Per il gip, l’ex consigliere FDI era anche una sponda affaristica dei faccendieri massoni
Mimmo Russo "ha manifestato un profondo radicamento nel contesto politico-amministrativo palermitano e di possedere, in tale ambiente, per effetto della carica di consigliere comunale, ricoperta per lustri e spregiudicatamente strumentalizzata a tutela di interessi privati, un reticolo di (non recise) relazioni così articolati da rendere certamente concreti e ancora attuale, ad onta della mancata rielezione, il rischio di reiterazione di condotte delittuose della medesima specie, anche in ragione degli altrettanto radicati e mai recisi rapporti che lo stesso ha dimostrato di intrattenere con varie articolazione mafiose della città". È il quadro emerso dall'ordinanza di custodia cautelare del gip di Palermo Walter Turturici nei confronti dell’ex consigliere comunale di FdI arrestato ieri dai Carabinieri per concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio.
L’operazione ha portato alla luce un comitato di interessi nel capoluogo, formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi, per la realizzazione di centri commerciali e - secondo l'accusa - il controllo di attività come l'ippodromo. Il tutto, secondo il gip, stipulando patti elettorali con i boss, per ottenere voti in cambio di posti di lavoro.
Agli arresti domiciliari, invece, Gregorio Marchese, esponente della famiglia mafiosa di Corso dei Mille che avrebbe fatto da tramite con gli Andò: Salvatore, Giuseppe e Achille (anche lui ai domiciliari). Ovvero gli imprenditori che avevano realizzato il centro commerciale Forum a Brancaccio e che avevano interessi nell'ippodromo di Palermo e intendevano realizzare un altro centro commerciale a Roccella.
Nell’ordinanza si legge che “le entrature della famiglia Andò derivano verosimilmente anche dal fatto che Andò Achille è iscritto alla loggia massonica Grande Oriente d’Italia. Egli manteneva rapporti con esponenti di rilievo della loggia, a livello sia locale che nazionale. Nel corso delle intercettazioni è ad esempio emerso che Andò si è recato in più occasioni presso la sede palermitana della loggia, sita in Palermo Piazzetta P. Speciale n. 9″.
Un volto popolare
"La particolarità del metodo usato da Russo consiste nel fatto che i posti di lavoro venivano promessi in particolare a soggetti di interesse della criminalità organizzata, che così veniva ulteriormente coinvolta nella realizzazione del progetto”, scrive Turturici. Oltre al centro commerciale da realizzare a Roccella da parte delle società Building Plot srl e Building Plot II srl, “Russo ingeriva costantemente con la Sipet srl che - si legge nella misura - aveva aveva preso in gestione l'ippodromo di Palermo". Inoltre - sempre secondo l'accusa accolta dal gip - "nel corso della campagna elettorale del 2022 Russo è stato costantemente aiutato nel procacciamento di voti da Gregorio Marchese, figlio di Filippo Marchese detto il 'milinciana' (melanzana, ndr), uno dei killer più spietati della guerra di mafia della famiglia mafiosa di corso dei Mille a Palermo. Marchese si è comportato come costola di Russo attivandosi per promettere assunzioni sia presso l'ippodromo che presso il futuro centro commerciale, in cambio di voti". Ma non solo: Russo - sempre durante la campagna elettorale del 2022 - avrebbe "patrocinato" l'assunzione come cassiera di una donna, amante di un soggetto detenuto e ritenuto ai vertici del mandamento mafioso di Brancaccio.
Io sono di Corso dei Mille!
