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Raggiunta l’ultima tranche di israeliani da consegnare, si aspetta il rilascio degli ultimi 39 palestinesi. Hamas apre a rilascio militari

Mentre la tregua tra Israele e Hamas è entrata, oggi, nel suo ultimo giorno, i negoziati fervono per estendere l'accordo che ha consentito il rilascio di ostaggi e prigionieri e l'ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza. Nella serata di ieri un terzo gruppo di ostaggi è stato consegnato alla Croce Rossa. In tutto erano 17 ostaggi. Nel frattempo Israele ha liberato anche prigionieri palestinesi. Hamas ha detto di aver consegnato 13 israeliani, tre tailandesi e uno con cittadinanza russa. In queste ore la Croce rossa ha confermato la consegna di 11 ostaggi: sono 9 bambini e 2 donne, tutti provenienti dal Kibbutz Nir Oz.
Il movimento islamista palestinese ha dichiarato in un comunicato che intende "prolungare la tregua oltre questi quattro giorni" con l'obiettivo di "aumentare il numero dei prigionieri rilasciati" come previsto dall'accordo. Una fonte vicina ad Hamas ha detto alla France Presse che l'organizzazione ha "informato i mediatori" che sono favorevoli ad una proroga di "da due a quattro giorni". L'accordo, negoziato dal Qatar con il sostegno di Stati Uniti ed Egitto e in vigore dall'inizio di venerdì, prevede quattro giorni di tregua, l'accesso degli aiuti umanitari a Gaza, il rilascio di 50 ostaggi degli oltre 200 detenuti a Gaza e la liberazione di 150 prigionieri palestinesi provenienti dalle carceri israeliane. Da venerdì, in base a questo accordo, sono stati rilasciati 39 ostaggi palestinesi e 117 prigionieri. Altri 24 ostaggi, per lo più thailandesi che lavoravano in Israele, sono stati rilasciati al di fuori dell'accordo. Una clausola consente di estendere l'intesa al rilascio di una dozzina di ostaggi al giorno in cambio di trenta detenuti palestinesi. Intanto Hamas ha detto di essere disposta a negoziare anche sul rilascio dei soldati israeliani tenuti in ostaggio nella Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere Izzat al-Risheq, membro dell'ufficio politico di Hamas, al canale Al-Arabi del Qatar. Lo riporta Haaretz. L'esponente di Hamas ha, tuttavia, precisato che sul punto non sono ancora iniziate trattative e che la questione, in ogni caso, sarà affrontata separatamente rispetto a quella sul rilascio degli ostaggi civili. Di questo, ha aggiunto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu "è consapevole". Secondo al-Risheq, Hamas ha anche informato l'Egitto e il Qatar di aver individuato altri ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza.
Intanto fonti palestinesi e israeliane confermano altri due giorni di tregua per 20 rapiti. Un'intesa che prevede il rilascio di altri 20 ostaggi, 10 ogni giorno. Lo riporta Haaretz. Un traguardo raggiunto grazie alla mediazione cruciale di Qatar, Egitto e Stati Uniti.
"Mi sono impegnato profondamente negli ultimi giorni per assicurarmi che questo accordo potesse portare a risultati”, ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, commentando il prolungamento di altri due giorni della pausa umanitaria a Gaza.


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"Il mio e il nostro obiettivo è garantire che questa pausa continui oltre lunedì in modo da poter vedere più ostaggi rilasciati e più aiuti umanitari”, ha aggiunto il presidente statunitense Joe Biden. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, però, è stato ambiguo sulla questione. "Ipotizzare il rilascio di altri dieci ostaggi ogni giorno è una benedizione. Ma dopo l'accordo torneremo al nostro obiettivo: eliminare Hamas", ha detto il leader israeliano, che oggi ha chiesto al governo un budget "di guerra" di 30 miliardi di shekel (circa 8 miliardi di euro). Netanyahu ha detto che l'offensiva continuerà "fino alla vittoria". La tregua ha dato respiro agli abitanti di Gaza, ma la situazione umanitaria rimane "pericolosa" e i bisogni "senza precedenti", ha stimato l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Secondo l'Onu 248 camion umanitari sono entrati da venerdì nella Striscia di Gaza. "Dovremmo inviare 200 camion al giorno per almeno due mesi per rispondere ai bisogni", ha detto il portavoce dell'Unrwa, Adnan Abu Hasna.

