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Dipendenti pubblici autisti degli autobus di Rosario si sono trovati con armi da fuoco puntate contro – armi che non hanno funzionato e quindi non ne hanno subito le conseguenze -. Paura e terrore si sono diffusi nella notte in tutta la città e, ore prima, più di una dozzina di auto erano state date alle fiamme - fortunatamente senza che si registrassero feriti o persone ustionate. Questa la recente e violenta azione di sicari della narco-criminalità organizzata nella città di Rosario, provincia di Santa Fe, con l'aggravante che gli autori hanno lasciato messaggi scritti con minacce ben definite rivolte al governatore provinciale Maximiliano Pullaro, al ministro della Sicurezza di Santa Fe Pablo Cococcione e al ministro della Sicurezza nazionale Patricia Bullrich.

Si ritiene che queste insolite intimidazioni, o per meglio dire, attentati alla sicurezza pubblica con inconfondibili sfumature mafiose, siano state compiute in risposta diretta alla decisione del giudice federale dqqi Morón, Jorge Rodríguez, di mettere in isolamento Ariel “Gille” Cantero e suo nipote Uriel Cantero, detenuto in un altro carcere. Indubbiamente si tratta di un assalto criminale che, oltre a sconvolgere la popolazione di Rosario, rende visibile il livello di penetrazione della mafia in questa parte dell'Argentina. Una situazione di predominio criminale, denunciata a più riprese da giornalisti, dalla popolazione e dal legislatore provinciale Carlos Del Frade. Una situazione estremamente destabilizzante per la vita democratica locale, al punto che le mafie hanno osato - ancora una volta - prendere in ostaggio i cittadini ricorrendo alla violenza, per poi avanzare le loro richieste con minacce rivolte a diverse figure del governo locale e centrale.

Per l’ennesima volta, la popolazione di Rosario ha vissuto ore di terrore, in balìa della criminalità presente da diversi anni in città, con diversi atti di violenza per mano di elementi della malavita svoltosi nell’arco di due giorni consecutivi che, solo per miracolo, non hanno causato vittime.

Ripercorrendo gli accadimenti, va detto che in un primo momento l’azione criminale si è concentrata sulla realizzazione di incendi dolosi ai danni di almeno una decina di automobili parcheggiate nella strada pubblica.

Secondo quanto comunicato dai media locali, gli attacchi incendiari contro i veicoli sono stati commessi nelle prime ore di sabato 27 aprile e i responsabili si sarebbero mossi a bordo di una Renault Clio colore grigio da dove hanno lanciato oggetti per appiccare il fuoco. Le auto coinvolte erano parcheggiate su strade pubbliche, in diversi quartieri della città di Rosario.

Le autorità competenti, a seguito dei fatti, hanno stabilito che le auto sono state scelte a caso e hanno riferito che in successive operazioni di polizia e nella stessa notte, è stata intercettata un’automobile nella quale viaggiavano una donna e due uomini, con evidenti prove nelle loro mani di aver utilizzato elementi incendiari, per cui sono stati messi a disposizione della giustizia, mentre le indagini proseguono.

Ma l'aspetto più curioso di questo attentato multiplo è che sulle auto fumanti sono stati trovati messaggi scritti di carattere minaccioso verso il Ministro della Sicurezza della Repubblica Argentina, Patricia Bullrich, e il governatore di Santa Fe, Maximiliano Pullaro.

Nelle ore successive, mentre la popolazione di Rosario si stava ancora riprendendo dagli incendi e dal terrore, si sono verificati altri attentati di stampo mafioso, le cui vittime sono state i dipendenti del trasporto pubblico che si sono miracolosamente salvati.

I sicari della narco-criminalità di Rosario si sono diretti verso i quartieri in cui circolano gli autobus della linea 112, in particolare nella zona conosciuta come La Cariñosa. Il primo incidente è avvenuto quando tre persone, brandendo armi da fuoco automatiche, hanno intercettato un autobus tra Avellaneda e Nuestra Señora del Rosario. Uno degli ignoti assalitori ha puntato la pistola contro l'autista e i passeggeri, ma non ha funzionato. Scene di panico e paura hanno attanagliato tutti i passeggeri. I criminali hanno abbandonato rapidamente il luogo lasciando dei messaggi scritti di minacce contro il governatore Pullaro e il ministro della Sicurezza provinciale Pablo Coccoione. Poco dopo, in un altro luogo non troppo distante, è stato commesso un atto simile, stessa metodologia e stesse minacce, ma nessuno è rimasto ferito.

Ma il danno provocato è stato ed è indescrivibile. È stato ed è terribile. È stato ed è inesorabilmente una sorta di attacco alla società di Rosario, anche se le minacce scritte lasciate avevano un nome e un cognome.

Si tratta di un terrorismo criminale che agisce con incredibile impunità, in una città in cui la popolazione, già da anni, ha dovuto supporre di non avere altra scelta se non quella di convivere con la violenza, perché l'assenza delle istituzioni - utile a fermare tutta questa furia - è un fatto assodato. Questa assenza è stata denunciata - anche in queste pagine - dal legislatore provinciale Carlos del Frade. Denunce volte ad evidenziare pubblicamente una rete torbida, tra persone della malavita e persone insediate in posizioni di potere, con le quali hanno sicuramente molto a che fare il traffico di droga e altri reati correlati, come il riciclaggio di denaro e il traffico di influenze. Queste accuse riguardano anche le forze di sicurezza, la cui onestà, decenza e lealtà sono state messe duramente in discussione, non solo dal legislatore ma anche dai giornalisti minacciati nei mesi precedenti.

Così, a Rosario, stanno accadendo cose strane. A Rosario la criminalità domina e regna, certamente come parte di un contesto degradante a livello nazionale, perché non si tratta di atti occasionali di violenza, né di eventi isolati; si tratta di violenze correlate al legame tra potere e criminalità organizzata. La criminalità organizzata ha l'ardire di confrontarsi con lo Stato di diritto, prendendo in ostaggio i cittadini: la solita carne da macello, in queste e altre circostanze.

Orrore: la città di Rosario sta diventando sempre più simile alla Palermo siciliana degli anni '80 e '90. Morte, sangue e dolore. E il terrore dietro l'angolo, come biglietto da visita di un'ideologia mafiosa più che mai presente in questa regione dell'Argentina.

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