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Buon pomeriggio sono Alessandro e scrivo dalla provincia di Verona per l’episodio occorso venerdì 10 maggio 2024 ove il Presidente della Regione Campania, in occasione della consueta diretta su Facebook, nel commentare la notizia relativa alla presentazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del progetto di riforma istituzionale del premierato, ha sbeffeggiato don Maurizio Patriciello.
In particolare, il Governatore Campano nell’ironizzare sui “noti costituzionalisti” presenti all’incontro istituzionale, commentava la presenza di don Maurizio Patriciello con l’appellativo di “… il Pippo Baudo dell'area nord di Napoli …”.
Per chi non lo conosce, don Maurizio Patriciello è Parroco nel quartiere Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, simbolo impegnato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. È nato nel 1955 a Frattaminore (NA) e in seguito a un incontro casuale con un frate francescano ha deciso di trasformare la sua vita. Da oltre due anni, dopo un attentato intimidatorio occorso nella notte tra l'11 e il 12 maggio 2022, quando una bomba carta esplose davanti alla sua abitazione, vive sotto scorta. Don Maurizio promuove le sue battaglie contro la camorra sia attraverso i social media (Facebook e Instagram) ma anche con la pubblicazione di libri, fra i quali ricordiamo: Nuovo Vangelo dalla terra dei fuochi (2024), Meraviglioso. Storia d’amore nella “terra dei fuochi” (2018), Madre terra, fratello fuoco. Le mamme della Terra dei Fuochi. (2016), Non aspettiamo l’apocalisse. La mia battaglia nella terra dei fuochi (2014).
Le reazioni non si sono fatte attendere.
La Premier ha reagito all’episodio con un post sul suo profilo Facebook, sostenendo il parroco e scrivendo che De Luca anziché aiutarlo facendogli sentire il sostegno delle istituzioni, lo ha deriso, dando “un segnale spaventoso”. La Meloni ha rassicurato Padre Maurizio sottolineando “… che lo Stato c'è ed è al suo fianco. Che non è solo. E che gli uomini e le donne che non hanno scambiato le istituzioni per il palcoscenico di un cabaret, ma svolgono il loro compito con disciplina e onore, conoscono e riconoscono il valore dei suoi sacrifici”.
Il Governatore della Campania è, quindi, intervenuto sostenendo come si fosse levata, nei suoi confronti, una grande mistificazione e un'aggressione mediatica, e precisando come la sua polemica fosse nei confronti della Meloni che aveva utilizzato la presentazione di un progetto istituzionale per fare una sceneggiata di politica politicante.
Don Maurizio, dal canto suo, ha risposto a De Luca esprimendo forte dolore per le parole proferite dal “caro fratello Vincenzo”, scrivendo di non meritare le offese gratuite del Governatore e rammaricandosi del fatto che, se dagli insulti e dalle minacce dei camorristi era abituato da tempo, vivendo da due anni sotto scorta, ben altra cosa era essere pugnalato a tradimento dal Presidente della Regione.
Al sacerdote hanno espresso, poi, solidarietà sia la Presidente della Commissione antimafia dott.ssa Chiara Colosimo che il Ministro dell'Interno dott. Matteo Piantedosi.
Dal centro-sinistra si è levata la voce del capogruppo del Pd in Commissione Antimafia, Senatore Walter Verini, che ha riconosciuto in don Patriciello un simbolo dell'impegno contro la criminalità organizzata e come fosse fuori luogo l’ironia del Presidente Campano.
La Chiesa, nella persona del vescovo Angelo Spinillo e la Diocesi di Aversa hanno contestato la gravità di quanto accaduto non comprendendo il senso del giudizio sulla persona e sull'azione pastorale di un sacerdote che è impegnato nell'ordinario contesto della parrocchia in cui opera e che, per le gravi minacce ricevute dalla malavita camorristica, è costretto a vivere sotto scorta.
Questo quanto accaduto nel giro di qualche giorno.
Da spettatore di questo poco edificante episodio e da neofita delle tematiche connesse all’antimafia, vorrei solo esprimere due pensieri. Il primo è relativo al fatto che da come si comportano i protagonisti della vita politica del nostro paese, indipendentemente dallo schieramento a cui appartengono, mi sembra che a volte non abbiano ben compreso che per sconfiggere le mafie bisogna essere tutti uniti. È necessario che tutti remino nella stessa direzione, perché solo così le si possono combattere e sconfiggere. Ritengo che episodi come quello sopra descritto siano inutili, e probabilmente anche dannosi, perché distolgono le energie e l’attenzione dall’obiettivo comune: la lotta contro il crimine organizzato e la creazione di una società più equa, solidale e pacifica. La seconda considerazione, ribadita più e più volte dagli esperti della lotta alla criminalità, è che le mafie non si sconfiggono con le chiacchere o l’ilarità ma con azioni concrete, cioè con i fatti, promuovendo, innanzitutto, la cultura dell’antimafia nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Ed anche con la presenza concreta dello Stato e delle Istituzioni che dovrebbero investire maggiori risorse, sia umane che economiche, nelle zone più depresse della nostra penisola per creare lavoro, occupazione, sviluppo e senso di appartenenza ad un'unica grande comunità, ad una sola grande famiglia: quella di uomini che vogliono vivere in pace, armonia, solidarietà e fratellanza.

Foto © Imagoeconomica

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