Il ministro degli Esteri russo: nella conferenza svizzera sull'Ucraina invitati a discutere solo la formula di Zelensky. Mosca continua l’avanzata su Kharkov
“La Russia è pronta a combattere”. Con queste parole il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov ha inaugurato la riconferma della sua carica, parlando al Consiglio della Federazione.
"Se vogliono (il conflitto, ndr) sul campo di battaglia, che avvenga sul campo di battaglia", ha ammonito, ribattendo, evidentemente, alle recenti esternazioni di Emmanuel Macron che, sulle pagine dell'Economist, aveva ribadito la possibilità di inviare truppe occidentali in Ucraina nel caso in cui la Russia riesca ad avanzare sul fronte orientale e Kiev ne faccia richiesta. "Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente sollevare la questione" aveva detto Macron al settimanale britannico.
Il Ministro degli Esteri russo ha poi riferito che Mosca è pronta a negoziare la pace non solo a parole, ma anche nei fatti. "(Durante i colloqui, ndr) a Istanbul, noi (...) eravamo davvero ad un passo dalla firma di un documento iniziale per porre fine all'operazione militare speciale a condizioni che gli sponsor ucraini ora ammettono essere molto vantaggiose per l'Ucraina", ha continuato Lavrov. "Lo dicono anche i nostri analisti politici. E sono d'accordo con questo", ha aggiunto, evidenziando come i negoziati di allora fossero stati l'ultimo tentativo della Russia "di estendere la fiducia e mostrare buona volontà, nonostante i molteplici inganni del passato da parte dell'Occidente".
Nel merito, recentemente la rivista Foreign Affair aveva rivelato la bozza completa dell'accordo menzionato che già ad aprile 2022 avrebbe reso l'Ucraina “uno stato permanentemente neutrale e non nucleare, con la condizione di rinunciare a qualsiasi intenzione di aderire ad alleanze militari o di consentire basi militari o truppe straniere sul suo territorio”. Il comunicato elencava come possibili garanti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (compresa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia, con la clausola che se fosse stata attaccata e avesse richiesto assistenza: “Tutti gli Stati garanti sarebbero obbligati, previa consultazione con l'Ucraina e tra di loro, a fornire assistenza all'Ucraina per ripristinare la sua sicurezza”.
"È stato l’accordo più redditizio che avremmo potuto fare”, ammise l'ex consigliere dell'ufficio presidenziale di Zelensky, Oleksiy Arestovych. Un’occasione irripetibile per fermare l’ecatombe senza fine che prosegue tutt’ora, ma ogni speranza di pace deragliò quando “Boris Johnson è venuto a Kiev e ha detto che non avremmo firmato nulla con loro”, ammise il capo del partito di Zelensky, Servitore del Popolo, Davyd Arakhamiia.
Proseguendo il suo intervento, Lavrov ha menzionato l'imminente conferenza svizzera sull'Ucraina di giugno, programmata senza il contributo russo, giudicandola come un nuovo sibillino e ipocrita ultimatum a Mosca.
“Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha già detto quello che gli svizzeri mi hanno detto in privato: che dovremmo prima formare una coalizione e consolidare questa formula, e poi presentarla alla Russia. Quindi, non si tratta di negoziati... siamo comunque invitati a discutere solo della formula [della pace] di Zelensky", ha osservato il ministro degli Esteri.
Il piano di risoluzione delle ostilità del leader ucraino si basa su dieci punti chiave. Tra questi, si evidenziano la protezione nucleare, la sicurezza alimentare, e l'energia. Si propone anche il rilascio dei prigionieri di guerra e la restaurazione dell'integrità territoriale, comprendendo la Crimea e il Donbass. Una prospettiva difficilmente accettabile da parte russa, soprattutto mentre dispone di una forza preponderante sul campo di battaglia.
Mosca continua l’avanzata su Kharkov
Nel mentre, nel settore nord est del fronte ucraino, la Russia continua a martellare le difese ucraine in difficoltà. Oleh Syniehubov, capo dell'amministrazione militare della regione di Kharkov, ha riconosciuto l’avanzata nemica, collegando i fallimenti delle truppe ucraine al ritardo negli aiuti.
"In sostanza, la linea del fronte si sta espandendo mentre il nemico avanza da più posizioni", ha detto in un'intervista a Sky News.
“Sono quasi sei mesi che conduciamo un'operazione difensiva, in attesa di nuovi rifornimenti. E, naturalmente, il nemico ci supera in termini di armamenti", ha aggiunto.
Poche ore fa, probabilmente a causa della precaria situazione delle difese, come riporta il The Guardian, Kiev ha deciso la sostituzione del comandante ucraino responsabile della linea del fronte nordorientale di Kharkiv.
Nel quarto giorno dell'offensiva russa su Kharkov, il Ministero della Difesa russo rivendica il controllo di 12 insediamenti e il miglioramento della situazione tattica in varie aree, inclusi Volchansk, Neskuchny, Liptsov e Vesely.
Le battaglie si stanno intensificando in modo particolare a Volchansk, con segnalazioni di combattimenti nella periferia settentrionale.
Il Corpo Volontario Russo che combatte per l’Ucraina (RDK), rileva che l'esercito di Mosca ha preso piede nell'area dello stabilimento di lavorazione della carne e in una delle strade periferiche, mentre il corrispondente militare dell’esercito RF, Kotenok, sostiene che le forze armate RF controllano da un quarto a un terzo dell’insediamento.
Nel mentre, il capo dell'amministrazione militare di Volchansk ammette la mancanza di difese significative nella zona, attribuendolo alle difficoltà economiche e alla precedente esposizione al fuoco.
In questo contesto bellico favorevole a Mosca, Vladimir Putin ha annunciato la sostituzione (dopo 12 anni di mandato) del Ministro della Difesa, Serghei Shoigu, con l'economista Andrei Belousov, precedentemente vice primo ministro.
Belousov è consigliere economico di lunga data del presidente russo a cui è stato riconosciuto un contributo importante per la risposta alle sanzioni occidentali e nella stabilizzazione del bilancio del paese.
Secondo il politologo russo Ilya Grashchenkov “d'ora in poi il Ministero della Difesa si occuperà soltanto di "rifornimento" e Belousov è un sostenitore di quella stessa economia di mobilitazione, che ora dovrà essere effettuata rigorosamente a livello locale nell'esercito”.
Foto © Imagoeconomica
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