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Continua l’aggressione, 3000 gli sfollati. Le città di tutto il Paese hanno avviato campagne solidali per chi è stato evacuato

Prosegue l’aggressione delle forze israeliane nella città di Jenin. Da ieri la città e sotto assedio come non avveniva da 20 anni. Dieci i palestinesi rimasti uccisi dai militari e dai droni-bomba, centinaia i feriti.

Raid sono proseguiti anche questa mattina. Nel frattempo la Mezzaluna Rossa ha evacuato almeno 3000 famiglie nella notte. Scene che molti palestinesi hanno già visto durante la Naqba (catastrofe in arabo) avvenuta nel 1948 con la creazione dello Stato di Israele e la pulizia etnica di palestinesi cacciati dalle città e dai villaggi. Scene poi riviste nel 1967 con la guerra dei sei giorni in cui le forze israeliane entrarono in Cisgiordania occupandola e forzando nuovamente gli indigeni a rifugiarsi in campi profughi, come quelli di Jenin. Nel frattempo nel campo profughi, asserragliato in terra e in cielo, la situazione è diventata insostenibile. I mezzi israeliani hanno distrutto strade e infrastrutture. Anche lo storico teatro Jenin’s Freedom Theatre è stato bombardato.

Video mostrano escavatori che producono profondi solchi lungo le vie principali, diventate cumuli di macerie. La rete idrica e quella elettrica sono danneggiate. L’ospedale pubblico è pieno di feriti ma i medici hanno difficoltà a raggiungere la struttura, che viene attaccata dal lancio di gas da parte dell’esercito israeliano e dal passaggio di mezzi corazzati ed escavatori.

Il vice portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Farhan Haq, ha esortato “tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario, evitando l’uso eccessivo della forza nei centri abitati”.

Proteste e manifestazioni contro l’attacco e l’occupazione israeliana di Jenin si stanno tenendo in varie città della Cisgiordania occupata come Nablus e Betlemme. I palestinesi, in tutto il Paese anche quelli che vivono in Israele, hanno iniziato a organizzarsi in campagne solidali per aiutare gli sfollati.

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