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Lo Stato ebraico risponde: "Nessuna prova contro di noi", ma la sua difesa vacilla

"Lo Stato di Israele oggi non è riuscito a confutare la convincente tesi del Sudafrica presentata ieri alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. Rimaniamo fedeli ai fatti, alla legge e a tutte le prove che abbiamo presentato”. Con queste parole il ministro della Giustizia del Sudafrica, Ronald Lamola, ha commentato l’odierna udienza difensiva di Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja in cui lo Stato ebraico è imputato di “genocidio” contro la popolazione palestinese. Il Sudafrica, dunque, ritiene ancora che Israele stia agendo in violazione della Convenzione sul Genocidio.


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Galit Raguan, direttrice ad interim della divisione giustizia internazionale presso il Ministero della Giustizia israeliano


La pensa diversamente il team legale israeliano, secondo cui “non vi è alcuna base per le affermazioni del Sud Africa contro Israele. Anzi, “non è stata presentata alcuna prova a riguardo, solo l'evidenza di una guerra difensiva morale come nessun'altra”, ha detto il ministro degli esteri israeliano Katz al termine delle arringhe all'Aja. "Quando si tratta di Israele - ha aggiunto - sembra che i doppi standard di alcuni paesi del mondo gridino al cielo". Katz da detto di sperare che "la denuncia sia respinta" e che la "giustizia prevalga".


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Joan E. Donoghue, presidente della Corte internazionale di giustizia dell’Aja


La questione fondamentale, secondo la difesa israeliana, è che il cessate il fuoco per aiuti umanitari nella Striscia di Gaza significherebbe "incoraggiare Hamas" e altri gruppi terroristici, negando a Israele il diritto di difendersi. Secondo i delegati israeliani le accuse vengono smentite dagli sforzi per gli aiuti umanitari (gli stessi che in realtà sono stati ostacolati fin dal primo giorno di assedio) e si basano su quadro "distorto" delle dichiarazioni del governo israeliano, ha detto l’accademico britannico Malcolm Shaw. Tanto più che “è Hamas a voler il genocidio degli israeliani”, ha aggiunto la difesa. Secondo il giurista Gilad Noam accogliere la richiesta di cessate il fuoco "sarebbe un segnale ai gruppi terroristi che possono commettere crimini di guerra e contro l'umanità e poi chiedere la protezione della stessa Corte". In questo modo, ha detto nelle conclusioni, "si indeboliscono" gli sforzi della Corte per punire i genocidi, trasformandola "in un'arma nelle mani di terroristi che non hanno nessun rispetto per l'umanità e il diritto internazionale".


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Christopher Staker, avvocato del team legale israeliano davanti alla Corte internazionale di giustizia


A contare sono solo le decisioni del gabinetto di guerra e di quello di sicurezza, ha sottolineato Shaw, secondo il quale "produrre citazioni a caso non in conformità con la politica di governo è perlomeno ingannevole". Le direttive delle forze di difesa israeliane, ha aggiunto, impongono di dirigere gli attacchi "soltanto a obiettivi militari, aderendo ai principi di distinzione, proporzionalità, con precauzioni per ridurre i danni collaterali". La difesa, inoltre, riferisce che sia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno più volte ribadito che “l’obiettivo è distruggere Hamas e non il popolo palestinese”. Quanto ai civili, soffrono in tutti i conflitti armati, "specie quando una parte attacca i civili e non è preoccupata" per il benessere dei civili dalla propria parte, ha rimarcato Shaw, riferendosi al comportamento di Hamas. "Non tutti i conflitti sono genocidi", il genocidio definito dal diritto internazionale "è lo zenit del male, il crimine dei crimini" - ha aggiunto - "se le accuse di genocidio diventano moneta corrente nei conflitti armati, si perde l'essenza di questo crimine".


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Gilad Noam, avvocato del team legale israeliano, davanti alla delegazione del Sudafrica


Non è chiaro quanto tempo passerà prima di un verdetto. Resta il fatto che il Sudafrica ha dimostrato al mondo intero come agire davanti ad una simile atrocità come quella che Israele sta compiendo. Un gesto molto apprezzato in Palestina al punto che, oggi, è stata issata la bandiera del Sudafrica nel comune di Betlemme, nei Territori Occupati, in segno di ringraziamento per il sostegno garantito alla causa palestinese dal Paese africano portando Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia. "Siamo qui oggi per esprimere la nostra profonda gratitudine e il nostro apprezzamento alla Repubblica del Sudafrica per il suo incrollabile sostegno alla causa palestinese e per suoi i forti sforzi per chiamare a rispondere l'occupazione israeliana davanti alla Corte internazionale di giustizia", ha dichiarato Carmen Ghattas, direttrice delle pubbliche relazioni del comune, citata dall'agenzia di stampa palestinese Wafa.

In copertina: Malcolm Shaw, avvocato del team legale israeliano davanti alla Corte internazionale di giustizia

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