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Attrice ed attivista Sonia Bongiovanni: “Il potere dell'arte è immenso, ha accompagnato sempre tutte le rivoluzioni. È la nostra libertà”

L'intervista inizia da: 1 ora e 31 minuti

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 13-04-2024.

L'appuntamento tra il il gruppo Our Voice ed i conduttori del programma “Mañanas de Radio” Hernán Salina e Marcelo Peña di CX 36, Radio Centenario di Uruguay era inevitabile. Era più che altro un impegno militante preso all’indomani dello scorso 8M, quando il sionismo uruguaiano - attraverso il Comitato Centrale Israelita dell'Uruguay - si è accanito contro il collettivo artistico, qualificandolo come istigatore all'odio mediaticamente, al punto di denunciare le artiste di Our Voice dinnanzi alla procura. Durante l’esibizione artistica hanno esibito il fantoccio di una testa che è stata interpretata erroneamente come l'immagine di una donna ebrea. Una denuncia assurda, per noi senza fondamento e, in definitiva, diffamatoria e tendenziosa. Un’accusa che è estremamente odiosa, perché ha cercato di ledere ingiustamente il diritto alla libera espressione, con accuse di pura “coniazione” ideologica falsando la verità.
Ecco quindi l’incontro accolto con piacere con una realtà - quella di Radio Centenario - che fa parte della realtà del nostro tempo e sostiene l'attivismo popolare per cause sociali giuste. Soprattutto quando nel mondo pullulano, si deliziano e si insinuano ideologie che vanno contro i legittimi richiami dei popoli come parte di un sistema divoratore di speranza e di vita.
È stato così che Sonia Bongiovanni e Fátima Amaral sono state ospiti di una radio che non fa parte per fortuna del mainstream, e ciò ci conforta e ci conferma che ci sono ancora venti di lotta all’interno della società uruguaiana, o meglio ancora, dentro l'universo del giornalismo libero, e questo lo dobbiamo sottolineare in onore della verità.
Quella verità che si grida e si schiera come simbolo di buon senso, specialmente quando le intervistate sono due donne giovani attiviste ed artiste, portatrici di una chiarezza e di una maturità ideologica intensa. Tanto intensa che già dall’inizio del programma le attiviste hanno lasciato ben chiaro pubblicamente che la causa palestinese fa parte di uno dei pilastri più importanti che stanno portando avanti sia qui che in altre latitudini.
“Noi siamo un collettivo militante artistico in ogni manifestazione sia qui a Montevideo, che in Italia, Paraguay, Argentina, a favore delle diverse cause sociali che abbracciamo e che sosteniamo. Spesso realizziamo interventi artistici, e così è stato anche l'ultimo 8 marzo, per esprimere solidarietà con il popolo e le donne palestinesi che in questo momento, più che mai, stanno subendo un genocidio. Un genocidio che sta toccando tutto la nazione. La popolazione, soprattutto donne e bambini. Sappiamo che è un attentato contro di loro. Per noi è stato fondamentale, come femministe, abbracciare le diverse espressioni di femminismo, anticolonialiste, perché per noi la rivoluzione femminista deve essere e sempre sarà anticolonialista.
Io sono italiana, ma sostengo moltissimo questo pensiero anticoloniale, anti-eurocentrico, che parte anche da noi, per decostruirci su questo argomento. È proprio questo che abbiamo espresso. È stato un intervento contro il regime israeliano che sta commettendo un genocidio da 76 anni. È vero che si è aggravato più che mai negli ultimi sei mesi. Ci sono state oltre 30 mila persone assassinate. E sappiamo bene che a Gaza, con tutto quello che sta succedendo in Cisgiordania e in tutto il territorio palestinese, c’è un aumento di violenza e massacri, e di abuso in ogni senso. Di abusi sessuali più che mai. Si parla di una seconda Nakba”.
“Noi appoggiamo sempre la causa palestinese e sappiamo che è una delle terre che più ci insegna la resistenza di un popolo che lotta per continuare ad esistere, dal fiume fino al mare. Il nostro intervento voleva rivendicare questo. Tutto quello che dicono sull'antisemitismo è contraddittorio perché stiamo difendendo un popolo che è semita. Dobbiamo ricordarci di questo, che noi in uno striscione diciamo: ‘Mai antisemita, sempre antisionista’, perchè sappiamo che il sionismo è uno dei colonialismi più forti e moderni della storia. Sappiamo che non è una lotta contro un'etnia o contro una religione, ma è una lotta contro un regime coloniale. Ed i primi a dire questo sono proprio uomini e donne ebrei antisionisti”, ha puntualizzato Sonia.


