ne fotte niente”. Diele insisteva: “Perché vedi che i tuoi Pip sono quattro fanghi”.
Questa mole di prove ai danni di Russo venne raccolta in un rapporto presentato dai carabinieri alla procura. Ma si ritenne che non fossero sufficienti per un processo e così questa mole di carte, incluse le foto del boss e del politico insieme, finirono per anni nel cassetto. Verranno riesumate anni dopo come elementi aggiuntivi a carico di Russo nell’inchiesta della procura di Palermo oggi guidata da Maurizio de Lucia.
Tutti allegati all’atto d’accusa della procura inviato al tribunale del riesame, che ora dovrà occuparsi del caso, su richiesta di Mimmo Russo.

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