Sono Michela Brandalise e da cittadina italiana esprimo il mio dissenso sulla posizione assunta dallo Stato italiano nella risoluzione per ammettere la Palestina come membro dell’ONU, con votazione del 10 maggio 2024.
L’Italia si astiene insieme ad altri 24 Paesi: Albania, Austria, Bulgaria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Lettonia, Lituania, Malawi, Isole Marshal, Monaco, Olanda, Nord Macedonia, Paraguay, Repubblica Moldava, Romania, Svezia, Svizzera, Ucraina, Regno Unito, Venezuela.
Argentina, Cechia, Ungheria, Israele, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, USA sono i 9 Paesi che si sono espressi contrari.
Il resto del mondo ha votato a favore, 143 Paesi che sostengono l’ammissione della Palestina come 194° Stato membro dell’ONU.
Questo voto mostra realmente quali siano i membri a favore della Palestina, anche se questa è una decisione virtuale perché dovrà essere confermata dal Consiglio di Sicurezza, dove gli USA la bloccheranno con il veto, già espresso il 18 aprile scorso.
Incomprensibile e inaccettabile come gli Stati Uniti possano continuare a rappresentare nel mondo la democrazia per eccellenza, dove democrazia è sinonimo di libertà. Il sogno americano si rifà a tutti i principi basati sulla libertà ma dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri è evidente che questo sogno è stato infranto dalle continue guerre dove gli USA sono stati i promotori, dimostrando di essere i primi a voler privare delle libertà paesi come la Palestina dove è in corso un genocidio o in altri paesi fornendo armi e fomentando conflitti e tutto questo solo per un tornaconto economico, per poter risollevare un’economia interna ormai al collasso. Vergognosamente lo Stato italiano dimostra ancora una volta di offendere la nostra Costituzione, di non rappresentare i propri cittadini e di essere un Paese vassallo degli Stati Uniti.
Ciò che più fa sdegno è l’ipocrisia con cui si è espresso il Governo rispetto alle dichiarazioni di Giorgia Meloni con riferimento:
(ANSA) - ROMA, 24 GEN 2024 - "L'Italia è da sempre per uno Stato palestinese, per questo non condivido la posizione espressa dal primo ministro israeliano sulla materia".
Se non bastasse da un recentissimo discorso di Sergio Mattarella Presidente della Repubblica italiana, la nostra più alta carica dello Stato, nel ricordare la festa per la fondazione dello Stato di Israele afferma che l’Italia si impegna nel difendere il diritto di Israele ad essere uno stato che possa vivere pacificamente nel pieno diritto a esistere e dimentica che in corrispondenza di questo evento ricorre la Nakba o catastrofe, disgrazia del popolo palestinese che ha perso la propria Patria ancestrale, nella quale si stima che circa 800.000 persone siano fuggite o siano state sfollate da quello che oggi è Israele. Questo è stato il punto di partenza di un tragico processo segnato dalla criminalità, dal furto di terre, dall’insediamento di coloni estremisti e dalla distruzione di tutto ciò che rappresenta la storia e la cultura palestinese e che oggi è sotto gli occhi di tutti essere la più grande operazione militare di sterminio di un popolo.
Come Mattarella stesso ammette di voler lavorare per “una soluzione a due Stati, giusta, necessaria, sostenibile, in linea con il diritto internazionale", con tutto il rispetto per la carica che egli ricopre, dimostra di proferire false parole perché nei fatti nessun governo occidentale si sta impegnando in questo senso e tanto meno lo ha dimostrato l’Italia con la sua astensione.
Un’altra macchia indelebile segna la storia del nostro fu Bel Paese rendendosi complice del genocidio del popolo palestinese e lasciando continuare Israele imperterrita e impunita a portare avanti il suo sistema di apartheid, bombardando in modo indiscriminato case e strutture civili, dalle scuole ai luoghi di culto agli ospedali, sequestrando, torturando e uccidendo civili, medici, giornalisti, insegnanti e intellettuali.
In vista dell’anniversario della Nakba (15 maggio), con questa astensione a noi italiani spetta la medaglia del disonore di essere ciechi ai diritti umani e senza spina dorsale né dignità.
