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Le testimonianze nella Giornata internazionale del perdono che “libera, guarisce, realizza”

“Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso. Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso.

Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo. Anche se sarà pesante come sollevare il mondo.

E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte. E ti basta solo un passo per andare oltre”. La voce di Simone Cristicchi accarezza le note di “Abbi cura di me” che scivolano via dalla sua chitarra ed entrano nell’anima. E’ sul palco nel giardino del mandorlo del Monastero San Magno di Fondi (Lt). Ed è la guest star al concerto di Amara, con cui tra l’altro condivide il tour “Concerto mistico per Franco Battiato”. Amara, chiamata a ragione la “cantautrice dell’anima”, è anche autrice di testi di successo tra cui “Che sia benedetta” e “Il peso del coraggio” (entrambe cantate da Fiorella Mannoia). Lo splendido concerto di Amara conclude quindi la prima parte della 9a edizione della Giornata internazionale del perdono. Il titolo che spicca quest’anno è alquanto rappresentativo: “L’unica via di uscita. Libera, guarisce, realizza”.

E’ una due giorni particolarmente intensa, quella organizzata dalla “My Life Design ODV” di Daniel Lumera. Che, da biologo naturalista, scrittore, nonché docente e riferimento internazionale nelle scienze del benessere, ha una visione del mondo per alcuni probabilmente utopistica. Ma come diceva il grande scrittore uruguayano Eduardo Galeano: “L’utopia è all’orizzonte. Faccio due passi, lei si allontana di due passi. Cammino dieci passi e l’orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini non la raggiungerò mai. Allora a cosa serve l’utopia? A questo, serve a camminare”. E in un pianeta sempre più messo a ferro e fuoco, l’utopia di un mondo giusto, gentile, appare spesso come un miraggio nel deserto. Ma quel miraggio è destinato a diventare carne e sangue attraverso tutti coloro che in questi due giorni si sono resi strumento di testimonianze autentiche, quelle capaci di scuotere le fondamenta delle proprie credenze.


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Simone Cristicchi e Amara

Le voci di dentro

Una dopo l’altra si intervallano voci autorevoli di chi è testimone del potere liberatorio del perdono.

Candida Di Bonaventura di “My Life Design ODV” chiede a don Francesco Fiorillo, custode e responsabile della Fraternità Monastero San Magno, e a Daniel Lumera se di fronte agli scenari apocalittici mondiali non ritengano sia un errore pensare al perdono come l’unica via d’uscita.  Ad aprire le danze ci pensa il vulcanico don Francesco, che ammette: “Certamente ci stiamo sbagliando, ma sbagliare è l’unica possibilità che abbiamo per riprendere il giusto cammino”. Dal canto suo Lumera risponde alla moderatrice puntando sull’importanza del “vivere il perdono”, al di là degli scenari sconfortanti a livello globale, soprattutto perché “una trasformazione non solo è possibile, ma è doverosa”.

La responsabile del settore educazione della “My Life Design ODV”, Valeria Pompili, introduce di seguito un dialogo appassionato con l’ex consigliere regionale della Val d’Aosta Marco Sorbara, assieme alla referente della Sicilia Francesca Maccadino. “La speranza e la fiducia nella vita dopo tristezza, rabbia e resilienza”, è il titolo del panel. Ex assessore comunale di Aosta, Sorbara viene arrestato ingiustamente nel 2019. Per lui trascorrono così 909 giorni di custodia cautelare, 214 giorni in carcere, di cui 45 in isolamento, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver agevolato la ‘nrina locale. Condannato a 10 anni in primo grado, viene assolto in Appello e in Cassazione con formula piena. Un clamoroso errore giudiziario. Ma il messaggio di Marco Sorbara non è quello di un uomo rancoroso, è piuttosto quello di chi ha saputo trasformare la rabbia, il dolore e la frustrazione in perdono autentico e fiducia nella vita. Un messaggio che giunge attraverso un collegamento streaming (in quanto bloccato a casa per un recente infortunio), ma che arriva ugualmente potente anche a quella delegazione di studenti dell’istituto “Pacifici e De Magistris” di Sezze (Lt) presenti in sala assieme ad alcune docenti. Studenti che, dopo aver aderito ad un contest sul perdono - con tanto di realizzazione di un cortometraggio chiamato “Non è mai tardi per ricominciare”, centrato su esperienze reali dei propri coetanei attraverso il perdono - sono stati chiamati come “ambasciatori del perdono” (un’onorificenza che anche quest’anno è stata conferita ad alcuni partecipanti alla Giornata del Perdono). Chi meglio di loro può raccogliere e fare proprio il messaggio di un uomo come Marco Sorbara? Che, come recita la sua bio, ha saputo trasformare l’errore giudiziario a suo carico “in un’occasione di evoluzione e ulteriore impegno sociale”. Di fatto Sorbara è attualmente coordinatore del comitato della Fondazione Sapientia Mundi Onlus in materia di prevenzione e contrasto a bullismo, cyber bullismo, violenza di genere e disagio giovanile. Un ulteriore riscatto nella sua vita.


