Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Oggi compie 52 anni il fondatore di WikiLeaks, da quattro recluso a Belmarsh

Perseguitato. Non esiste attributo migliore per spiegare la condizione che Julian Assange vive da tredici anni. Silenziato, spiato, rinchiuso. Messo in carcere per aver acceso una luce che doveva rimanere spenta. Lui, che la luce della libertà non la vede da più di un decennio, rischia di passare il resto dei propri giorni in un carcere di massima sicurezza; gli assassini per gioco, i truffatori, i corrotti e i potenti vari, messi a nudo, nei loro crimini e nei loro soprusi, dai documenti pubblicati su WikiLeaks, invece, hanno fatto carriera. Perché sì, è così che va. Anche nel moderno occidente i giornalisti che fanno tremare il Potere devono essere fermati, e uccisi se necessario. Ad una condizione: il silenzio. Il silenzio dei media, il silenzio della politica, il silenzio della gente. Silenzio che, prima ancora, significa delegittimazione e fango. Perché, poi, schierarsi dalla parte di uno stupratore, di un hacker che mette a repentaglio la vita dei soldati sul campo? Perché?
Perché la menzogna è verità. Perché tutto si ribalta. E allora il giornalista che fa il suo lavoro deve essere distrutto, per far persistere un sistema che si fonda sull’ingiustizia, che diventa normalità.





In 1984, Orwell fa dire a uno dei torturatori del protagonista, Winston Smith: “Se vuoi un'immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano - per sempre”.
Silenzio, dicevamo. Se non vogliamo un’immagine del futuro in cui un giornalista viene incarcerato per il suo lavoro, dobbiamo rifiutarlo. Così come lo ha rifiutato Julian. Così come Chelsea Manning ed Edward Snowden. E dobbiamo lottare. Almeno un centesimo di quanto lo fa, ogni giorno, Stella Morris.
Poi dobbiamo sognare. Che, anche se nessuno potrà ridargli gli anni persi, anche se non potrà più tornare quello di prima, Assange sarà libero. E se questo non succederà, sognare un mondo senza guerre e malaffare, impegnarsi per averlo, sarà ancora di più un dovere.
Buon compleanno, Julian. #Freeassange fino alla fine.

ARTICOLI CORRELATI

Papa Francesco incontra la moglie di Julian Assange: ''Sono preoccupato''

Assange, Dormino: ''La mia scultura rappresenta un’arma di costruzione di massa critica''

Julian Assange, 25 ex-diplomatici hanno lanciato un appello per la sua liberazione

Julian Assange va difeso con tutte le nostre forze: perché firmare l'appello del Fatto

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos