Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il prossimo 18 luglio fissato per l’ex senatore un interrogatorio davanti ai magistrati della Dda di Firenze

Gli investigatori della Dia di Firenze e di Milano hanno perquisito ieri l'abitazione dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri su disposizione dei procuratori aggiunti di Firenze Luca Turco e Luca Tescaroli e del pm Lorenzo Gestri nell'ambito dell'inchiesta sui mandanti delle Stragi di mafia del 1993, nella quale DellUtri è indagato. A riportarlo è il quotidiano La Repubblica in un articolo a firma di Lirio Abbate e fonti della procura confermano l'attività in perquisizioni, ispezioni e sequestri. Gli agenti avrebbero ispezionato anche gli uffici dell'ex senatore in via Senato a Milano, sequestrando elementi utili alle indagini. Per l'indagato, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (pena scontata), è stato fissato un interrogatorio a Firenze il prossimo 18 luglio. Secondo la procura di Firenze Dell'Utri, riporta il quotidiano, avrebbe istigato e sollecitato il boss Graviano "ad organizzare e attuare la campagna stragista e, comunque, a proseguirla, al fine di contribuire a creare le condizioni per l'affermazione di Forza Italia, fondata da Silvio Berlusconi, al quale ha fattivamente contribuito Dell'Utri, nel quadro di un accordo, consistito nello scambio tra l'effettuazione, prima, da parte di Cosa nostra, di Stragi, e poi, a seguito del favorevole risultato elettorale ottenuto da Berlusconi, a fronte della promessa da parte di Dell'Utri, che era il tramite di Berlusconi, di indirizzare la politica legislativa del Governo verso provvedimenti favorevoli a Cosa nostra in tema di trattamento carcerario, collaboratori di giustizia e sequestro di patrimoni, ricevendo altresì da Cosa nostra l'appoggio elettorale in occasione delle elezioni politiche del marzo 1994". Le Stragi del 1993, secondo gli inquirenti fiorentini, puntavano a "indebolire il governo Ciampi", allora alla guida del Paese, e a "diffondere il panico e la paura tra i cittadini in modo da favorire l'affermazione del progetto politico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri".

Secondo la Dia di Firenze “l’accordo stragista”, aveva uno scopo politico, in particolare l’attentato all’Olimpico che il 23 gennaio 1994 doveva uccidere decine di carabinieri in servizio allo stadio per il mach Roma-Udinese. Un attentato fallito per il malfunzionamento del telecomando che doveva innescare l’esplosivo e che avvenne proprio tre giorni prima dell’annuncio ufficiale a reti unificate di Berlusconi della sua candidatura alle elezioni di fine marzo ’94. Una strage che doveva essere “funzionale a dare il colpo decisivo alla compagine governativa, in quel momento al potere (governo Ciampi), eliminando decine di carabinieri”, e tutto questo doveva servire “per avvantaggiare Berlusconi e Dell’Utri”.


berlusconi silvio ima 504164

L'ex Premier Silvio Berlusconi © Imagoeconomica


L’ambito politico era caratterizzato dalle dimissioni del Governo Ciampi il 13 gennaio 1994 e dallo scioglimento anticipato delle Camere il 16 gennaio 1994, sette giorni prima dell’attentato all’Olimpico. Per gli inquirenti quella strage che Cosa Nostra misteriosamente decise di non ritentare in un secondo momento avrebbe costituito uno strumento di pressione di straordinaria portata nei confronti di tutte le forze politiche dell’epoca in corsa per l’elezione.

Dell’Utri e Berlusconi, scrivono i pm, sono stati i “beneficiari degli effetti dello stragismo in un contesto nel quale erano alla ricerca di una via d’uscita da una doppia congiuntura sfavorevole: la crisi economica-finanziaria del gruppo Fininvest e la dissoluzione del loro referente politico tradizionale” i socialisti e alcune correnti Dc.

La campagna stragista terminò proprio con quella strage mancata. Fatto che per l’accusa sarebbe “riconducibile all’assicurazione di Dell’Utri e Berlusconi” data dopo il sostegno elettorale a Forza Italia, “corroborando, sul piano logico, l’esistenza dell’accordo con Dell’Utri” e consentendo “di escludere che l’azione dei corleonesi sia stata posta in essere autonomamente alla mera ricerca dell’instaurazione di un rapporto con Dell’Utri e il suo referente, il deceduto Silvio Berlusconi”. Ci sarebbe stato quindi un accordo tra i mafiosi e l’ex senatore. “Dell’Utri è portatore di un profilo particolarmente adatto per alimentare intese stragiste”, ricordando che “ha svolto un ruolo di trait d’union tra il Cavaliere e la criminalità mafiosa dal 1974 al 1992, che è risultato far ricorso alle sue conoscenze mafiose per alimentare la nascita di Forza Italia”.


graviano filippo giuseppe da ilfatto

I boss Filippo e Giuseppe Graviano


In questo trait d’union, secondo i pm, Dell’Utri avrebbe fatto affidamento ai fratelli di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano: quest’ultimo, per l’accusa, “si rapportava direttamente non solo con Dell’Utri, ma anche con Berlusconi”. L’inchiesta, ricorda La Repubblica, si sofferma anche sulle concessioni di denaro che sono stati versati per diversi anni da Berlusconi nelle tasche della famiglia Dell’Utri (per il quale il Cavaliere ha persino destinato 30 milioni di euro nel testamento), che inducono gli inquirenti a ritenere che “le erogazioni costituiscano la contropartita a beneficio di Dell’Utri per le condanne patite e il suo silenzio nei processi penali che lo hanno visto e lo vedono coinvolto”. In alcune conversazioni intercettate veniva fatto riferimento “alla necessità di ricattare Berlusconi”. Per alcune elargizioni di denaro, che superano il mezzo milione di euro, è indagata per trasferimento fraudolento di valori anche la moglie di Dell’Utri, Miranda Ratti.

C’è poi un colloquio della notte del 15 ottobre 2021, fra l’ex vice ministro del governo Berlusconi, Gianfranco Micciché e Dell’Utri, in cui i due commentano la futura elezione del Presidente della Repubblica.

I magistrati scrivono: “Gianfranco Micciché, riportando quanto gli aveva confidato Matteo Renzi, riferiva a Marcello Dell’Utri: ‘Berlusconi mi ha detto dieci volte ‘Io ho bisogno solo di un Presidente della Repubblica che dia la grazia a Marcello’”. Durante la conversazione, segnalano i pm, “emerge, altresì, che Berlusconi, secondo Micciché, ha riferito a Matteo Renzi, nel corso di una cena effettuata a Firenze, che: ‘Marcello è in galera per colpa mia’”.

Foto di copertina © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Il lascito di Berlusconi a Dell'Utri (alla mafia?)

Dell'Utri nelle parole di Graviano? Il boss intercettato in carcere già nel 1998

Stragi '93: Berlusconi dava a Cosa nostra "gli indirizzi giusti"

La Dia racconta le ipotetiche ''compresenze'' di Dell'Utri e Giuseppe Graviano

Strage dell'Olimpico: le rivelazioni di Graviano sulla presunta implicazione di Berlusconi

Intercettazioni Graviano, Berlusconi e la ''bella cosa'' che vuol dire strage

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos