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La vergognosa propaganda di guerra filoamericana dei mass media italiani

A scanso di equivoci lo diciamo subito: siamo contro la guerra senza se e senza ma! Le bombe che la Russia del Presidente Vladimir Putin lancia sui civili non sono altro che crimini di guerra.
Da liberi cittadini pensanti, però, l'analisi che va fatta su questo nuovo conflitto scoppiato in Europa non può essere quella raccontata dai giornaloni. O forse dovremmo chiamarli giornali di propaganda?
Perché è sul fronte dell'analisi critica che il nostro Paese sta sprofondando in un tempo che appare peggiore del ventennio fascista.
E ciò avviene mentre si punta il dito contro Putin per la sua propaganda di regime fatta di repressioni continue contro la stampa libera.
E' giusto denunciare quando ciò avviene, ma prima di farlo, forse, si dovrebbe avere il coraggio di guardarsi allo specchio.
Tenuto conto della crisi profonda e drammatica che ci sta spingendo verso il baratro di una terza guerra mondiale (è notizia di questi ultimi giorni che anche il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato il Paese a “prepararsi per una guerra ad alta intensità”), è tanto inquietante quanto nefasta la propaganda di guerra che si sta perpetrando nel nostro Paese, alla faccia dell'articolo 11 della nostra Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”).
E' un atteggiamento fascista quando nelle Università vengono censurati intellettuali come il professor Alessandro Orsini, che con estrema lucidità ha avuto il coraggio di criticare la guerra e le operazioni sbagliate del Presidente “fantoccio” americano, Joe Biden, o dell'Unione Europea che continua nell'invio folle di armamenti, addirittura nascondendoli, qua e là, tra gli aiuti umanitari alla popolazione ucraina.
Così Orsini, in questa propaganda “goebbelsiana in salsa italiana, spaghetti e mandolino”, è stato criticato, delegittimato e costretto ad umiliarsi in diretta tv dicendo: “non rappresento nessuno, condanno l’invasione della Russia e sono schierato dalla parte dell’Ucraina”. Per poi aggiungere con estrema amarezza: “Penso che quando un professore universitario, prima di parlare, deve fare tutte queste premesse non penso che sia un bel clima”.
E' proprio così. Non è un bel clima per l'informazione in Italia. Sono pochi i giornali, come Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, che cercando di fare un'informazione a 360° sulla guerra mettono in evidenza anche le gravi azioni del nostro Paese. Anche noi cerchiamo di fare la nostra parte. Così come qualche altro sito di informazione sparso, o blog, fuori dal coro che danno voce a liberi intellettuali. Così come poche sono le trasmissioni televisive che, una tantum, si espongono dando spazio a chi pone in evidenza le contraddizioni di questo conflitto.
Se togliamo qualche puntata di Piazzapulita o Atlantide, dove Andrea Purgatori ha persino trasmessa l'intervista a Putin di Oliver Stone, non si esce mai dalla propaganda.
Certo ci è dispiaciuto vedere il clamoroso scivolone, nel programma di Corrado Formigli, su Giulietto Chiesa, indicato come il "ventriloquo di Putin". Un appellativo che giustamente è stato riifutato dai veri amici dello storico giornalista, come il vignettista Vauro Senesi ("Ho chiamato la redazione di Piazzapulita per chiedere un breve intervento telefonico riguardo la presentazione, a mio parere indegna, dell'analisi risalente a sette anni fa di Giulietto Chiesa sulla situazione in Ucraina. Mi è stato risposto che, per non precisati problemi tecnici, non sarebbe stato possibile mandarla in onda. Quindi da questa sera il sottoscritto toglierà l'imbarazzo al conduttore garantendo che non parteciperà mai più, come ospite, alla sua trasmissione"). Uno scivolone enorme tenuto conto che proprio Giulietto Chiesa era riuscito a prevedere, quasi profeticamente, in maniera precisa e dettagliata gli accadimenti che oggi si stanno verificando, in una guerra generata da Putin in risposta alle continue provocazioni degli Usa e della Nato. 
Tolta questa buccia di banana, nel complesso va comunque riconosciuto a Formigli il merito di aver dato spazio ad altre voci libere e coraggiose come Orsini che in diretta ha potuto affermare: "La mia preoccupazione è l'Europa, perché non sa fare la guerra e non sa fare nemmeno la pace. E questo consegna l'Ucraina alla tragedia. Per fare la pace in primis bisogna smettere di demonizzare l'avversario politico, cioè di rappresentarlo come un animale come ha fatto Di Maio; la seconda cosa è normalizzarlo e l'ultima mossa è umanizzarlo del nemico: non è un porco, ma un essere umano come noi. Queste sono le precondizioni per sedersi al tavolo della pace. Se Putin è un mostro, sicuramente lo siamo anche noi. E posso fornire prove documentate: Bush scavalcò l'Onu e fece una guerra illegale in Iraq; sempre in Iraq, un gruppo di marines americani ha massacrato 24 civili a sangue freddo, sparando in faccia ad un bambino. Se Putin è un cane schifoso, tra schifosi possiamo intenderci e fare la pace".
Su questi temi le principali reti televisive ed i giornaloni sono “allineati e coperti” alimentando il clima di terrore, senza lo scrupolo di utilizzare anche fake news (in particolare con immagini che nulla hanno a che fare con la guerra in Ucraina) o, peggio ancora indicare all'indice di prescrizione tutti coloro che “osano” andare contro il “pensiero unico”.
Quello stesso sistema che adottava Goebbels, uno dei più importanti gerarchi nazisti, ministro della Propaganda del Terzo Reich, ministro plenipotenziario per la mobilizzazione alla guerra totale e generale della Wehrmacht, la cui propaganda consentì al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori l'ascesa al potere in Germania, nel 1933.
