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La riforma del Premierato potrebbe cadere prima delle prossime elezioni politiche del 2027.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha, in sintesi, accolto il ricorso presentato tra gli altri dall’ex segretario dei Radicali Mario Staderini con il quale si solleva una violazioni dei diritti degli elettori italiani in relazione alle modifiche apportate al sistema elettorale, culminate nelle elezioni politiche del settembre 2022. In particolare nel ricorso di critica il sistema elettorale del Rosatellum, contestando un contrasto con l'articolo 56 della Costituzione.

Se la CEDU arriverà a condannare la legge 3 novembre 2017, n. 165 (il Rosatellum appunto) il governo di Giorgia Meloni dovrà riscrivere la legge elettorale poiché, secondo i ricorrenti, limiterebbe la libertà di scelta degli elettori, con riferimento all’impossibilità del voto disgiunto, cioé il poter esprimere due voti, uno per la scelta del partito, l'altro per la scelta del candidato.

Come questo avrà ricadute sul Premierato?

Se la Corte censurerà il Rosatellum per aver impedito il voto disgiunto, anche quella scelta sul premierato risulterà viziata e andrà modificata.

Inoltre per modificare la legge elettorale occorrerà del tempo e una modifica approvata nei 12 mesi che precedono le elezioni del 2027 sarebbe inapplicabile. Stesso discorso vale per la riforma del Premierato che dovrebbe chiudersi nel 2026.

Inoltre la riforma elettorale proposta dal governo Meloni prevede il voto congiunto per il rinnovo della Camera e l’indicazione del premier che adesso risulta ancora più problematico alla luce delle criticità sollevate dalla CEDU.

Il governo che avrà tempo fino al 29 luglio prossimo per inviare le proprie memorie difensive, a cui seguiranno le contromemorie dei ricorrenti e infine la sentenza.

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