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A Roma l’incontro tra artisti schierati con Julian: Our Voice, lo scultore Dormino e il fotografo Lahuis

L’arte come veicolo di lotta e scudo di protezione per i giusti di questa società. E’ questo il messaggio lanciato dall’evento organizzato venerdì sera a Roma dall’organizzazione Millepiani in difesa del giornalista Julian Assange, che rischia l’estradizione dall’Inghilterra, dove si trova detenuto in un carcere di massima sicurezza, agli Stati Uniti dove deve rispondere (falsamente) di spionaggio e altri reati connessi per i quali rischia oltre 170 anni di carcere solo per aver raccontato i crimini commessi dall’Occidente in Oriente con la sua Wikileaks. All’evento hanno partecipato artisti di un certo spessore che hanno raccontato la storia di Assange e denunciato la sua persecuzione politica da parte dell’oligarchia occidentale tramite i loro lavori artistici. Nello specifico: il fotografo olandese Richard Lahuis che con il suo lavoro "Valid Values" per il quale ha ritratto diversi membri della famiglia di Assange, amici intimi e sostenitori, ha esplorato i valori morali e sociali che la persecuzione di Assange sta minacciando; Davide Dormino, scultore e autore di “Anything to Say”?, un'opera d'arte che celebra l'eccezionale coraggio di tre titani contemporanei (Julian Assange, Chelsea Manning ed Edward Snowden), esortando il pubblico a seguire le orme di questi eroi della verità e della giustizia e di stare in piedi fino a dire la verità; il gruppo Our Voice, collettivo internazionale di giovani artisti che nel 2020, traendo ispirazione dalla scultura di Dormino, ha realizzato un video omaggio ad Assange dal titolo “A chair for Assange”. A prendere parola per primo è stato Richard Lahuis.
Julian Assange viene perseguitato politicamente per aver esposto crimini contro l’umanità. Noi ci rendiamo conto che i nostri governanti non hanno valori, e hanno disprezzo della legge che sostengono di voler rappresentare. I nostri governanti calpestano la legge”, ha affermato. “Assange a questi disvalori contrappone valori veri. Nelle democrazie i media dovrebbero in teoria informare il pubblico su ciò che fanno i governi con una visione completa su questi per poter decidere liberamente. Ma quel diritto viene meno quando diviene impossibile accedere a queste informazioni perché posto il segreto di Stato. Quindi di fronte ai non-valori dei nostri governanti vorrei farvi vedere il volto delle persone che sostengono Assange e che hanno valori veri nel loro attivismo”, ha aggiunto. “Wikileaks - ha concluso - è in un certo modo un opera d’arte, una grande idea, perché ha creato un modo nuovo di giornalismo”. In seguito è stato il turno di Dormino, intervenuto in video-collegamento che ha presentato la scultura “Anything to Say”. “Questo lavoro è un progetto politico”, ha esordito Dormino. “La politica dovrebbe occuparsi delle persone e dei loro bisogni preoccupandosi degli aspetti organizzativi e amministrativi dello Stato e della vita pubblica ed è quando questo viene meno che l’arte viene in soccorso, perché noi artisti abbiamo la capacità di leggere la contemporaneità con occhi differenti”. “E soprattutto sanno formalizzare qualcosa che gli altri non riescono a vedere. L’arte diventa politica nel momento in cui lavora sulle emergenze lavorando in modo critico e sovversivo su ciò che viviamo. E lo fa facendo luce su alcuni fenomeni”, ha spiegato lo scultore. “Ed ecco che in questo modo gli artisti diventano politici. In realtà tutto ciò che facciamo è politica e lo facciamo con le nostre scelte, perché questo implica la politica. Io ho sempre pensato che gli artisti siano cellule staminali in grado di rigenerare i tessuti sociali facendo qualcosa in più rispetto a quello che la politica a volte non riesce a fare. E gli artisti hanno una natura in genere più interventista. Nel mio caso occupandomi di scultura, avendo realizzato questa opera che è arte pubblica, come dovrebbe essere, ho fatto un atto politico mettendola in piazza”. Tornando ad Assange, invece, Davide Dormino ha detto che la sua vicenda “ci riguarda tutti perché ciò che ha rivelato ci ha dato possibilità di capire cosa succede nel back-stage del mondo e ci consente di decidere anche da che parte stiamo. Sono contento che questa opera sia riuscita a creare una fluid speech movement intorno a questa idea della sedia”. Infine, a concludere la serata, ha parlato Jamil El Sadi, del Movimento Our Voice che ha parlato del suo gruppo.
Our Voice è nato come gruppo di amici e amiche che si sono riunite per dare voce a chi non ne ha. Oggi è un movimento culturale internazionale. Abbiamo deciso di unire il mondo della strada, del volontariato, con quello dell’informazione tramite l’arte toccando tematiche sociali di spessore”. Affrontando la vicenda di Wikileaks, il giovane membro Our Voice ha affermato che “quella di Assange è una vicenda che abbiamo sentito forte sin dalla nostra nascita nel 2012. Ci sentivamo parte di questo modo di far informazione”. Quindi ha poi raccontato che a spingere Our Voice a fare questo è stato Davide Dormino stesso “che abbiamo conosciuto ad un sit-in per Assange davanti all’ambasciata Statunitense. Ciò che sta subendo Assange in realtà può essere racchiuso nel detto: ‘Colpirne uno per educarne cento’. Cioè stanno colpendo Assange - ha spiegato - per educare l’umanità intera creando un vulnus giuridico. Non è pensabile condannare una persona per aver detto la verità. E’ disumano condannare a 175 anni di carcere (come vorrebbero i procuratori statunitensi, ndr) chi ha solo raccontato la verità”. “E quindi - ha raccontato El Sadi - ci siamo innamorati di quello spirito artistico che abbiamo visto nelle opere di Davide Dormino raffigurato nell’opera ‘Anithing to say’” che ha ispirato il nostro video. “Appena abbiamo visto la sua scultura abbiamo colto il concetto di alzarsi in piedi dove la massa si siede perché solo cosi si permette a tutti di avere un’altra visuale del mondo. La sua opera ci ha ispirati per fare un video di questo tipo in occasione di una data: la sentenza del processo per l’estradizione negli Stati Uniti (poi negata e in seguito accolta qualche mese fa dopo l’appello dei procuratori, ndr). Abbiamo realizzato questo video clip poi raccolto nella Call to action ‘A chair for Assange’”. Jamil El Sadi ha quindi riportato un aneddoto risalente al periodo in cui Our Voice stava girando il video: “Quando girammo il video, fuori dallo stabilimento, c’era una scritta del politico e filosofo Antonio Gramsci. ‘La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità e conquista di coscienza superiore per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri’. Ecco - ha affermato Jamil El Sadi - io penso che quello che abbiamo fatto e quello che hanno fatto Richard e Davide e tutti gli artisti sia un gesto di grande responsabilità. L’arte non è fine a sé stessa, l’arte è una scintilla che muove, è una presa di coscienza. Noi artisti siamo testimoni e dobbiamo esserlo sempre, come lo siamo stati per Assange e indignarci - ha concluso - per ciò che sta subendo”.

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