Ma l'informazione oggi è anche peggiore. Perché qui si vuole formare il pensiero unico e unilaterale. Altro che Orwell nel suo celebre libro, “1984”.
L'uniformità di pensiero parte dalla politica, dove siedono allo stesso tavolo uomini aderenti ad un partito fondato da un uomo della mafia (Marcello Dell'Utri) e da un altro che la mafia la pagava (Silvio Berlusconi), assieme ai traditori della Patria del Movimento Cinque Stelle, capitanato da Luigi Di Maio.
E' lui il vero leader sulla carta, in questo momento. Non Giuseppe Conte, sicuramente uomo onesto  ma che non riesce a scavalcare quell'autorità del buffone Beppe Grillo, collega, in quanto ex-comico, del Presidente ucraino Zelensky.
Da ministro degli Esteri Di Maio ha promesso il “massimo sforzo per ritrovare la pace e fermare l'atroce guerra che sta causando sofferenza e morte”.
Nei giorni scorsi la Camera, a larga maggioranza, ha approvato un ordine del giorno al decreto Ucraina che impegna l’esecutivo a incrementare le spese militari fino al 2% del Pil, con un aumento di oltre 10 miliardi l’anno. Si passerà, secondo i dati dell’Osservatorio Milex, da una spesa di 26 miliardi (68 milioni al giorno) a 38 miliardi annui (104 milioni al giorno).
Ed è un fatto noto che le armi vengono spedite anche sotto banco. Non possono essere consegnate direttamente all'Ucraina, che non è paese Nato. Ed è così che ad arricchirsi sono i signori della guerra, milizie private di contractor e mercenari.
Ma il nostro Paese, si dice, “ripudia la guerra”.
In questo quadro la propaganda lavora ai fianchi.
Come ricordavamo in precedenza chi ricorda le parole del compianto Giulietto Chiesa sulla nascita di questa crisi, con una Nato che si è allargata tradendo le promesse ed i patti posti in essere con Putin e prima ancora con Gorbaciov, ai tempi della fine dell'Urss, viene tacciato di essere un “filorusso”.
Eppure nei primi patti la Nato non sarebbe mai dovuta andare oltre Trieste, non avrebbe dovuto insediarsi ad Est, non avrebbe dovuto essere presente in Ucraina, dove ci sono centri di addestramento militare e sono presenti truppe filonaziste, come il battaglione Azov, che certamente non è stato tenero con il popolo russo in Donbass.
Dunque di chi è la colpa per questa situazione? Chi può dire a Putin che avrebbe dovuto restare in silenzio ed accettare, inerme, questo avanzamento indiscriminato? Per anni Putin aveva avvisato l'Occidente che certe provocazioni non sarebbero state tollerate. E lo aveva fatto anche con azioni di forza, come avvenuto in Crimea e nello stesso Donbass.
E adesso la situazione è diventata così irreversibile che la “guerra fredda” sembra solo un ricordo sbiadito nel tempo.
Oggi come allora si parla con il rumore delle armi. La differenza è che mentre andavano in scena colpi di Stato (vedi ciò che ha fatto l'America in Cile, Argentina, Paraguay o Uruguay), adottate azioni terroristiche (vedi l'Italia con il caso Moro e le continue bombe della strategia del terrore) o guerre come il Vietnam, l'Afghanistan e così via, i grandi leader americani e sovietici (i Kennedy, i Carter, i Reagan i Bush, i Chruščëv, i Brežnev, i Černenko, gli Andropov ed i Gorbačëv) trovavano il modo di incontrarsi in Finlandia, Islanda o Svizzera, pur di mantenere spento il cosiddetto “bottone nucleare”.
Stavolta la situazione è pericolosa, ancor di più che al tempo della crisi di Cuba. Perché qui la guerra è in atto e non è una questione di terre da conquistare. La Russia si è scatenata contro l'Europa e gli Stati Uniti d'America perché sono stati violati dei patti ed ora per ritirare le proprie truppe ci sono delle precise condizioni a cui sottostare. Prendere o lasciare.
Questa verità, scomoda e fuori dal coro del mainstream, con cui spesso si scontrava Giulietto Chiesa, viene taciuta.
Forse dobbiamo credere che tutti i redattori e giornalisti che hanno avuto il coraggio di parlarne saranno presto inseriti in delle vere e proprie liste di prescrizione? Dobbiamo aspettarci repressioni violente, verbali e non, semplicemente perché si cerca di fare il proprio lavoro, ovvero informare?
Eppure, visti i tempi, non ne rimarremmo sorpresi.
Certo è che continueremo a fare il nostro lavoro, dalle nostre sedi.
Al contrario di quello che fanno certi altri giornaloni che scelgono di mentire al popolo, rendendolo succube ed ignorante.
Perché quando i “goebbelsiani” intellettuali dei quotidiani “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera” o “La Stampa”, braccio violento della propaganda, riempiono fiumi di inchiostro per promuovere l'entrata dell'Ucraina nella Nato in quanto popolo libero di scegliere, fanno finta di non sapere che quella libertà è finta. Perché sanno bene che i popoli non sono liberi, ma condizionati e influenzati dalle potenze economiche mondiali (da una parte quella europea ed americana e dall'altra quella russo-cinese). Quindi raccontare “minchiate” al popolo italiano è uguale, se non peggiore, che lanciare le bombe nelle città in quanto annulli e distruggi l'intelligenza delle persone, facendole brancolare nel buio.
Quindi le responsabilità di chi pone in essere questa propaganda “goebbelsiana” non è da meno, in quanto a gravità, rispetto a quella che pone in essere il presidente Putin nella sua patria.
C'è poco da insegnare. E non resta che battersi il petto e dire, come nelle messe latine, “mea culpa, mea maxima culpa”.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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