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Fátima, come ulteriore chiarimento, ha aggiunto: “Quello che si è cercato di fare (dal sionismo, ndr) tergiversando la nostra espressione artistica, è in qualche modo rendere invisibile e stimmatizzare tutto il movimento femminista che esprimeva solidarietà verso il popolo palestinese. Inoltre ricordiamo che in Uruguay, prima dell’8 marzo, c’erano state altre mobilitazioni, a favore della resistenza palestinese, che hanno visto la partecipazione di organizzazioni e persone che esprimevano la loro solidarietà. Quindi il nostro intervento è stato frainteso”.
“Il nostro intervento artistico seguiva un disegno preciso: una marionetta, una performance, tantissimi cartelloni e segni. E si sono andati a focalizzare su una delle immagini poco identificabile della realtà che si voleva rappresentare, o per lo meno di quello che noi esprimevamo. L'arte può essere interpretata. È stato tergiversato il senso dell’intervento artistico conferendogli un’interpretazione erronea (come per esempio l'accensione del fuoco ed altri particolari che non sono veri, ma strumentalizzati mediaticamente per confondere).
Successivamente chi aveva dato inizio a quella campagna mediatica ha iniziato a mostrare anche altre parti e verità dell’intervento, e non solo la nostra performance, ma tutto ciò che riguarda l’8 marzo e tutti i movimenti che difendono la Palestina. Sempre con quella scusa e quel vittimismo dell'antisemitismo”.
Uno dei conduttori di “Mañanas de Radio” è stato più diretto nella sua posizione di solidarietà verso le due giovani artiste - e verso il loro gruppo - perché ha espresso senza mezzi termini che i giornalisti dei canali di televisione dovrebbero stare alle porte dell'ambasciata di Israele, chiedendo conto su quanto sta succedendo in Palestina, sul massacro, e non prendere di mira un intervento artistico come quello realizzato da Our Voice, trasformandolo in uno scandalo. Per poi aggiungere che l'opinione pubblica dovrebbe riflettere su questo e sull'episodio che sta vivendo il Movimento artistico.
La direttrice di teatro, attrice, ed attivista, Sonia, ha espresso anche lei la sua opinione sulla questione: “Quello che ci è successo accade in tutto il mondo, in tutta l'America, in Italia e in vari paesi del mondo. Stanno reprimendo perfino studenti, giovani, persone di qualunque età, fermandoli, solo perché si mobilitano per la Palestina, solo perché scendono in strada, per dire che questo è un genocidio e non una guerra. Non è un conflitto, ma un genocidio programmato. Le persone vengono perseguitate mediaticamente, fermate dalla polizia. Sappiamo che questo sta accadendo in tutto il mondo. Noi siamo vicine a tutte quelle persone che stanno manifestando pacificamente attraverso l'arte, con il diritto di manifestare”.
Fátima, a richiesta del collega di Radio 36, ha spiegato brevemente i concetti dell’attività di Our Voice, come organizzazione in America latina dal 2017, tenendo conto delle realtà sociali di ogni paese.


