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"Le organizzazioni mafiose si sono dimostrate capaci di una 'metamorfosi evolutiva' affiancando ai reati tradizionali nuovi business. Ingenti frodi fiscali, specie nel settore dell'imposta sul valore aggiunto, delle accise e dei crediti d'imposta, attraverso il ricorso al sistema delle false fatturazioni, gestito grazie al controllo di articolate reti di società cartiere e di comodo situate in Italia e all'estero". Ad affermarlo, al Sole 24 Ore, il direttore della Dia Michele Carbone. "Quindi - aggiunge - come emerge anche da intercettazioni di procedimenti pregressi, per le mafie l'F24 è il nuovo kalashnikov". "Da qualche tempo ormai le fatture per operazioni inesistenti sono il nuovo oro - prosegue - merce assai ricercata e 'trafficata' per i benefici che può determinare sia per le aziende direttamente gestite o funzionali agli interessi mafiosi ma anche per quegli imprenditori senza scrupoli, disposti ad avvalersi di queste remunerative piattaforme di 'servizi fiscali' illeciti offerti dalle cosche". Il modello del 'pizzo' "è ora molto più complesso e ha portato alla nascita delle imprese 'a partecipazione mafiosa' o alla creazione di vere joint-ventures tra imprese legali e imprese della mafia. Il caso più classico è rappresentato dalla trasformazione della figura dell'imprenditore 'estorto' a quella dell'imprenditore colluso, che si rivolge all'organizzazione per rivendicare un minimo di spazio negoziale o per richiedere favori o appoggi di varia natura, ulteriori rispetto alla mera protezione passiva". "I clan - afferma ancora - hanno altresì dimostrato di poter reclutare comodamente frotte di 'fiduciari' e 'teste di legno'. Questa rete relazionale li favorisce poi nel reclutamento di professionisti compiacenti chiamati ad asseverare falsamente, con imponenti cessioni dei crediti d'imposta fittizi derivanti da bonus edilizi, i requisiti tecnici dei progetti di intervento, la loro effettiva realizzazione e la congruità delle spese".

Fonte: Ansa 

Foto © Imagoeconomica

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