“Non siamo pronti per aprire certi cassetti. Forse non poteva dirmela, la verità"
Dopo mesi di silenzio Massimo Giletti torna a far sentire la propria voce. Lo ha fatto con un'intervista al settimanale “Gente” in cui racconta i futuri progetti in Rai, ma anche ciò che ha vissuto a seguito della defenestrazione da La7 e l'incredibile chiusura del suo programma, "Non è l'Arena", nonostante il 6% di share.
Una scelta presa dall'editore Urbano Cairo. “Quello che ho vissuto è stato il tradimento di una persona che consideravo un vero fratello - ha affermato con rammarico - non voglio parlare della questione giudiziaria, entro nel merito di quella umana. Non mi sarei mai aspettato che la persona che mi abbracciò quando morì mio padre e che mi trovai all'improvviso alle spalle nella giornata in cui lo seppellivo, potesse, senza dirmi nulla, senza neppure guardarmi negli occhi, senza darmi una parvenza di motivazione, chiudere non solo un programma, ma chiudere un rapporto umano”.
Quindi, pur non entrando sulle vicende che lo hanno visto anche testimone della Procura di Firenze che indaga sui mandanti esterni delle stragi, ha aggiunto: “Nel momento in cui io affrontavo un certo tipo di temi, davvero delicatissimi, la libertà è venuta meno. Non siamo pronti per aprire certi cassetti, evidentemente forse Cairo non poteva dirmela, la verità”.
Di quello stop improvviso ci siamo occupati più volte in questo giornale. Una vicenda che parte dalla puntata in cui, nel novembre del 2022, Salvatore Baiardo, gelataio piemontese di origini siciliane che all’inizio degli anni Novanta gestì la latitanza dei fratelli stragisti Giuseppe e Filippo Graviano, profetizzò che in pochi mesi si sarebbe giunti all'arresto del boss Matteo Messina Denaro.
Cosa che poi avvenne il 16 gennaio 2023. Dopo la cattura del boss di Castelvetrano (oggi deceduto).
Giletti dedicò diverse puntate cercando anche di approfondire il tema delle protezioni di cui aveva goduto. E poi ancora erano stati sviluppati argomenti come la trattativa Stato-mafia, la mancata perquisizione del covo di Riina nel 1993, la strage di via d’Amelio, la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino e così via, mostrando al grande pubblico una serie di fatti che sono stati parte della storia del nostro Paese.
Il programma, però, viene chiuso improvvisamente.
Ciò accade nello stesso momento in cui diviene di dominio pubblico la notizia che Giletti era stato sentito dai magistrati della Procura di Firenze, Luca Turco e Luca Tescaroli proprio dopo la puntata dell'intervista a Baiardo di novembre in quanto vogliono sapere se quest'ultimo “avesse la disponibilità di materiale relativo ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, inerente agli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri”.
Ed è a quel punto che Giletti racconta che Baiardo gli mostrò una foto dove sicuramente era ritratto Berlusconi con altre persone che, a detta dello stesso gelataio di Omegna, sarebbero il boss Giuseppe Graviano ed il generale dei carabinieri Francesco Delfino (generale dell’Arma passato anche dai Servizi segreti).
Massimo Giletti
Una foto che, qualora fosse esistente, non sarebbe solo uno scoop giornalistico, ma un'importante prova dei rapporti tra Berlusconi e il boss Graviano prima dell’arresto di quest’ultimo.
Ed è proprio su quella fotografia che a nostro avviso, potrebbe nascondersi il segreto della chiusura del programma di Giletti.
Del resto lo sostiene anche il Tribunale del riesame di Firenze che lo scorso 29 settembre ha sciolto la riserva e disposto la misura degli arresti domiciliari per Salvatore Baiardo (misura che per divenire esecutiva deve attendere la pronuncia della Cassazione dopo il ricorso presentato da quest'ultimo).
“Esiste - scrive il tribunale, nel segnalare come Giletti pagasse Baiardo per le sue interviste - un’elevata probabilità che la trattazione di questo tema gli sia costato la chiusura della trasmissione da parte di Urbano Cairo, persona in passato legata a Silvio Berlusconi. Non sono emersi ragionevoli altri motivi per la chiusura della trasmissione, né le indagini hanno fatto emergere una audience bassa in relazione ai programmi similari ed alla fascia oraria di messa in onda. Si segnala anzi repentinità della decisione, maturata proprio quando veniva sviluppata l’inchiesta sui contatti Graviano-Berlusconi dei primi anni Novanta. Tuttavia la decisione, certamente allarmante sul piano della libertà d’informazione e della tutela del giornalismo d’inchiesta, non avvalora di per sé la fondatezza di una vicenda tremenda per la storia della Repubblica Italiana, quanto il timore di mandare avanti un’inchiesta scomoda”.
E se vi fosse anche altro? Può essere possibile che Cairo, collaboratore e amico di lunga data di Berlusconi fosse a conoscenza di quegli incontri proibiti o possa essere stato presente? Possibile che l'editore possa aver temuto per questo motivo l'esistenza delle foto?
Ovviamente sono solo delle ipotesi.
Il dato certo è che “Non è l'Arena” è stata chiusa. Analizzando il "caso Giletti" partendo dai fatti del novembre 2022, abbiamo ragione di credere che dietro questa vicenda vi siano forti interessi di potere e pressioni.
Basti pensare che nel 2021 Marcello Dell'Utri, intercettato al telefono con la responsabile dell'ufficio legale di Fininvest, l'avvocata Enrica Mascherpa, parlava con preoccupazione proprio della trasmissione di Giletti. E nella telefonata la legale proporrebbe "di avviare una sorta di 'contro-comunicazione' mediatica" con dettagli da discutere in un incontro al ristorante "Quattro mori" a Milano.
Al tempo era ancora in corso il processo d'appello sulla trattativa Stato-mafia, che poi vedrà l'assoluzione di Dell'Utri, confermata dalla Cassazione un anno dopo.
Ciò che fa riflettere è che nelle settimane prima della chiusura Giletti stava realizzando delle nuove puntate in cui si sarebbe occupato di Dell'Utri e quindi, in parallelo, anche su Berlusconi.
E tra gli aspetti che sarebbero stati approfonditi vi sarebbe stata anche l’inchiesta di Firenze sulle stragi che vedeva allora indagato Silvio Berlusconi con Dell’Utri e che, dopo la morte del primo, prosegue solo sul secondo.
Un'inchiesta scomoda e invisa da chi non vuole la verità sulle stragi. Sistemi di potere occulti, massonerie e pezzi di istituzioni devianti dello Stato che vogliono il silenzio. Anche per questo, lo ribadiamo, il sospetto che Cairo possa aver subito pressioni, temendo anche di finire in mezzo alla vicenda dei presunti incontri tra Berlusconi e Graviano, resta intatto.
Foto © Imagoeconomica
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