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Massiccia mobilitazione nel Giorno Internazionale della Donna nel centro di Montevideo

Il Movimento Our Voice ha messo in scena una rappresentazione artistica che è denuncia e proposta

“Mia madre è il mare 

ho centinaia di sorelle 

tutte insieme per bruciare 

il patto patriarcale”. 

La marea femminista ha inondato tutto. In tanti paesi, regioni e città, donne e dissidenti hanno fatto prevalere la loro voce e il loro grido di lotta contro l'oppressione. Il femminismo ha proprio questa prerogativa, quella di chiamarti in causa per vedere come fai quello che fai, perché decidi quello che decidi e cosa vuoi dire realmente quando parli. Perché il femminismo è stanco di apparire invisibile, e soffocato da tanta violenza, come se fosse prevedibile, normale. Perché le donne sono stufe. 

Questo 8M ha visto una marea. “Femminista, dissidente, migrante, trans femminista e anti patriarcale”, questo l’appello dei gruppi femministi, distribuiti in massa da Plaza Libertad e da Plaza de los Bomberos, per poi convergere sulla ‘rambla República Argentina’ e avanzare, come affluenti, di un fiume di donne. Sono innumerevoli le persone che hanno sfilato, inoltre, in vari punti della capitale uruguaiana, e nel resto del territorio. Dissidenti, pregiudizi razziali, comunità charrùa, tra gli altri movimenti, hanno chiamato alla partecipazione affinché le donne abbiano sempre un luogo dove potersi avvicinare per rafforzare la visibilità della lotta femminista. 


8m day donna 1


All’inizio della mobilitazione, il Movimento Culturale Our Voice, attraverso la commissione femminista, ha presentato un intervento artistico, da loro creato. Impressionante per la messa in scena, per il contenuto, per l'intensità delle percussioni che scandivano il ritmo potente della musica, e per i giochi che il sole faceva attraverso i suoi raggi, al momento giusto, con gli elementi della performance. Al centro della scena c’era una croce, dalla quale pendevano due piatti all’estremità delle sue braccia, come se fossero i due lati di una bilancia, e sopra, nella parte superiore delle tavole, una specie di testa di filo di ferro con le corna, che rappresentava quel mostro del patriarcato e chi ne fa parte. 

Con quella semplice immagine, Our Voice ha denunciato l'istituzione cattolica e l'istituzione giudiziaria che sono state - e continuano ad essere - stendardo del maschilismo e della sottomissione patriarcale nei confronti delle donne e delle dissidenti. La scena era accompagnata da uno stile celtico, e da immagini che rappresentavano il rogo in cui le streghe sono state bruciate per secoli. Donne di tutte l’età hanno dato vita alla scena, sorprendendo le migliaia di persone spettatrici di quella provocazione. Sonia Bongiovanni, direttrice del movimento, ha diviso la croce in due, gettando la testa dentro un calderone da strega, e le donne l’accompagnavano. Una provocazione, che è un appello della forza ribelle, a tagliare una volta per tutte con la cultura della violenza, con la cultura maschilista, con l'ingiustizia e la brutalità.


8m day donna 2


E l'abbraccio ha continuato ancora, in un mare di abbracci e sguardi, di cartelloni e fazzoletti, di lotte e di sogni di cambiamento. E con quella sensazione la marcia ha raggiunto un punto della ‘rambla Sur’ dove si è fermata. Con un'organizzazione ammirevole e quasi spontanea, oltre un centinaio di donne si sono prese per mano, formando un grande cerchio, e tutte si sono sedute a terra, leggendo il proclama collettivo, all'unisono. 

