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Nella relazione l'esame delle celle telefoniche, dei ripetitori agganciati dai cellulari, di agende e testimonianze

Le 72 pagine dell'informativa della Dia, firmata dal capo centro della Dia di Firenze Francesco Nannucci, pubblicate dal 'Fatto' offrono una serie spunti investigativi (solo spunti e nient'altro) sulla possibile e ipotetica ‘compresenza’ di Marcello dell’Utri e dei boss della mafia Giuseppe e Filippo Graviano nelle stesse zone nel 1993-94.
Si tratta, come si legge, delle regioni di Toscana, Lazio, Veneto e Sardegna.
Per fare chiarezza l'informativa risale al 16 marzo 2022 ed è un atto che non è stato depositato nel procedimento principale su Berlusconi e Dell’Utri (nel quale risultano indagati per le stragi del '93) ma in quello incidentale sulle perquisizioni ai fratelli di Giuseppe Graviano, non indagati.
I pm di Firenze Luca Turco e Luca Tescaroli hanno depositato questa informativa e altre carte al Tribunale del Riesame per sostenere i sequestri effettuati contro i fratelli non indagati.
Quindi si tratta di atti regolarmente depositati in un procedimento pubblico.
La Dia ha eseguito in parole povere un’analisi delle celle telefoniche e dei ripetitori agganciati dai cellulari nonché una raccolta di agende e testimonianze: “La disamina - scrive la Dia - permise di poter accertare la compresenza nei medesimi luoghi di Graviano, Dell’Utri e Tranchina (Fabio Tranchina, faceva l’autista di Graviano poi è diventato collaboratore di giustizia, ndr), nonché i seguenti e ulteriori elementi”.
Gli investigatori sanno che Fabio Tranchina e Salvatore Baiardo, condannato per favoreggiamento nel 1997, avevano accompagnato Giuseppe Graviano e talvolta anche il fratello Filippo nei primi anni novanta. Inoltre sanno anche che quando i boss sono stati arrestati a Milano il 27 gennaio 1994, i Carabinieri sequestrarono un cellulare intestato a un tal Costantino Taormina, incensurato.
Incrociando i tabulati telefonici con le celle agganciate dai cellulari di Baiardo, Tranchina e Taormina con quelli dei telefonini di Marcello Dell’Utri e dei suoi accompagnatori hanno trovato elementi per ipotizzare dei luoghi e delle date di 'compresenza', cioè possibili e ipotetici incontri tra il boss e l'ex senatore di Forza Italia.
Dell'Utri è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ma solo per i suoi rapporti con i mafiosi fino al 1992. Ma quando i pm di Firenze il primo aprile 2021 erano andati a interrogare Giuseppe Graviano lui era rimasto fermo sul punto: “Vi posso assicurare che io il signor Dell’Utri non lo conosco”. Il periodo è sempre quello del 1994, anno in cui Giuseppe Graviano programmava il suo piano stragista e Silvio Berlusconi preparava la sua discesa in campo.
Certamente va detto che a tutti può capitare di trovarsi con il telefonino acceso nella stessa zona in cui si trova un boss sconosciuto e che un tempo le celle telefoniche erano molto più ampie di adesso.
Qui di seguito, come pubblicate dal 'Fatto' sono riportare le 'compresenza' rilevate dalla Dia.
Questo elenco non certifica in nessun modo i presunti incontri, anzi, la presunzione di innocenza vale sopratutto in questo caso visto che si tratta di indagini per fatti gravissimi di 30 anni fa e che già in passato inchieste sulle medesime accuse sono state chiuse con archiviazioni.


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Il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano


Veneto - ottobre 1993
La prima ‘compresenza’ segnalata dalla Dia è quella del Carnevale di Venezia del 1993. I fratelli Graviano erano insieme al loro braccio destro Cesare Lupo e alle rispettive consorti e alloggiavano in un palazzetto affittato dal loro favoreggiatore Salvatore Baiardo. Quell’anno il Carnevale era organizzato dalla società del gruppo Fininvest 'Grandi Eventi Publitalia 80'.
Il cellulare di Baiardo il 21 febbraio alle 13 e 42 fa una telefonata di un minuto e mezzo al centralino del comitato organizzatore che faceva capo alla società suddetta.
La Dia però ritiene che anche Marcello Dell’Utri era a Venezia nei giorni in cui c’erano i Graviano perché sull’agenda dell’ex senatore in quei giorni c’è scritto ‘Venezia’ e un testimone ha ricordato di averlo visto.
Detto ciò va anche sottolineato che questo non prova affatto che Marcello Dell’Utri e i Graviano si siano incontrati.
Nei primi di ottobre inoltre un cellulare di Publitalia che, sempre secondo la Dia, era in uso a Marcello Dell’Utri aveva agganciato la cella di Padova-Venezia.
Da qui l'ipotesi che vi possa essere stata una possibile compresenza con i Graviano.
Secondo le inchieste sul loro favoreggiatore Antonino Vallone, infatti, i Graviano in quei primi giorni di ottobre erano latitanti ad Abano Terme ma potrebbero essere tutte coincidenze.