Dalle intercettazioni a carico di Gregorio Marchese è emerso che più volte Marchese si sarebbe avvalso della propria estrazione mafiosa per dare forza alle proprie argomentazioni, o addirittura per costringere alcuni professionisti a rinunciare ai propri compensi. In una conversazione avvenuta il 13 novembre 2021 Marchese, parlando di politica con un uomo non meglio identificato, gli raccontava che la sera precedente aveva avuto una discussione con due deputati, una nazionale e uno europeo, ai quali aveva ostentato, in termini molto duri ed aggressivi, la sua appartenenza a “corso dei mille!”. "Nel dettaglio, Marchese e Russo - scrive il gip - avevano incontrato i due politici per iniziare a stilare una lista di candidature del partito di riferimento per le successive elezioni comunali e Mimmo Russo era stato inserito in ottava posizione”. Questa collocazione aveva mandato Marchese su tutte le furie tanto che aveva insultato pesantemente i due deputati: "Me la potete solo sucare... perché tu tu sei deputato nazionale ... tu sei deputato europeo... e io sono del corso dei mille ... te la metto in cu... politici: ascolta a me gli ho detto: ‘Mi potete fare solo pom... perché tu l'unica cosa che puoi fare bene sai qual è? Quello di andare a fare tessere ... io l'unica cosa che faccio bene ... quello che io faccio posti di lavoro insieme a Mimmo...". Marchese avrebbe continuato vantando quindi di aver in ballo due progetti attraverso cui avrebbe fatto arrivare migliaia di voti a Mimmo Russo (si tratta delle promesse di assunzioni all'Ippodromo ed al centro commerciale di Roccella, da barattare in cambio di voti).
La politica e il vezzo dei patti con i mafiosi
Le indagini hanno pienamente confermato le tante dichiarazioni che, nel corso degli anni, numerosi collaboratori di giustizia hanno rilasciato su Mimmo Russo, “convergenti sulla circostanza che egli sia da sempre stato vicino a Cosa nostra palermitana”. Tutti i collaboratori di giustizia hanno riferito che fin dagli anni '90, Russo, “re” dei precari di Palermo, in occasione delle campagne elettorali, è solito stringere patti con esponenti mafiosi di vertice delle varie famiglie sparse sul territorio palermitano. "In base a questi patti - si legge nel provvedimento del gip - Russo si fa promettere voti da soggetti mafiosi, in cambio dei quali offre i propri servigi di pubblico ufficiale consistenti nel procacciare posti di lavoro a mafiosi e loro familiari all'interno di cooperative finanziate con denaro pubblico, oppure nel far pervenire finanziamenti pubblici in occasione dello svolgimento di feste rionali". In altre occasioni, Russo ha "comprato" i voti consegnando a soggetti mafiosi somme di denaro, beni alimentari e buoni benzina, da distribuire tra gli elettori dei rispettivi quartieri. Inoltre, dalle indagini è emerso che Russo ha occultamente gestito le assunzioni nella Social Trinacria Onlus, associazione finanziata con fondi regionali, assicurando salari a personaggi anche di vertice di Cosa nostra, in cambio del loro appoggio politico-elettorale. Mentre, in epoca più recente, "la permanente vicinanza tra Russo e il contesto criminale della città emerge da vicende che lo hanno coinvolto in qualità di esponente politico e candidato alle elezioni 2022: egli ha costantemente promesso posti di lavoro a soggetti vicini ad ambienti mafiosi in cambio di voti".
Mimmo “era uno di famiglia”
L’ex consigliere comunale di Palermo "era uno di famiglia”, ha raccontato ai magistrati della Dda il collaboratore di giustizia Antonino Siragusa. "Il politico ha storicamente offerto denaro alla famiglia mafiosa del Borgo Vecchio per assicurarsi i voti del quartiere", dice il gip nell'ordinanza. "Fino al 2000 l'interlocutore di Russo è stato Francesco Paolo Romano, quando era capofamiglia del Borgo Vecchio, gli faceva avere dei soldi a seconda di chi si doveva portare nelle votazioni (candidare ndr)".
Il collaboratore di giustizia Filippo Bisconti, invece, ai pm ha detto che l’ex boss mafioso e poli collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè, "mi diceva sempre che in tutti gli ambienti mafiosi, in tutte le zone, specie in quelle popolari, tipo a Ballarò, tipo al Capo, Vucciria, in queste zona, all'Arenella o Acquasanta, in tutte le zone più popolati c'è qualcuno sempre che fa riferimento ai politici per le campagne elettorali".
Mentre Francesco Chiarello, anche lui collaboratore di giustizia, ha raccontato ai magistrati che Russo "pretendeva il pagamento di 10 euro al mese a testa a titolo di spese sindacali" dai 3.000 lavoratori ex Pip "di cui si occupava". Le dichiarazioni sono state inserite nella misura cautelare firmata dal gip di Palermo.
Foto © Imagoeconomica
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