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Daniel Lumera

Il perdono dal carcere

E’ il momento delle voci di chi ha commesso crimini terribili. Persone che, dopo aver scontato buona parte della pena detentiva e che ancora gli resta, hanno intrapreso un lungo percorso per chiedere perdono ai familiari delle vittime che loro stessi hanno generato. Nelle parole e nell’emozione rotta di questi detenuti in permesso speciale provenienti dal carcere di Opera c’è tutto un mondo. Che ruota attorno alla difficoltà estrema di perdonare se stessi e di farsi perdonare. 
La referente dell’area giustizia della “My Life Design ODV”, Cristina Franchini, assieme al direttore del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica di Milano, Camillo Regalia e al titolare della cattedra di Filosofia all'Università Federico II di Napoli, Giuseppe Ferraro, li accompagnano per mano in un dialogo interrotto spesso dal loro dolore, sempre più difficile da arginare. Prima ancora è Candida Di Bonaventura a ricordare che la loro presenza era stata programmata lo scorso anno, ma che per un guasto al loro treno (con tanto di 5 ore di ritardo) quel viaggio era diventato un’odissea e il loro incontro alla Giornata del perdono era saltato.
Quell’odissea è racchiusa oggi in un libro a cura di Cristina Franchini dal titolo “Opera - San Magno: solo ritorno” dove sono narrate le vicissitudini di quel viaggio da incubo. Ma vi sono anche i pensieri, le paure, il dolore, la speranza di questi uomini e soprattutto la loro richiesta di perdono per aver causato tanto dolore. Sono anche riportate le parole di Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, contenute nel suo libro “La crepa e la luce”. Uno di questi detenuti scrive di ritrovarsi in una frase di questa donna: “il perdono è come un ponte, c’è chi lo percorre partendo da una parte, chi dall’altra, a metà strada ci si incontra e ci si riconosce”.

Nel libro ritroviamo anche la testimonianza di Lucia Di Mauro, vedova della guardia giurata Gaetano Montanino, ucciso nel 2009 durante una rapina. Da anni Lucia ha “adottato” la famiglia del killer di suo marito, Antonio, all’epoca minorenne, e continua a dedicare la propria vita a supportare tanti adolescenti come lui che incontra nel carcere di Nisida (Na) e in altri istituti. Ma nel libro ci sono anche le parole di perdono e speranza di Emanuela Sannino, la figlia di Palma Scamardella, 35 anni, che aveva partorito da poco, uccisa nel ‘94 a Napoli da un proiettile destinato a un camorrista della zona.