 “Siamo un tessuto vario e in lotta. Siamo donne, lesbiche, trans. Siamo afro, meticce e bianche. Siamo madri o non vogliamo esserlo. Siamo nate qui o siamo emigrate da lontano. Oggi scegliamo di camminare unite fino al mare perché difendiamo i nostri corpi dalla violenza, ma non possiamo sostenere questi corpi di donne, questi corpi trans, non binari, questi corpi grassi, senza difendere i nostri territori dall’espropriazione e dall’avvelenamento, e questo implica avere cura della vita umana e non umana. È per questo motivo che siamo ancora una volta per le strade, ancora una volta in uno sciopero femminista per gridare che se ci fermiamo noi, si ferma il mondo”.


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"Perché conosciamo i gravi problemi che dobbiamo affrontare. Il volto più terribile della violenza, il femminicidio, la tratta e lo stupro. Violenza a cui la giustizia statale risponde in modo assurdo e ingiusto. Basti pensare alla punizione e ad altre pene, ma noi sappiamo che la giustizia femminista significa che mai più deve accadere. Violenza che è anche razzista e colonizzatrice. Violenza che lacera i nostri legami, danneggia la nostra salute mentale e fisica e lascia profonde ferite sociali. È violenza anche la precarietà delle nostre vite, dei nostri lavori, l'impossibilità di accedere a una casa decente in cui vivere, a maggior ragione se siamo migranti. Tutte sappiamo come ci destreggiamo per arrivare alla fine del mese, dei prezzi esorbitanti. Sappiamo dei problemi che affrontiamo giorno per giorno, tutte noi che curiamo e sosteniamo la vita nelle nostre case e fuori dalle stesse. Quelle che sono madri in questa società, che le lascia sole, e restituisce loro solo colpe. Siamo anche noi che ci prendiamo cura nel mondo del lavoro e sosteniamo il sovraccarico di lavoro nell'educazione, la salute fisica e mentale, e l’assistenza in condizioni estremamente precarie aggravate dalla pandemia. Ma sappiamo anche della forza che abbiamo ricreato e dei nostri desideri di cambiarlo tutto”.


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“Vogliamo prenderci cura ed essere nello stesso modo curate, per questo motivo reinventiamo trame femministe per sostenere le nostre vite e la lotta. Vogliamo che non ci sia più nemmeno una donna morta o desaparecida. Vogliamo un mondo dove il lavoro sostenga la vita, in cui la violenza non continui a moltiplicarsi come una piaga, in cui abbiamo una salute degna e un’educazione femminista, dove un'educazione sessuale integrale sia presente in ogni spazio. Un mondo dove abbiamo case in cui poter vivere e tempo libero da godere, dove l'arte non si una merce, bensì una forma di raccontare il mondo. Vogliamo lanciare le nostre voci e continueremo a farlo affinché nessuno parli più per noi. Né controllare, né tutelare i nostri corpi, né le nostre pratiche politiche. Nessun ‘patriarca’ farà la rivoluzione, d’ora in poi nulla senza di noi”.

"Oggi camminiamo verso il mare perché siamo acqua. Perché la nostra forza spiana e trabocca. Fluiamo verso luoghi inaspettati, permeiamo e nasciamo dal profondo. Siamo fiumi, mari, ruscelli, burroni. Siamo ribellione, movimento, libertà. Siamo diluvio sulla terra arida, germogliamo dagli spazi più piccoli e inaspettati. Siamo acqua perché lasciamo un segno dove passiamo, portiamo vita, nuove forme di essere e stare nel mondo. Creiamo tessuti capaci di diventare sostegno, bacino e rifugio, o di emergere e inondarlo tutto”.


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“Siamo acqua quando la realtà è pietra”.

“Siamo marea che trasforma ogni angolo”.    

“Viva l’8 marzo! Viva la lotta femminista per cambiare tutto!”. 

Come disse una volta un saggio: “più che la forza, è la costanza della goccia, che scava la roccia. Ecco la coscienza femminista. È lei che sa che non si può tornare indietro e che ha bisogno di trasformare la realtà in tutto ciò che fa. Per non dover più piangere una donna morta per odio, violentata, sottomessa, o svalutata, solo per essere donna.


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Foto © Our Voice

Instagram: OurVoiceIt

Info: ourvoice.it

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