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Reparti militari israeliani hanno lanciato oggi un pesante raid nella città di Jenin provocando morti e feriti e innescando scontri a fuoco con combattenti palestinesi. Ad un certo punto sono stati impiegati anche elicotteri Apache.

È la prima volta che Israele impiega elicotteri da combattimento contro centri abitati palestinesi dalla fine della seconda Intifada (2000-2005).

Il ministero della sanità dell’Anp riferisce che almeno 5 palestinesi sono stati uccisi: Khaled Asasa, 21 anni, Qassam Abu Sariya, 29, Ahmed Saqr, 15, e Kayis Jabarin, 21. Del quinto non è noto il nome.

Altri 66 palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano, di cui 18 in modo grave.  Uno dei feriti gravi è una ragazza di 17 anni che è stata colpita alla testa da un proiettile nella sua abitazione. Secondo alcune fonti sarebbe morta clinicamente. Un’altra giovane è stata ferita mentre andava all’università. Da segnalare anche il ferimento di un fotografo, Hazem Nasser, colpito ad un fianco.

I comandi israeliani riferiscono di 7 soldati feriti, a causa dell’esplosione di un ordigno di 40 kg che ha danneggiato un blindato. Quando i militari sono scesi dal veicolo si sono ritrovati sotto un intenso fuoco di armi automatiche. L’accaduto rivela le accresciute capacità di combattimenti delle organizzazioni armate palestinesi.

La tensione è molto alta in tutta la zona e si segnalano scontri anche in altre località nel nord della Cisgiordania. Israele effettua frequenti raid a Jenin e nel suo campo profughi, sostenendo di dover combattere la militanza armata palestinese. In uno di questi, all’inizio dell’anno, morirono 10 palestinesi.

Bezalel Smotrich, ministro delle finanze israeliano di estrema destra, ha twittato che “è giunto il momento di sostituire l’ ‘attività delle pinzette’ con un’ampia operazione militare per sradicare i nidi di terroristi nella Samaria settentrionale, e ripristinare la deterrenza e la sicurezza nella regione”. Ha aggiunto che “è giunto anche il momento di utilizzare le forze aeree e le forze corazzate”.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk si è detto “estremamente preoccupato per la situazione” a Jenin, “comprese le apparenti esecuzioni da parte delle forze israeliane”.

Il ministero degli Esteri egiziano ha condannato quella che ha definito la “continua escalation (israeliana) contro i palestinesi”.

La scorsa settimana, un palestinese di 19 anni è stato ucciso da spari di soldati israeliani durante una irruzione nel campo profughi di Balata (Nablus). Un colono israeliano di 30 anni e quattro militari sono stati feriti durante una sparatoria nei pressi dell’insediamento coloniale di Mevo Dotan, nel nord della Cisgiordania.

Fonte: pagineesteri.it

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