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Giletti defenestrato da La7. Ecco tutti i fatti - Seconda parte

"La foto di Berlusconi? Non posso consegnarla se prima non ne parlo con Graviano". Sarebbero queste le parole dette da Salvatore Baiardo in un'intercettazione di questi ultimi mesi. Lo scatto a cui si riferisce è quello che dovrebbe ritrarre l'ex premier Silvio Berlusconi con il boss stragista Giuseppe Graviano e l'ex generale dell'Arma Francesco Delfino.
Di quell'immagine ha parlato alla Procura di Firenze Massimo Giletti raccontando che Baiardo gliel'avrebbe mostrata da lontano. E proprio per trovare quello scatto vi sono state delle perquisizioni nell'abitazione del gelataio di Omegna (per ora senza riscontri).
La foto è reale? Non è reale? E' un montaggio? Quel che è certo è che Baiardo, che oggi smentisce categoricamente l'esistenza della stessa, ne parlava con i suoi interlocutori.
A quanto pare, prima ancora di mostrarla a Giletti, Baiardo avrebbe cercato di piazzarla anche alla trasmissione di Rai 3 Report.
Qualora venisse trovata sarebbe una prova chiave dei rapporti tra Berlusconi e il boss Giuseppe Graviano prima dell’arresto di quest’ultimo.
Rapporti di cui proprio il capomafia di Brancaccio ha riferito nel corso del processo 'Ndrangheta stragista.
Più volte abbiamo detto che Graviano non è un collaboratore di giustizia e che le sue parole vanno prese con le pinze. Lo stesso discorso vale per lo stesso Baiardo, già condannato per favoreggiamento dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano e prima indagato e poi prosciolto per le stragi del 1993.
Lui stesso non si è mai definito pentito ed anzi contro i collaboratori di giustizia nei suoi video di TikTok ha sempre usato toni sprezzanti.
Oggi, però, non passa inosservata la scelta di farsi difendere legalmente dall'avvocato.
Carlo Maria Fabbri, storico difensore di illustri pentiti come Francesco Marino Mannoia.
Ma torniamo alle parole intercettate di Baiardo con quel riferimento a Giuseppe Graviano come figura con cui interloquire prima di consegnare la fotografia.


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L'ex Premier Silvio Berlusconi © Imagoeconomica


Con quelle parole Baiardo conferma il sospetto di essere lui la "cassa di risonanza" del boss palermitano, detenuto attualmente al 41 bis.
E proprio questo è un punto inquietante quanto assurdo.
Come potrebbe mettersi in contatto con il suo "amico di vecchia data", se questi è detenuto in regime speciale? Ha davvero dei contatti più o meno diretti con Graviano, cioè una delle figure di vertice della mafia attuale, o millanta credito?
Da giocatore di poker qual è, in questi mesi, con il suo dire e non dire è stato latore di una lunga serie di messaggi.

Le riunioni Cairo-Giletti
Baiardo ha dimostrato di essere informato di tanti fatti, così come aveva "predetto" l'imminenza dell'arresto di Matteo Messina Denaro spiegando anche che lo stesso boss trapanese era gravemente malato. Da quando il 27 marzo è stato interrogato dalla Procura di Firenze a seguito della perquisizione, il gelataio di Omegna, venuto a conoscenza che Giletti aveva parlato ai magistrati della foto, è passato all'attacco del giornalista.
Tramite TikTok ha fatto un video per dire che non sarebbe più andato a Non è l’Arena.
Quindi il 13 aprile, il giorno in cui Giletti viene cacciato con una mail da Cairo, Baiardo parla al quotidiano "Il Domani" raccontando la storia della foto. Per smentirla.
E successivamente riferisce anche di essere a conoscenza di un incontro che vi sarebbe stato tra Cairo e Giletti al ristorante Pierluigi (“Giletti sa quel che si è detto con Cairo”).
E potrebbe essere questo uno dei punti chiave da chiarire nella puntata speciale annunciata dal direttore del Tg La7, Enrico Mentana, per domenica sera. Anche perché, così come ha riportato il Fatto Quotidiano, a quell'incontro sarebbe stato presente anche il sottosegretario alla cultura di Fratelli d'Italia, Gianmarco Mazzi, amico di Giletti.