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Yolande Mukagasana

Dopo alcune difficoltà per riuscire a collegarsi in videochiamata, la voce di Yolande Mukagasana arriva chiara e forte, per poi essere filtrata dall’interprete presente in sala. Le parole di questa scrittrice ruandese, sopravvissuta al genocidio del 1994 contro i tutsi, non tradiscono il suo dolore indicibile dopo che gli hutu le hanno ucciso i tre figli, il marito, e tutta la sua famiglia di origine. Nascosta per diversi giorni in cucina sotto l’acquaio, a casa di una vicina hutu che lei stessa aveva salvato quando faceva l’infermiera, riesce a sopravvivere all’orrore e a scappare in un altro paese. Poi, però, dopo alcuni anni decide di tornare per cercare di ricucire quella ferita. E lo fa incontrando i sopravvissuti, ma anche i carnefici, in un percorso tortuoso nel quale il perdono è il suo punto di riferimento per gettare le basi di una nuova vita per lei e per il suo paese. E proprio grazie alla sua testimonianza di perdono e impegno sociale riceve numerose onorificenze, tra cui la candidatura al Nobel per la Pace e la “Menzione onorevole Unesco Educazione alla pace”. Da diversi anni la fondazione che porta il suo nome promuove una cultura di prevenzione dell’odio razziale e del genocidio. La strada per una effettiva pacificazione del popolo del suo paese è ancora lunga, ma Yolande continua a sperare.


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Agnese Moro

Figlia dello statista assassinato dalle Br, Agnese Moro, risponde pacatamente alle domande di Candida Di Bonaventura. Ma è una forza sovrumana quella che emerge. Che passa attraverso la sua scelta di perdonare. Un perdono che la libera dai “fantasmi” dei responsabili della strage di via Fani e dell’omicidio di un padre tanto amato. Responsabili che, oltre i terroristi, ritroviamo anche tra “quei buoni” che hanno chinato la testa durante le fasi più delicate del rapimento Moro scegliendo di non intervenire, “che avevano altri interessi…”, e sono “in parte brave persone, persone perbene...”. Come Benigno Zaccagnini da lei ritenuto “una brava persona, una persona perbene… che però ha piegato la testa al male”. Il ricordo del ruolo di Zaccagnini passa tra le sue parole senza alcuna ombra di rancore. C’è solo la piena  consapevolezza che “il male” riesce a manifestarsi quando “il bene” glielo permette. E poi ancora il racconto dell’incontro con Franco Bonisoli, ex brigatista, che ha partecipato al rapimento del padre.

E’ un percorso a ostacoli, quello di Agnese Moro verso un perdono capace di liberarla. “Non si ripara l’irreparabile – spiega di seguito affrontando il tema della giustizia riparativa – ma abbiamo attraversato insieme i nostri inferni, io e i miei amici improbabili”. Ma “qualcuno quell’irreparabile l’ha voluto…”. “Ogni perdita è irreparabile, nessuno torna indietro. Ma quando qualcuno l’ha voluto, il modo con cui tu vivi quella perdita si affolla di tante cose… e non è ‘solo’ la mancanza di una persona importante, ma sono anche sentimenti come la rabbia, l’odio, il rancore, il disgusto, l’orrore, e anche il senso di colpa...”. E da quella voragine che rischia di inghiottirla per sempre la figlia dello statista decide invece di invertire la rotta: attraverso il perdono. Che non significa in alcun modo dimenticare, o sminuire, l’orrore che è stato commesso.


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Bill Niada

Dignità, determinazione, ma anche un dolore incommensurabile trasformato in amore per gli altri. “Perché è quello che mi ha lasciato da fare mia figlia, Clementina. Questa è la testimonianza di Bill Niada, un imprenditore milanese. Che ha saputo riscattare la tragedia della perdita di una figlia di appena 11 anni per un neuroblastoma, dopo aver trascorso i suoi ultimi 7 anni negli ospedali di tutto il mondo alla ricerca di una cura. Bill Niada ha quindi realizzato ciò che Clementina aveva pensato creando la “Fondazione Magica Cleme Onlus”. Che promuove iniziative ludiche e di intrattenimento, tra cui viaggi e gite, per famiglie con figli malati. Successivamente ha anche realizzato la “Fondazione B.Live Ets” attorno alla quale gravitano circa 200 ragazzi (prevalentemente tra i 18 e 30 anni) affetti da gravi patologie croniche, che provengono da diversi ospedali del territorio, e che vengono coinvolti in servizi alle aziende. Così facendo ha preso forma il mensile “il Bullone” e la Fondazione all’interno della quale si sviluppano numerose attività. Tra queste, ci sono servizi di giornalismo sociale che i ragazzi e le ragazze svolgono per conto di aziende.