Toscana - aprile 1993
La Dia segnala un possibile spostamento in Toscana di Dell’Utri il 27.04.1993 che potrebbe essere compatibile con la presenza a Firenze dei Graviano ivi prelevati da Tranchina, il giorno 29.04.1993.
Anche in questo caso il tabulato telefonico di Marcello Dell’Utri non segnala un aggancio della cella 055 corrispondente allora alla Toscana. Però la Dia, si legge sempre sul 'Fatto' ha valorizzato un appunto della segretaria di Marcello Dell’Utri in corrispondenza del 27 aprile 1993 “aereo X FI”, anche se va detto che il telefonino di Dell’Utri aveva agganciato celle milanesi nel pomeriggio del 27 aprile, alle 16 e 36, e al mattino del 28 aprile alle 9 e 33. Ovviamente è solo un’ipotesi investigativa.


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Salvatore Baiardo


Roma - agosto 1993/gennaio 1994
Nella relazione la Dia ha segnalato la "presenza di Dell’Utri Marcello, il giorno 18.01.1994, presso l’Hotel 'Majestic' di Roma insieme a funzionari e collaboratori di Publitalia 80 Spa, in periodo coincidente con l’incontro tra Graviano e Spatuzza al Bar Doney a Roma e con la strage dell’Olimpico, che doveva compiersi il 23.01.1994 in danno dei Carabinieri”.
Inoltre è stata rilevata anche la "compresenza su Roma il giorno 08.08.1993 di Dell’Utri Marcello - Ratti Miranda (la moglie ovviamente estranea all’indagine, ndr) e Graviano Giuseppe ivi accompagnato da Tranchina".
Prima dell'otto agosto, scrive la Dia, il telefonino di Marcello Dell’Utri che agganciava la cellula numero 06, si trovava il giorno prima e quello seguente in Sardegna.
La Dia annota che anche il cellulare di Fabio Tranchina, allora autista di Giuseppe Graviano, l’8 agosto intorno alle 12 e 30 aggancia la cella telefonica 06. Anche qui ovviamente potrebbero essere episodi frutti del caso.
Secondo l’informativa Dia del 16 marzo 2022 “tale attività investigativa permise di cristallizzare la presenza di Dell’Utri in Roma nei giorni tra il 17 e il 21 gennaio 1994, ovvero negli stessi giorni in cui vi era la presenza di Giuseppe Graviano e Gaspare Spatuzza per la preparazione della strage all’Olimpico con il loro incontro al Bar 'Doney' di Via Veneto, in cui Graviano disse a Spatuzza la frase ‘abbiamo il paese nelle mani’, introducendo poi i nomi di Berlusconi e Dell’Utri”.

Sardegna
"Compresenza in Sardegna - località Porto Rotondo - di Dell’Utri Marcello e i Graviano. Ivi accompagnati da Tranchina Fabio, nei primi giorni del mese di settembre 1993", ha scritto la Dia.
Dal 31 agosto 1993 invece il cellulare di Fabio Tranchina, fino al 5 settembre 1993, aveva agganciato la cella 070 corrispondente alla Sardegna. La Dia nei tabulati telefonici dei telefonini in uso a Dell’Utri aveva trovato anche chiamate sulla cella telefonica sarda a fine agosto e anche il 2 settembre.
Certo, potrebbero essere tutte coincidenze, tuttavia sono quelli momenti decisivi perché, come ha raccontato Gianni Letta al processo Dell’Utri, a fine agosto del 1993 in Sardegna, a Villa Certosa, per la prima volta Berlusconi gli parlò della sua intenzione di scendere in politica. Dell’Utri, ricordiamo, era favorevole.