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Massimo Giletti, conduttore di Non è l'Arena © Imagoeconomica


Le parole di Dell'Utri
Aspettando di vedere la puntata c'è però un altro spunto chiave da cui emergono quantomeno interessi e preoccupazioni, rispetto al lavoro che Giletti stava portando avanti con la squadra di Non è L'Arena.
Così come scritto da Lirio Abbate, su La Repubblica, pochi mesi prima la sentenza del processo d’appello per la trattativa Stato- mafia, l’imputato Marcello Dell’Utri si preoccupava di quelle trasmissioni tv.
Il dato emerge da una nota inviata dalla Direzione investigativa antimafia del Centro operativo di Firenze ai pm Luca Tescaroli e Luca Turco della Procura di Firenze, impegnati nelle indagini sulle stragi del 1993.
Il 24 giugno 2021, l’ex senatore di Forza Italia, già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, chiama al telefono la responsabile dell’ufficio legale di Fininvest, l’avvocata Enrica Mascherpa, parlando proprio della trasmissione Non è L'Arena di Massimo Giletti, andata in onda poco tempo prima.
In particolare Dell’Utri ritiene che una certa informazione "potrebbe influenzare negativamente" la corte d’Appello di Palermo. E nella telefonata la legale proporrebbe "di avviare una sorta di 'contro-comunicazione' mediatica" con dettagli da discutere in un incontro al ristorante "Quattro mori" a Milano.


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L'ex senatore Marcello Dell'Utri © Imagoeconomica



Il dialogo
Il dialogo tra i due viene riportato da La Repubblica in questi toni.
"Ha visto?" chiede Dell’Utri a Mascherpa. "La7 ha fatto, uno di questi giorni, una trasmissione di quattro ore sulla trattativa, con questo Giletti". L’avvocato non comprende bene e chiede se si tratti di Report di Rai Tre. "No! È Giletti", ribatte l’ex senatore. E la legale: "Ah Gi… Gi… oh! Santo cielo!". "Sì, Giletti, su La7", ribadisce Dell’Utri con tono seccato. Lei replica dicendo di non guardare la televisione, ma l'ex politico ribatte: "Una cosa allucinante, va bene che la vedono pochi, però in vista del processo può influenzare i giudici, specialmente… […] questi qua secondo me sono influenzabili". E poi attacca chi fa informazione in televisione: "Questi sono dei delinquenti […] con cui non c’è niente da fare".
Scrivono gli uomini della Dia che "quello della contro-comunicazione rappresenta un tassello fondamentale della strategia portata avanti da Dell’Utri e Mascherpa avente il duplice fine di riabilitare, mediaticamente, la figura di Dell’Utri e di costituire una barriera anticipata agli attacchi che possono giungere a Silvio Berlusconi, alle sue aziende e alla loro posizione in relazione alle indagini in corso".
Con il senno di poi è chiaro che Dell'Utri, nel suo timore, ha avuto torto, tanto che è stato assolto per "non aver commesso il fatto" nel processo trattativa Stato-mafia (il 27 aprile ci sarà la sentenza definitiva in Cassazione, ndr).
Ciò che resta, però, è il dato per cui Giletti è preso di mira da certe figure di potere da diverso tempo.
Ed è anche per questo che si alimenta il sospetto che la defenestrazione del giornalista sia una mossa che possa essere stata in qualche maniera condizionata da una serie di pressioni.
Cairo, che non è certamente una figura lontana all'ex Premier, Silvio Berlusconi, potrebbe aver fatto anche dei ragionamenti di opportunità.
Del resto è noto che nelle ultime settimane Giletti stava realizzando una nuova puntata proprio su Marcello Dell'Utri.
Nelle motivazioni della sentenza di condanna definitiva dell'ex senatore a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa è scritto che per diciotto anni, dal 1974 al 1992, Dell'Utri è stato il garante “decisivo” dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”.
Parole che in molti vorrebbero dimenticare se non addirittura cancellare.
Ecco spiegato, forse, il motivo per cui Giletti e la sua trasmissione andavano fermati a ogni costo.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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