Borrell: “Non ci sarà pace per Israele senza uno Stato palestinese”
Nel frattempo, sul fronte internazionale, il dibattito è tornato sulla soluzione diplomatica della questione palestinese. “Non ci sarà pace per Israele senza uno Stato palestinese”, ha detto il capo della politica estera dell'UE Joseph Borrell che si trova a Barcellona per l'ottavo forum ministeriale dell'Unione per il Mediterraneo (UpM), iniziato lunedì, al quale partecipano rappresentanti di circa 40 nazioni per discutere del conflitto israelo-palestinese e gettare le basi per la pace futura. Intervenendo al forum, Borrell ha detto: “Nella storia dei conflitti più gravi, c'è sempre un momento in cui l'oscurità della situazione non può che condurre ad un orizzonte di pace. Sono convinto che, al di là degli shock e delle emozioni, entrambi i popoli siano impegnati per la pace”. Il Ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha delineato un quadro sul quale spera possano essere d'accordo tutti gli Stati membri partecipanti. Ciò include la fine dello spargimento di sangue e la garanzia che la Striscia di Gaza venga restituita all’Autorità Palestinese una volta finite le ostilità. “Hamas è più di una semplice organizzazione… è un’idea, un’ideologia. E non puoi uccidere un'idea se non puoi dimostrare di averne una migliore. Per sconfiggere l’ideologia di Hamas, i palestinesi hanno bisogno di una prospettiva politica credibile per la creazione di uno Stato”, ha affermato Borrell. Nelle osservazioni di apertura, i ministri degli Esteri dell’UE, dell’Arabia Saudita e della Giordania hanno tutti sostenuto la necessità di una soluzione a due Stati. "Dobbiamo sforzarci di superare l'attuale crisi e procedere verso un piano credibile e serio per la pace. Non esiste un'alternativa sostenibile al rilancio della soluzione dei due Stati", ha affermato il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan Al Saud, parlando a nome della Organizzazione della Cooperazione Islamica e Lega Araba. Albares ha affermato di sperare che i colloqui di pace definitivi possano svolgersi "al più presto possibile in modo che la comunità internazionale possa sostenere l'agenda". “Poiché entrambi hanno diritti uguali e legittimi sulla terra, dovranno condividere (la terra). Dobbiamo aiutarli a trovare un accordo su questo punto. Da soli non saranno in grado di farlo”, ha detto Borrell. Il capo della politica estera dell’UE ha anche affermato di essere “sconcertato” nell’apprendere che il governo israeliano intende stanziare nuovi fondi per costruire nuovi insediamenti illegali. Ha definito gli insediamenti illegali “la più grande responsabilità di Israele in termini di sicurezza” e una grave violazione del diritto internazionale. Il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, dal canto suo, ha dichiarato: “Optando per la pace non ci schieriamo. La pace che cerchiamo deve soddisfare il diritto dei palestinesi alla libertà e alla statualità, e deve rispondere alle legittime preoccupazioni di Israele”. L’Unione per il Mediterraneo è stata fondata 15 anni fa sulla scia degli accordi di Oslo, nello spirito di pace e prosperità condivise per la regione del Mediterraneo. "Oggi la realtà è chiara: il raggiungimento di un'integrazione e di una cooperazione regionale reali ed efficaci può avvenire solo attraverso una pace giusta e duratura per la Palestina, Israele e l'intera regione, basata sulla soluzione dei due Stati", ha affermato Nasser Kamel, segretario generale della Unione per il Mediterraneo. Israele, uno dei paesi fondatori, non ha inviato rappresentanti alla riunione di lunedì.

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