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“Ci sono diverse realtà ed obiettivi, persone che si stanno integrando, riunendo ed organizzando. Lavoriamo molto in sinergia, ma con uno sguardo su quanto sta accadendo nel mondo, in modo da creare una rete internazionale, affinché in casi come questi, la solidarietà, la riflessione e lo scendere strada siano resi in una forma sempre più attiva. Occorre focalizzarsi nel costruire reti con altre organizzazioni sociali che affrontino distinte lotte: la difesa del territorio e l’accompagnare chi viene criminalizzato a causa della sua protesta solo perché è contro i grandi capitalismi e i grandi colonialismi. Sono in realtà diverse le lotte che affrontiamo, insieme a diverse organizzazioni e realtà, perché sebbene siamo nello stesso continente, in ogni paese, abbiamo realtà diverse e distinte forme di azione”.
Sulla denuncia dinnanzi alla procura penale, da parte del Comitato Centrale Israeliano dell'Uruguay, le due giovani sono state interpellate dai giornalisti e Fátima ha risposto: “Sul 18 marzo, il Comitato ha dichiarato pubblicamente di aver sporto denuncia alla procura riguardo l'intervento, il collettivo in se stesso e persone identificabili. Fino ad ora non abbiamo novità su questo tema”.
È la volta di Sonia che ha approfondito l'intervento: “Abbiamo proposto una caricatura viso di Milei per dire che è uno dei governanti della regione che più sta andando contro libertà e i diritti fondamentali. Milei sta reprimendo in Argentina e sta seguendo anche tutta l'ideologia sionista. Di fatto sta appoggiando il genocidio”.
In realtà, non si trattava di identificare la persona in sé, ha espresso Fátima “ma prendere alcuni tratti con i quali anche mediaticamente aveva giocato molto lui stesso nella sua campagna elettorale in Argentina, ed in qualche modo simbolizzare anche quell'ideologia presente nella regione. Quell'ideologia che va contro i diritti umani, contro i diritti delle donne, che attenta all'educazione e alla cultura. Pubblicamente Milei ha difeso il genocidio, dicendo che era legittima difesa, e porta avanti politiche di espansione”.
In quanto agli elementi utilizzati nell'intervento, una delle accuse fa riferimento alla bandiera di Israele, ragione per la quale Sonia ha spiegato ai giornalisti: “Noi volevamo utilizzare parte di quella bandiera, parte della bandiera di Israele, per mostrare la marionetta come quell'unico potere patriarcale e sionista che sta agendo nel mondo. La lobby sionista è presente in tutti i paesi. Volevamo mostrare questo, parte della bandiera di Israele che non rappresenta il popolo ebreo, ma uno Stato che è sionista, che reprime ed uccide”.
I minuti conclusivi dell'intervista radio si sono focalizzati nel racconto delle giovani artiste sulla solidarietà massiva che entrambe hanno ricevuto personalmente e come Movimento, non solo in Uruguay, ma anche in Argentina, dove l'arte militante del collettivo è stata presente lo scorso 24 marzo, durante una protesta contro Milei e Victoria Villarruel, vice presidente di quel paese che si trova in linea con l'idea che non ci sono 30.000 “desaparecidos”, ed è inoltre un'assoluta paladina dei repressori della dittatura.
“Mañanas de Radio” ha mantenuto una linea di profonda solidarietà e appoggio al Movimento. Perché? Perché si tratta di un mezzo di comunicazione di massa con giornalisti impegnati in un'udienza in lotta, e con i popoli in lotta. I popoli del mondo che combattono con tutta la loro forza per la libertà, per la sovranità e la giustizia, e che meritano attivisti del calibro degli Our Voice. Il calibro dell’attivismo senza ipocrisie. Attivismo attraverso l'arte militante, sempre, senza mezzi termini, né giochi di parole.
“Noi lo diciamo ogni giorno in radio. L’audience può vedere il massacro in Palestina nelle reti. I bambini morti, la fame, o i bambini che stanno per morire perché non c’è cibo, perché non hanno assistenza medica. Questa è la violenza che dovrebbe denunciare il Comitato Centrale israelita. Speriamo ci sia ancora più ampio sostegno verso di voi, più di quello che state ricevendo. Bisogna ricorrere alla creatività nelle mobilitazioni. Che ci siano più marionette e più striscioni, che mostrino il volto dei responsabili di tutto questo. Che chi studia arte, attraverso il disegno, l’interpretazione e la musica trasmetta la propria sensibilità. Ciò attira l'attenzione verso una manifestazione. Sono elementi dell'arte che non ci possono togliere". “Se ci tolgono questo, restiamo ognuno a casa nostra”, hanno commentato in chiusura i giornalisti di “Mañanas de Radio”.
“Il potere dell'arte è immenso, accompagna da sempre tutte le rivoluzioni. È la nostra libertà”. È questa la riflessione finale di Sonia e di Fátima.
Condividiamo con i colleghi e con loro.

L'intervista parte da: 1 ora e 31 minuti

Foto © Antimafia Dos Mil

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