Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

La frustrazione dei palestinesi di Gaza: “Siamo sotto attacco da 112 giorni e la ICJ ha dimenticato di chiedere a Israele di fermarsi”

Israele dovrà adottare tutte le misure a sua disposizione per prevenire atti genocidi contro i palestinesi, dovrà garantire che le sue forze armate non commettano atti genocidi, dovrà impedire l’incitamento pubblico a commettere violenze contro i palestinesi. Dovrà assicurare l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza, dovrà garantire la conservazione delle prove relative alle accuse di genocidio. Ed entro un mese dovrà presentare un rapporto al tribunale, mostrando la sua conformità a questi ordini”. E’ questa la decisione della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell’Aja, pronunciata dalla giudice americana Joan Donoghue, che ha accettato il caso contro Israele, accusato di genocidio sulla popolazione palestinese della Striscia di Gaza, presentato dal Sud Africa a dicembre. Respinta dunque la richiesta di Tel Aviv di archiviare il fascicolo. “Almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio”, ha affermato Donoghue. In sostanza, secondo i giudici dell’Aja, alcune azioni compiute da Israele potrebbero configurare l’atto di genocidio contro il popolo palestinese di Gaza. Sulla sentenza dell’Aja c’era grande attesa in merito alla richiesta di un cessate il fuoco che però l’alta corte non ha richiesto. Diversamente, è stato richiesto l’immediato rilascio di tutti gli israeliani in mano a Hamas.


sentenza aja 1


Al di là dei pareri contrastanti, dei cambi di posizione della comunità internazionale, delle accuse e di alleanze che si fanno e si disfanno sulla pelle di, al momento, 25mila persone uccise dai raid israeliani, è la prima volta dall’inizio della guerra che un tribunale internazionale esprime un giudizio sull’operato dell’esercito e del governo israeliano a Gaza. La giudice entra anche nello specifico e sottolinea la gravità di alcune dichiarazioni di ministri del governo Netanyahu. Proprio queste verranno analizzate per stabilire se costituiscono un incitamento al genocidio. Il riferimento è, ad esempio, alle parole del ministro della Difesa, Yoav Gallant, quando promise che “non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante” nella Striscia e che le forze israeliane stavano "combattendo animali umani". Affermazioni che Donoghue ha ricordato affiancandole ad altre pronunciate dal presidente Isaac Herzog e dal ministro degli Esteri Israel Katz. In attesa della sentenza definitiva, ciò che la Corte poteva fare era disporre delle misure provvisorie alle quali Israele deve attenersi, anche se L’Aja non ha alcun potere che le permetta di vigilare sulla loro effettiva attuazione. Tra queste non compare però l’ordine di andare verso un rapido cessate il fuoco, come ci si attendeva, ma si trovano altre iniziative “per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza”. Si tratta nello specifico di “misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria” necessari per affrontare le condizioni di vita dei palestinesi nella Striscia.


sentenza aja 2


I giudici si sono basati, oltre che sul dossier presentato dal Sudafrica, anche sui rapporti dell’Onu e dei suoi vari organismi, UNRWA, OXFAM, UNICEF, OMS, UNESCO, che da mesi ormai, anche con il segretario generale ONU Antonio Guterres, denunciano i raid nella Striscia e chiedono un cessate il fuoco che eviti ulteriori massacri di civili. Non a caso, Donoghue ha citato il coordinatore dei soccorsi d’emergenza delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, secondo cui "Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione", dove sono state sfollate 1,7 milioni di persone in una striscia di terra diventata “inabitabile”.

Le reazioni di Palestina, Israele, Ue e USA

Anche se il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha commentato la sentenza dei giudici come “oltraggiosa”, fonti politiche del governo hanno detto che si tratta del "meglio che Israele potesse ottenere, perché il Sudafrica non è riuscito a fermare la guerra".
Le fonti, che hanno parlato con il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, hanno aggiunto che "tutte le richieste" della Corte "sono cose su cui Israele è già impegnato"; ma nella sentenza "non c'è la fine alle ostilità, e non c'è nulla di pratico che ci vieti di fare qualcosa di quello che facciamo. I combattimenti continueranno come al solito". Dall'altro lato, il ministro degli Esteri dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Riyad al Maliki, ha celebrato la sentenza della Corte internazionale di giustizia, dicendo che “la Palestina accoglie con favore le misure provvisorie ordinate oggi dalla Corte internazionale di Giustizia contro Israele. I giudici hanno analizzato i fatti e la legge e si sono pronunciati a favore dell'umanità e del diritto internazionale", ha detto Maliki in un videomessaggio diffuso dal suo ministero. Sia Israele che Autorità palestinese, dunque, hanno espresso soddisfazione per la decisione della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja.


sentenza aja 3


Una decisione descritta come timida, o peggio, dal mondo del giornalismo e dell’attivismo palestinese. “La ICJ ha negato il cessate il fuoco e ha chiesto a Israele di uccidere i palestinesi, ma poco per volta, di avere ancora un mese di tempo per farlo e di nutrire i palestinesi prima di ucciderli”, ha commentato ironico su X il giornalista Ahmed Alnaouq. Stesso sentimento di disapprovazione è quello manifestato dal celebre attivista gerosolimitano Mohamed Al Kurd: “La ICJ ha fallito ad implementare la prima e più importante misura provvisoria chiesta dal Sudafrica: ‘lo Stato di Israele deve immediatamente sospendere le operazioni militari a Gaza’”, ha affermato su X. E ancora. “La ICJ ha storicamente chiesto il cessate il fuoco. Nel 2022 - ha ricordato Al Kurd- ha chiesto alla Russia “di sospendere immediatamente l’operazione militare che ha avviato”. Quindi ha concluso: “La lezione di oggi è che dobbiamo continuare a protestare e organizzarci affinché gli attacchi genocidi del regime su Gaza cessino”. Anche la giovane giornalista Bisan, seguita da 4,1 milioni di follower, uno dei giovani volti che testimoniano il massacro a Gaza dal 7 ottobre ad oggi direttamente dalla Striscia, ha condannato la sentenza della ICJ. “Siamo sotto attacco, siamo sotto genocidio da 112 giorni e la ICJ ha dimenticato di chiedere a Israele di fermarsi. Non c’è nessuna giustizia nella Corte Internazionale di Giustizia”, ha affermato su Instagram con la voce rotta. “Non c’è giustizia in questo Mondo, grazie Mondo, noi continueremo da soli, come abbiamo sempre fatto, con i nostri telefoni, per dire la verità e cercare giustizia”.

In foto di copertina: la presidentessa della Corte, Joan E. Donoghue

ARTICOLICORRELATI

Flop di Israele all'Aja. Sudafrica rilancia: ''Accuse di genocidio restano in piedi’’

Aja, il Sudafrica elenca le accuse contro Israele: ''Superato ogni limite, questo è genocidio''

Gaza, The Guardian prevede 500mila vittime se la guerra continuerà per tutto il 2024

Corte Internazionale di Giustizia: al via l'udienza contro Israele per ''Genocidio''
  

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos