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La Dia è convinta che quando parla di "Marcello" sia l'ex senatore di Forza Italia

L'inchiesta sui mandanti esterni delle stragi del 1993, che vede indagati l'ex Premier Silvio Berlusconi e l'ex senatore Marcello Dell'Utri, in questi anni è stata aperta e chiusa più volte dalla Procura di Firenze. 
Il filo era stato ripreso in un primo momento con le intercettazioni in carcere tra il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano e la dama di compagnia Umberto Adinolfi. Poi ci sono state le stesse dichiarazioni spontanee di "Madre Natura" (così chiamavano i suoi sodali Graviano, ndr) nel processo calabrese 'Ndrangheta stragista. Infine, nel 2022, il nuovo prolungamento di indagine dopo le dichiarazioni di Salvatore Baiardo nell'intervista a Massimo Giletti. 
E' in questo tempo la Procura di Firenze, con i magistrati Luca Tescaroli e Luca Turco, ha anche interrogato Graviano, sia nel novembre 2020 che nell'aprile 2021, per approfondire quei riferimenti che il capomafia faceva sui presunti incontri, da latitante, con Silvio Berlusconi e sull'esistenza di una "carta scritta" per sancire i rapporti economici tra la sua famiglia e quella dell'allora imprenditore. 
C'è un aspetto che, ovviamente, non appare inosservato.
In questi atti, così come ha fatto nel processo 'Ndrangheta stragista, Graviano ha negato ogni tipo di conoscenza con Marcello Dell'Utri (già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa).
Così come riportato da Il Fatto Quotidiano negli interrogatori un punto di partenza per approfondire il tema sono state due conversazioni in cella del 1998 e 1999 con la sorella Nunzia in cui, per la Dia, parlerebbe proprio dell’ex senatore cercando di portare, tramite l’avvocato Fragalà, messaggi all’esterno verso vari soggetti tra cui, appunto, un 'Marcello' che secondo gli inquirenti sarebbe Dell’Utri.
Ancora una volta il riferimento è all'informativa della Dia del 16 marzo 2022 (atto depositato nel procedimento incidentale sulle perquisizioni ai fratelli di Giuseppe Graviano, non indagati, volte proprio alla ricerca dei documenti a cui faceva riferimento il capomafia).
La premessa d'obbligo è che gli elementi riportati sono degli spunti investigativi che, come ricordato dal quotidiano, "per ora non hanno portato nemmeno a un avviso chiusura indagine ma che sono di interesse pubblico perché rivitalizzati dalla Dia e messi in relazione con atti e fatti più recenti"; che sia Dell'Utri che Berlusconi sono stati già indagati più volte (e archiviati) nel procedimento sui "mandanti esterni" e che finora non c'è mai stato neanche un avviso di conclusione indagini; che ad oggi, sul parlato di Graviano, non risultano riscontri.


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Il procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli © Paolo Bassani


Nell'informativa della Dia si parla di "elementi di connessione tra Giuseppe Graviano e Marcello Dell’Utri" e si fa riferimento alle "indagini condotte dal centro operativo Dia di Palermo nell’ambito dell’operazione ‘Lince’ (procedimento penale n. 1519/08-21 DDA) in particolare". E' in quell'ambito che si riportano delle intercettazioni, datate 24 giugno 1998 e 24 marzo l999, con "due colloqui presso il carcere di Spoleto tra il detenuto Giuseppe Graviano e i suoi familiari ai quali il predetto esprimeva la necessità di riportare all’esterno della struttura carceraria suoi messaggi da recapitare a terzi tramite l’avvocato Fragalà". "Tra i destinatari dei messaggi, nel primo colloquio, - prosegue la Dia - faceva riferimento più volte a tale ‘Marcello’, mentre nel secondo colloquio cita il cognome ‘Dell’Utri’ e la necessità di reperire l’indirizzo del citato avvocato”. 
L'avvocato Fragalà, oggi deceduto e tra il 1994 ed il 2006 parlamentare di AN, fu aggredito nel febbraio 2010 da un manipolo di mafiosi di Palermo. E morì dopo tre giorni di coma. E' una vittima di mafia.
La Dia non ha dubbi e scrive, richiamando delle indagini del 2013, che "in considerazione degli accertamenti (…) gli investigatori identificarono il citato ‘Marcello’ proprio in Marcello Dell’Utri”. 
Nella nota poi si riporta l'esito dei più recenti interrogatori con il pm Tescaroli. Graviano, che ha chiesto di ascoltare i nastri che però non si troverebbero più, ha negato il senso dato a quel discorso dagli investigatori. 
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, in quel dialogo con i familiari vi sarebbero anche altri soggetti indicati da Graviano, oltre all'avvocato Fragalà. Sarebbe citato anche l'avvocato Zito e vi sarebbero riferimenti al Sismi e ad un soggetto indicato con la parola “barba”. In quel frangente di dialogo verrebbe riportato che il boss avrebbe fatto dei gesti che farebbero riferimento al rischio che ci siano microspie in giro in grado di intercettare il discorso che lui vuol portare fuori dalla cella. 
“Oltre al riferimento al SISMI (Servizio segreto militare, attuale AISE, ndr), appare quanto mai singolare che Graviano Giuseppe, dopo aver nominato gli avvocati Zito e Fragalà - scrive la Dia - indichi un altro personaggio (sia con gesti, sia con parole) denominato: ‘barba’ correlandolo all’anzidetto apparato di sicurezza nazionale”, cioé al SISMI, ora AISE.
In questi termini è davvero difficile dare un senso compiuto a quelle parole di Graviano che sostiene che "la trascrizione" non è esatta. 
Di "barba", a detta del boss, non avrebbe mai parlato per indicare qualche persona. 
E quando il pm Tescaroli gli ha chiesto chi fosse invece "Marcello", il capomafia ha anche ipotizzato che potesse trattarsi di Marcello Tutino o di qualche altro Marcello perché lui, lo può "assicurare", "il signor Dell'Utri" non lo conosce. 
L'ipotesi Tutino non è molto convincente. Perché il nome di un sottoposto inserito in quel contesto di conversazione non avrebbe molto senso. 
Successivamente la Dia richiama le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza e le parole dette da Graviano in cella nel 2016 sulla “bella cosa” che a suo dire gli sarebbe stata chiesta da un “lui” che negli interrogatori sostiene essere Berlusconi.
Graviano, però, ha anche sempre sostenuto che la "bella cosa" non ha a che fare con le bombe, ma agli "investimenti immobiliari". 
Una spiegazione che la Dia non ritiene credibile e infatti scrive: "In conclusione, si può quindi affermare che la conversazione ambientale del 10.4.2016, oggetto di rivalutazione nel corso dell’odierna delega di indagine, è riconducibile al contesto criminale relativo alla strage dell’Olimpico del 23.1.1994, con il coinvolgimento di Silvio Berlusconi, per il tramite di Marcello Dell’Utri, quale diretto interessato alla sua realizzazione”. Una conclusione che, ovviamente, è ancora tutta da dimostrare.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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