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Pressioni da parte delle lobby delle armi sulla Commissione europea per ottenere nuovi finanziamenti. Un mercato da 2mila miliardi

Telecamere di ultima generazione, robot, droni, scanner e sistemi di intelligenza artificiale dotati di riconoscimento biometrico. Sono solo alcuni degli esempi che rientrano negli interessi belligeranti di un Occidente che da un lato contempla il business della guerra e, dall’altro, parla di pace. Si parla di un giro d’affari di 2mila miliardi di dollari. Difatti, soprattutto in campo militare, Europa, Medio Oriente e Africa, vedono crescere ogni anno il mercato relativo agli armamenti del 7-9%, riuscendo per questo a guadagnare cifre esorbitanti che possono arrivare fino a 68 miliardi di euro attraverso un nuovo modello di sovranità sociale in cui, i vari Stati, attuano la lotta al terrorismo e ai fenomeni migratori attraverso metodi di identificazione e monitoraggio sempre più evoluti e pervasivi. Sono dati e titoli di mercato studiati e analizzati dai giornalisti della trasmissione Presadiretta, andata in onda una settimana fa su Rai 3.
Le aziende fanno profitti e guadagnano soldi grazie ai muri fisici e virtuali che sono diventati parte integrante delle politiche dell’Unione Europea, come diretta conseguenza delle attività di ‘lobbying’ dell’industria che ha trasformato la migrazione da problema di tipo umanitario  a problema di sicurezza - ha dichiarato Mark Akerman di Transnational Institute ai microfoni di ‘PresaDiretta’ -.” - prosegue - “Le società di armi e del settore sicurezza hanno influenzato il dibattito pubblico facendo passare l’idea che i migranti siano una minaccia per proporre come soluzione le loro attrezzature e i loro servizi. Purtroppo, l’Unione Europea e gli Stati membri sono molto sensibili alla ‘lobby’ delle armi”.

43,9 miliardi per difesa e sicurezza
Nonostante il pericolo recessione che incombe sull’Italia e un tasso della povertà in Europa che, secondo i dati Eurostat del 2021, vedrebbe 95,4 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale, permane una forte attenzione e sensibilità da parte dell’Europa verso le lobby delle armi. Secondo il report “A quale costo?” pubblicato da StateWatch e Transnational Institute che analizza le spese dell’Unione Europea, tra il 2021 e il 2027, il vecchio continente spenderà ben 43,9 miliardi di euro nei settori di difesa e sicurezza, con un aumento di spesa relativo al settore del 123%; del 131% relativo al fondo per la gestione del controllo delle frontiere e del 129%, con quasi 10 miliardi di euro, per i finanziamenti dedicati a Europol e Frontex: l’Agenzia europea fondata nel 2004 a protezione delle frontiere e sempre più vicina alle principali compagnie di armi come Leonardo, GMV, Indra e altre ancora. Ill principale intento - ha sottolineato Margarida Silva di Corporate Europe Observatory -, “sarebbe quello di convincere Frontex e gli Stati membri a spendere più soldi in tecnologie di sorveglianza e controllo delle frontiere.” - prosegue - “Addirittura, sono stati presentati progetti diventati pubblici solo dopo due anni, quando l’UE ha eseguito una procedura di appalto ‘ad hoc’”, approvando un progetto che, secondo le principali ONG europee, violerebbe in modo grave i principali diritti umani attraverso la sorveglianza e la geolocalizzazione dei migranti anche attraverso i principali social network.
Un meccanismo ben consolidato, il cui intento - ha sottolineato l’europarlamentare Hannah Neumann -, sarebbe quello di influenzare la Commissione europea soprattutto attraverso pressioni perpetrate dalle industrie delle armi per ottenere i finanziamenti relativi alla “fornitura di attrezzature per la sicurezza delle frontiere come telecamere nascoste o recinzioni di filo spinato.” - prosegue - “Le grandi compagnie militari vendono armi ai Governi, i quali le usano per fare la guerra, costringendo per questo le persone a fuggire dai loro paesi. Le stesse aziende vendono agli stati membri e alla Commissione europea le attrezzature e le tecnologie per impedire alle persone che scappano dalla guerra di entrare in Europa, guadagnando due volte, mentre, a rimetterci - ha ribadito  Neumann -, sono i più vulnerabili di questo mondo”.

Horizon Europe
Il programma che si distingue in Europa sia per budget che per pluralità tematica, definito da Michael Tsinisizelis (ex membro Eos e Horizon, ndr) “un programma enorme con un lavoro di lobby pazzesco” è Horizon Europe: il programma quadro dell’Unione europea che gode di un ventaglio finanziario di 95,5 miliardi disposti dalla Commissione europea per finanziare progetti che riguardano la ricerca scientifica e l’intelligenza artificiale. Tra i progetti che godono della fetta più importante dei finanziamenti nel comparto di Horizon, ancora una volta, con 1,7 miliardi di euro,  figurano “sicurezza” e “confini”, le cui linee guida sono state tracciate da un comitato consultivo guidato da Alberto De Benedictis (ex CEO della divisione britannica di Leonardo, ndr).
Con il patrocinio della Commissione europea, le lobby delle armi stanno favorendo la nascita di un nuovo modello sociale favorevole a nuovi algoritmi, capaci di lasciare fuori dai propri confini quelle persone che provano a scappare dalle guerre create anche dalla stessa Europa.

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