La magistrata ingabbiata e resa invisibile dalla definizione "moglie di Giovanni Falcone"
"Dal 23 maggio del 1992, strage di Capaci, Francesca Morvillo è stata ingabbiata e resa invisibile nella definizione 'moglie di' Giovanni Falcone, che muore per una tragica fatalità.
Invece è stata una magistrata di estremo valore, per oltre sedici anni sostituto procuratore al Tribunale minorile di Palermo dove, con un approccio all'avanguardia, ha cercato di recuperare i bambini finiti in carcere. Successivamente, al Tribunale di Appello ha seguito processi cruciali contro la mafia, tra cui quello a carico di Vito Ciancimino".
È in queste poche righe che nella quarta di copertina de "Il mio silenzio è una stella. Vita di Francesca Morvillo, giudice innamorata della giustizia" (ed. Piccola Biblioteca Einaudi) si coglie l'essenza dell'ultimo scritto della giornalista Sabrina Pisu. Uno scritto intriso di una storia "che guarda ora avanti e ora indietro, perché passato, presente e futuro si sono sovrapposti, smottati, come la terra, quel giorno a Capaci.
Per Francesca Morvillo e per i suoi occhi onesti sul mondo, che sapeva comprendere senza dire troppo, che spero di essere riuscita a conoscere, riconoscere davvero e, quindi, raccontare trovando parole misurate, esatte, giuste: quelle che cercava sempre di trovare lei.
Scrivo per Francesca Morvillo che spero, soprattutto, di non aver tradito".
Il saggio trasuda tutto l'impegno nel rimettere insieme dei tasselli volutamente dimenticati da una retorica di comodo che va molto di moda nel nostro paese, raccontando la figura di una magistrata che ben lungi dall'essere 'solo' la moglie del giudice Falcone.
Francesca Morvillo racchiudeva in sé qualità professionale e sensibilità umana. Di lei parlano le carte conservate nell'archivio storico dell'Università degli Studi di Palermo ritrovate nel 2022 da Mario Varvaro, professore di Diritto romano presso l'Università degli Studi di Palermo e delegato del rettore all'archivio storico di ateneo: "Da studentessa si è impegnata costantemente e con serietà, in un sistema nel quale era comune la pratica delle raccomandazioni di massa, molti professori erano legati a doppio filo con un mondo politico contiguo agli interessi mafiosi. Erano pochissimi i docenti che combattevano il sistema, come Bernardo Albanese e Girolamo Bellavista che, per l'esame di procedura penale, affisse sulla porta dell'aula degli esami un elenco completo dei raccomandati e i nomi di chi li raccomandava".
Francesca Morvillo sostiene l'esame di procedura penale con il professor Girolamo Bellavista il 30 ottobre del 1966, prende 30 e lode. E una studentessa che compie l'intero percorso universitario nel rispetto delle regole, costruendo così le migliori premesse di una vita professionale votata a lavorare per farle rispettare. Anche questa è lotta alla mafia, perché la mafia prospera in contesti nei quali non si hanno meccanismi in grado di rendere effettivo ed efficace il complesso di regole necessarie in una società che possa definirsi civile".
Tutti questi riconoscimenti, ricordiamo, vennero scritti nero su bianco in un’epoca in cui le donne erano ancora considerate come 'le custodi della casa'.
© Davide de Bari
Donne con la toga
È il 22 gennaio del 1970 quando davanti a un collegio di giudici, tutti uomini, e alla presenza del pubblico ministero Pietro Giammanco, Francesca Morvillo viene nominata uditore giudiziario e destinata al Tribunale di Palermo.
Francesca Morvillo nel solo 1990 deposita 767 sentenze penali, il numero più alto tra i suoi colleghi della Terza sezione.
La storia del suo impegno ha ispirato molte donne a intraprendere la carriera in magistratura e a imitare il suo metodo, incentrato sulla riservatezza e l'umiltà. "Se non ci fosse stato lo scempio di Capaci, se non avessi letto con avidità e commozione la storia umana e professionale di Francesca Morvillo, il mio percorso professionale e di vita sarebbe stato profondamente differente", racconta Lia Sava nel libro, che dal marzo 2022 è procuratore generale di Palermo, prima donna a ricoprire l'incarico. Nel 2018, con la nomina a Caltanissetta, è stata la prima donna procuratore generale nella storia della magistratura siciliana.
Per 17 anni è stata sostituto procuratore al tribunale dei minorenni e poi consigliera di Corte d'Appello. Dalle carte emerge l'alto profilo professionale di Francesca Morvillo: "Lei comprende quanto sia decisivo svolgere l'attività investigativa in prima persona - si legge - e lo fa sempre, ascoltando w le persone informate sui fatti personalmente, anche per i reati di minore gravità, nonostante il pubblico ministero, che è il magistrato della Procura della Repubblica che svolge le indagini e sostiene l'accusa dopo che sono stati commessi dei reati, abbia la possibilità di delegare la polizia giudiziaria a sentire i testimoni. Lei studia tutto con grande attenzione, si sofferma su ogni singolo dettaglio contenuto nelle informative delle forze dell'ordine, riascolta i testimoni anche dopo che sono stati già sentiti da carabinieri e polizia. Interroga più volte i piccoli indagati e dimostra sempre una grande attenzione per il linguaggio, quando redige il verbale trascrive con precisione le parole esatte usate dai minori, riporta anche i termini dialettali".
Francesca Morvillo cercò sempre di capire quali erano le cause e i significati di un comportamento del minore in un tempo in cui il sistema penale minorile, di retaggio fascista, promuoveva l'aspetto repressivo.
Francesca Morvillo e Giovanni Falcone
"Lei interviene a tutela del minore sulla base di norme che non esistevano”, ha detto Claudia Caramanna, oggi procuratore per i minorenni di Palermo.
"I giovani ricevono attenzione da lei, che li vede per la prima volta e, finalmente, come persone, cercando di renderli consapevoli del reato che hanno commesso dicendogli che possono con un supporto fare un percorso per reintegrarsi nella società".
L'eredità di Francesca Morvillo
Uccisa da Cosa nostra e non solo assieme al marito in quel terribile 23 maggio del 1992, è stata la prima ed unica giudice donna ad essere uccisa dalla mafia.
Quando si parla di vittime della mafia, si suole dire che l’amore è più forte della morte: mai questo messaggio è stato declinato meglio che nella vita di Francesca Laura Morvillo, impegnata in prima linea nella lotta contro ogni forma di prevaricazione e di violenza.
La sua eredità è stata ben più grande di quanto sin ora narrato e con il libro di Sabrina Pisu questa eredità ora è libera di ispirare i giovani ai valori della giustizia e dell'uguaglianza sociale.
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