La presunta villa che avrebbe ospitato i Graviano in Sardegna
In Sardegna a Punta Volpe, in località Porto Rotondo, come riporta il 'Fatto' ci sono due ville e un comprensorio di villette a schiera che si trovano a pochissima distanza e che hanno attirato l’attenzione della Dia.
Una delle due, secondo delle indicazioni confidenziali non riscontrate di Salvatore Baiardo, potrebbe avere ospitato i fratelli Graviano nell’estate del 1993.
La seconda villa (che si trova a pochi passi da quella che secondo la Dia somiglia a quella indicata da Baiardo), invece, è di proprietà della Minerva Finanziaria, società allora intestata a Veronica Lario per il 99 per cento e a Silvio Berlusconi per il restante uno per cento.
La villa fu affittata il 15 gennaio 1991 fino al 15 gennaio 1996 da Publitalia 80, per 50 milioni di vecchie lire all’anno. Per la Minerva Finanziara Spa, firmò l’amministratore Giuseppe Spinelli. Per Publitalia 80 firmò l’amministratore Marcello Dell’Utri. Le parti convennero che la villa sarebbe stata destinata “esclusivamente ad uso foresteria per dirigenti della Società conduttrice, nonché per clienti fornitori della stessa e per relazioni pubbliche.
Ad ogni modo la Dia ha riportato possibili (ripetiamo possibili) indizi sulla presenza in quella zona dei boss Graviano nell’estate 1993 e ha acquisito il contratto di locazione stipulato nel 1991 dalla società Minerva Finanziaria di Veronica e Silvio con la Publitalia 80 amministrata da Marcello Dell’Utri, il quale disponeva già di un’altra villa, affittata sempre da Publitalia, e che si trova però a Punta Lada, a distanza di qualche chilometro e più vicina alla celebre villa di Silvio Berlusconi, Villa Certosa.


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Sul 'Fatto' si legge che la Dia ha accertato che una delle villette rosa a schiera era stata affittata dal favoreggiatore dei Graviano, Salvatore Baiardo, per il mese di agosto 1993. Baiardo, secondo gli accertamenti della Dia, ci era andato il 17 agosto in giornata con volo A-R Meridiana da Milano, portando all’andata una valigia, però non ci abitava.
In base anche alle dichiarazioni dell'autista di Giuseppe Graviano, divenuto collaboratore di giustizia nel 2011, Fabio Tranchina, secondo gli accertamenti della Dia, la casetta rosa dei Tramonti era a disposizione dei fratelli Graviano che lui accompagnò in Sardegna quell’anno a fine agosto e riprese dopo una decina di giorni a settembre. Anche se Tranchina dichiarò che non aveva certezze sul luogo in cui dormivano i due fratelli e le loro due compagne. Molti buchi che, va detto, costituiscono un quadro ancora tutto da ricostruire e provare.

Graviano e quell'appartamento Milano 3
Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, Giuseppe Graviano aveva detto chiaramente di aver incontrato Silvio Berlusconi da latitante "almeno per tre volte" e che l’ultima sarebbe avvenuta nel dicembre del 1993, ovvero poche settimane prima del suo arresto (avvenuto il 27 gennaio 1994), in un appartamento a Milano 3. ("È successo a Milano 3, è stata una cena. Ci siamo incontrati io, mio cugino e Berlusconi. C'era qualche altra persona che non ho conosciuto. Discutiamo di formalizzare le società").
I legali di Berlusconi hanno bollato queste ricostruzioni come fantasiose e infamanti.
Gli investigatori, come riportato dal 'Domani', per verificare le parole di Graviano hanno setacciato il complesso residenziale di Milano 3.
Secondo le indicazioni del capo mafia (molto vaghe, ragion per cui le verifiche potrebbero anche non portare a nulla) l’appartamento era "ubicato a Milano 3" ed "era un appartamento piccolo, forse un paio di stanze, sito al primo o secondo piano di una palazzina servita da ascensore". "Dalla finestra sul retro si vedeva una caserma dei carabinieri" e "la strada di fronte a tale palazzina si attraversava tramite un ponticello (ve ne era più d'uno su tale strada) che conduceva a uno spazio antistante una piscina e più avanti vi era un albergo e un centro commerciale".
Sulla base di queste indicazioni gli investigatori, riporta il 'Domani' hanno scritto che "gli elementi fattuali e documentali che hanno condotto, fra i numerosi edifici analoghi costituenti il Comprensorio Milano 3 di Basiglio, ad individuare nella residenza Alberata lo stabile, verosimilmente l’appartamento 223, quello indicato da Giuseppe Graviano". Nell’informativa, si legge: "Partendo dall'imprescindibile elemento fornito dal dichiarante (Graviano, ndr) che dall'appartamento fosse visibile la locale ed unica stazione dei carabinieri lo stabile di interesse è stato agevolmente individuato nell'edificio A della residenza Alberata".
Gli investigatori hanno anche effettuato delle verifiche sui proprietari e dei locatari a partire dagli anni in cui Graviano sostiene di aver incontrato Berlusconi nell’appartamento di Milano 3. L’interno 223,  scala 2 e piano secondo (per gli inquirenti) era di proprietà di tale Corrado Cappellani. Ma scoprono che all’epoca era stato affittato a Emanuele Fiore, deceduto nel 2012. Fiore è lo zio paterno del boss di Cosa nostra Antonino Mangano.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto di copertina © Imagoeconomica

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