Quest’uomo non lo dice apertamente, ma dal suo racconto si intuisce come sia riuscito a perdonare chi – anche nell’ambito medico – lo ha potuto ferire a colpi di insensibilità durante la sua spasmodica ricerca di una cura per sua figlia. E allora il suo è un perdono vivificante, che si traduce subito in azioni concrete. “Io mi ritengo un uomo fortunato”, conclude, lasciando dietro di sé una immensa lezione di vita. Partono le immagini del video “Nuvole di ossigeno”, realizzato da alcuni ragazzi malati di tumore assieme a Faso, il bassista di Elio e le storie tese. Alcuni di quei ragazzi e ragazze oggi non ci sono più, Bill Niada li osserva in silenzio, il loro messaggio resta, ed è forte e potente.


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Chiusura o apertura?

Al termine della due giorni è il tempo di tirare le conclusioni. Ma il primo a non voler parlare di “chiusura” è don Francesco Fiorillo. Che sprona i presenti a viverlo come un inizio, un’apertura. “Tra il dire e il fare c’è il cominciare”, spiega don Francesco. Che insiste sull’importanza di fare una scelta, di prendere una decisione e prendersi un impegno concreto a favore della vita e “contagiare” con il proprio esempio e la propria coerenza qualcun altro, perché “il perdono è questo donare continuo”. “Andate a disturbare quelli che hanno scelto la tiepidezza, o che hanno scelto la strategia dell’odio o della paura”. “L’unica strada possibile è il perdono e la cosa più dirompente è dire che c’è una nuova umanità, che significa rimanere fedeli a se stessi, avere radici profonde sulla propria scelta, ma allargare il più possibile i rami. Non è più il tempo di delegare agli altri, mi devo impegnare io, insieme a qualcun altro. Amare è un rischio, non è mai una certezza”. “Ricordatevi che Dio i tiepidi li vomiterà dalla bocca”, insiste. Un’ultima stoccata al mainstream che attraverso la censura di simili iniziative “porta avanti una disinformazione”, con la consapevolezza però che “le persone sono più potenti” delle tv, dei giornali o di Internet. Dal canto suo Daniel Lumera rimarca la forza del “noi” sottolineando l’importanza della condivisione dell’amore, quanto del dolore, così da illuminare anche l’oscurità più opprimente. “E questo sarà impossibile a qualsiasi intelligenza artificiale”, specifica, per poi concludere con un appello a continuare nonostante tutto a “essere vita”, perché “l’amore ti permette di sentire il dolore di un detenuto, di un morente, di un figlio perduto, di sentire in quel dolore la radice di quell’amore”.

FOTO tratte da Fraternità Monastero San Magno

Interventi video:

Mattina - Giornata Internazionale del Perdono 4 maggio 2024

Video integrale https://www.youtube.com/watch?v=vgiHm_3pCzQ

Inizio al min. 1:18:40 Introduzione Daniel Lumera e don Francesco Fiorillo

Al min 1:40:30 testimonianza di Marco Sorbara e degli studenti dell’istituto Pacifici e De Magistris


Pomeriggio - Giornata Internazionale del Perdono 4 maggio 2024

Video integrale https://www.youtube.com/watch?v=ZMhcy8X8CaM 

Inizio al min. 16:20

“Perdono e giustizia”: Interventi di Camillo Regalia, Giuseppe Ferraro, Marco Sorbara e un gruppo di detenuti del carcere di Opera 


Notte del perdono

Video integrale https://www.youtube.com/watch?v=22ihwzikMnM

Inizio al min.1:01:40

Introduzione al dialogo con Yolande Mukagasana

(dopo i problemi di collegamento, l'intervista inizia al min. 1:18:32)


Giornata Internazionale del Perdono 5 maggio

Video integrale https://www.youtube.com/watch?v=V2Ov1c0SLEc

Al min 1:59:55 intervista ad Agnese Moro

Al min 2:41:34 intervista a Bill Niada

Al min 3:36:13 Conclusione di Don Francesco Fiorillo e Daniel Lumera

PDF Scarica il programma completo della Giornata del Perdono
  

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