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Un rapporto americano consegnato al Congresso documenta possibili violazioni del diritto internazionale umanitario da parte dell’Idf

Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato per la prima volta della sospensione dell’invio di un carico di nuove armi a Israele deciso nei giorni scorsi dalla sua amministrazione, nel timore che possano essere utilizzate dall’esercito israeliano nell’invasione di Rafah dove in questi mesi si sono rifugiati 1,4 milioni di civili palestinesi. Il carico consisteva di 1.800 bombe da 900 chilogrammi e 1.700 bombe da 225. Nell’intervista Biden ha usato parole molto dure nei confronti del governo israeliano e ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a sospendere l’invio di ulteriori carichi di armi se Israele invaderà la città.
“Ho messo in chiaro che se entrano a Rafah - non sono ancora entrati - non forniremo loro armi”. Biden ha detto di aver parlato con il primo ministro Benjamin Netanyahu e di avergli comunicato che Israele non otterrà il sostegno statunitense se entrerà nelle zone abitate di Rafah.
Lunedì sera Israele aveva ordinato ai civili palestinesi di evacuare la zona orientale della città, e nella notte tra lunedì e martedì l’esercito israeliano aveva preso il controllo del lato palestinese del varco di Rafah, importante confine via terra che collega la Striscia all’Egitto e che nei mesi scorsi era stato il principale punto di passaggio degli aiuti umanitari verso il territorio. Alcuni carri armati israeliani erano entrati nella parte orientale della città per condurre un’operazione mirata contro strutture e miliziani di Hamas: un’invasione della città però non c’è ancora stata. Anche se alcuni scontri si stanno tenendo con i miliziani di Hamas nella parte est della periferia della città.
Biden ha specificato che l’esercito israeliano non è entrato in zone popolate: “Le operazioni che sono state compiute nelle zone di confine, e stanno causando problemi con l’Egitto”.
Biden ha anche detto di aver avvertito Netanyahu di non fare lo stesso errore commesso dagli Stati Uniti dopo gli attentati dell’11 settembre 2001: “Volevamo prendere Osama bin Laden (leader dell’organizzazione terroristica al Qaida, ndr), e vi aiuteremo a fare una cosa analoga (prendere Yahya Sinwar, leader di Hamas dentro alla Striscia di Gaza, ndr). Poi però siamo andati in Afghanistan: aveva senso prendere bin Laden, ma non aveva senso cercare di unificare l’Afghanistan. […] Dobbiamo pensare a cosa accadrà dopo, dopo che tutto questo sarà finito, chi si occuperà di Gaza”.
L'ambasciatore israeliano negli Stati Uniti ha affermato che la decisione del presidente americano di bloccare le armi da Israele per l'operazione pianificata a Rafah invia il "messaggio sbagliato" al gruppo militante di Hamas e ai nemici del paese. Lo riporta Times of Israel. "Questo è davvero un peccato", ha detto Michael Herzog in un webinar del Carnegie Endowment for International Peace. "Invia il messaggio sbagliato a Hamas e ai nostri nemici nella regione". "Ci mette in un angolo perché dobbiamo affrontare Rafah in un modo o nell'altro", ha aggiunto Herzog.


Rapporto Usa: da Israele probabili violazioni diritto internazionale

Israele ha probabilmente violato il diritto umanitario internazionale a Gaza impiegando le armi fornite dagli Stati Uniti, ma le condizioni di guerra sul terreno impediscono di dtereminare con certezza queste violazioni. E' quanto riporta un rapporto del dipartimento di Stato consegnato oggi al Congresso. Ci sono, si legge nel documento, prove "ragionevoli" per affermare che Israele abbia violato il diritto internazionale nella sua condotta della guerra a Gaza e tuttavia, non è possibile collegare nell'immediato l'uso di armi statunitensi a specifici bombardamenti, in modo da limitare in futuro la fornitura di armi Usa allo Stato ebraico. Le conclusioni del rapporto, per quanto non definitive, rappresentano finora la critica più marcata a Israele da parte dell'Amministrazione Biden rispetto alla guerra in corso.

Foto © Imagoeconomica

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