Oltre 35000 vittime, per lo più civili e bambini indifesi, decine di migliaia di feriti e mutilati e sofferenze inenarrabili a tutto il popolo costretto a una fuga senza fine e senza scampo e privato dei beni essenziali alla sopravvivenza.
A questo proposito va ricordato che l’Italia ha interrotto il suo sostegno all’UNRWA, che opera per le Nazioni Unite per garantire risorse essenziali al popolo palestinese assediato e massacrato, così come sono stati vergognosamente tagliati i finanziamenti alle altre organizzazioni umanitarie che intervengono a Gaza.
Abominevole sentire nelle nostre testate giornalistiche e televisive che Israele sia osannato come “l’unica democrazia del Medio Oriente” di fronte alle atrocità che sta commettendo, dimostrando la profonda corruzione morale in cui versa l’attuale classe dirigente occidentale e la stampa che le tiene lo strascico.
Israele non potrebbe realizzare il suo disegno criminale senza l’appoggio delle potenze occidentali che lo rifornisce costantemente di armi, munizioni e denaro, con in testa USA, Germania e Italia. Il nostro Paese, infatti, nonostante le bugie e l’ipocrisia del ministro Tajani, del ministro Crosetto e della premier Meloni, è il terzo fornitore al mondo di armamenti per il genocidio.
E’ evidente che al nostro Governo non interessa che le piazze siano sempre più gremite di cittadini che manifestano il proprio dissenso all’invio di armi, alla guerra e al genocidio del popolo palestinese, che i nostri giovani universitari svegli di ragionamento critico, stiano piantando le tende nelle università per richiedere di interrompere i rapporti di collaborazione tra atenei ed aziende, come ad esempio Leonardo Spa e altri, che di fatto coinvolgono gli atenei nella devastazione in Palestina promuovendo ricerche e sperimentazioni di tecniche belliche anche attraverso l’intelligenza artificiale, ad esempio per essere utilizzata ad individuare i civili palestinesi “potenzialmente” associabili al terrorismo.
Questi giovani non si sono fermati alla violenta intimidazione di repressione subita nei mesi scorsi durante le manifestazioni e rappresentano il futuro della nostra resistenza, sostenendo l’intifada intesa come insurrezione che i resistenti palestinesi hanno iniziato a combattere con le pietre contro un avversario potentissimo ed equipaggiato di mezzi militari pesanti, anche di aerei (M-346 di Alenia Aermacchi, società di Finmeccanica, che il nostro Stato gli vende), perchè scelgono di vivere la resistenza al potere radicante del sionismo con fermezza, perseveranza e determinazione. Così oggi l’intifada è diventata per i civili palestinesi, come per i nostri giovani, un’azione consapevole di resistenza non violenta attraverso scioperi, boicottaggi, sit-in, flash mob e manifestazioni di ogni tipo per porre fine a questa perpetua ingiustizia.
Anche gli studenti americani, fino ad oggi riconosciuti come gruppo sociale meno politicizzato, hanno capito che nell’intifada è racchiuso il senso della verità della salvezza e quale sia la posta in gioco, che non si tratta solo di Palestina, ma di comprendere di essere dominati da un potere perverso che mira alla progressiva militarizzazione e compressione degli spazi democratici, nell’erosione costante dei diritti sociali, civili e umani e dove la guerra serve a giustificare la perdita progressiva delle libertà. Anche loro hanno compreso che nessuno si salverà da solo, che salvarsi significa abbattere il male in tutte le sue strutture e ramificazioni, nazionali e sovranazionali; hanno compreso che quel che succede a Gaza, ma non soltanto lì, riguarda tutti noi non soltanto in senso umano e ideale, ma anche in modo molto pratico. Basti pensare alla dichiarazione del senatore repubblicano USA quando afferma “che Israele dovrebbe sganciare bombe nucleari su Gaza per porre fine alla guerra”
https://casadelsole.tv/senatore-usa-bombe-nucleari-su-gaza/
Ignorando le proteste e gli appelli, ancora una volta l’Italia si è espressa NON IN NOSTRO NOME!
In fede nella Costituzione Italiana del 1948
Michela Brandalise