L'Italia, 'culla del diritto', precipita nella classifica della libertà di stampa; ben cinque posizioni più in basso, come ricostruito da Reporter Senza Frontiere (Reporters Sans Frontières), consulente delle Nazioni Unite. Il nostro Paese si trova ora sotto Mauritania, Macedonia del Nord, Namibia, Isole Fiji e Tonga.
I motivi di questa caduta sono legati ad alcune leggi approvate dal Parlamento: la "legge bavaglio", approvata dalla maggioranza di Giorgia Meloni su input del deputato di Azione Enrico Costa – che impedirà la pubblicazione delle ordinanze di arresto – l’operazione di Antonio Angelucci, imprenditore della sanità, deputato della Lega e proprietario di Libero, Il Giornale e Il Tempo, di mettere le mani anche sull'Agi, l’agenzia di stampa italiana di proprietà dell'Eni (a sua volta controllata dal Ministero dell'Economia).
Nella scheda dedicata all'Italia, si legge che "la libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud, così come da vari piccoli gruppi estremisti violenti". Ma i giornalisti, prosegue, "denunciano anche tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di occuparsi di casi giudiziari attraverso una 'legge bavaglio' (gag law), in aggiunta alle querele temerarie (SLAPP procedures) che sono una pratica comune in Italia". Al paragrafo dedicato al "contesto politico" si legge: "Per la gran parte i giornalisti italiani godono di un contesto di libertà. Ma qualche volta cedono all'autocensura, per conformarsi alla linea editoriale delle proprie testate o per evitare cause per diffamazione o altre forme di azioni legali. Per i cronisti che si occupano di cronaca nera o giudiziaria, questa dinamica può essere aggravata dalla 'legge bavaglio' adottata dalla coalizione di governo della premier Giorgia Meloni, che proibisce la pubblicazione di un'ordinanza di custodia cautelare prima della fine dell'udienza preliminare". Si tratta per la precisione di una legge delega, che dovrà essere esercitata dal governo entro agosto (sei mesi dall'entrata in vigore) attraverso un apposito decreto legislativo, modificando l'articolo 114 del codice di procedura penale sul "divieto di pubblicazione di atti e immagini".
E poi ancora: in riferimento alla scalata di Angelucci all'Agi, invece, si trova nel comunicato in cui la ONG presenta l'edizione 2024 della classifica: "Alcuni partiti politici alimentano l'odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti, inveendo contro di loro, screditandoli o minacciandoli. Altri orchestrano una morsa sull'ecosistema mediatico, sia che si tratti di media pubblici, caduti sotto il loro controllo, sia di media privati, attraverso acquisizioni da parte di imprenditori amici. L'Italia di Giorgia Meloni (46°), dove un parlamentare di maggioranza sta cercando di acquisire la seconda agenzia di stampa del Paese (Agi), è scesa di cinque posizioni quest'anno", si legge."Quello che mi spaventa di più del momento che stiamo vivendo è il conformismo. Sulla base del conformismo cent'anni fa ci siamo ritrovati il fascismo, quando non si potevano dare le notizie per non trasmettere insicurezza agli italiani. Oggi non siamo a quel livello di conformismo, ma è comunque importante ribadire che la democrazia va difesa, che la libertà di stampa va difesa ogni giorno" ha detto Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa che la FNSI ha celebrato oggi a Conselice (Ravenna), unico comune italiano che ospita un Monumento alla libertà di stampa. "Mentre in Europa si approva il Media Freedom Act, in Italia l'informazione rischia l'orbanizzazione, stretta come si ritrova tra gli effetti della riforma Cartabia, l'eterna tentazione di prevedere la pena del carcere per i cronisti, la situazione della governance Rai, il conflitto di interessi, le ingerenze della politica", ha rimarcato Costante, che ha poi ricordato il caso Scurati, la situazione dei colleghi del quotidiano Domani, il tema delle querele bavaglio, "in un contesto in cui - ha incalzato - la crisi dell'editoria ha ormai reso il giornalismo un lavoro povero. Senza contare, ad esempio, che anche il rapporto di RSF, che colloca l'Italia al 46° posto dell'indice 2024, accende i riflettori sulla vicenda della vendita di Agi". "Mai come in questo momento il potere politico mal sopporta il nostro mestiere. C'è fastidio verso chi fa informazione oggi in Italia e i giornalisti finiscono nel mirino dei poteri politici, criminali, economici" ha evidenziato Berizzi, che dal 2022 è presidente dell'Osservatorio sulla libertà di stampa costituito a Conselice da FNSI, Aser e Comune. "Non amo i giornalisti che fanno le vittime - ha aggiunto - ma amo ancora meno chi fa finta di niente. Anche un solo cronista che finisce sotto scorta è sintomo di una democrazia malata. Noi abbiamo il dovere di difendere la libertà di stampa per difendere la democrazia".
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- Luca Grossi