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Ieri sera rilasciati 13 israeliani e 39 palestinesi. Molti di questi hanno denunciato abusi e torture in cella. Seconda tranche di scambi in stallo

Sono 24 gli ostaggi liberati (13 israeliani, dieci tailandesi e un filippino), consegnati ieri da Hamas al Comitato internazionale della Croce rossa a Gaza e riportati in Israele attraverso l'Egitto. In cambio Israele ha rilasciato 39 donne e bambini palestinesi detenuti. Tra gli ostaggi rilasciati da Hamas vi sono quattro bambini, di cui uno di due anni, e sei donne anziane. "Le loro condizioni fisiche sono buone e sono attualmente sottoposti ad una valutazione medica e psicologica", ha detto IL direttore dello Schneider Children's Medical Center, Efrat Bron-Harlev, che li ha accolti. Diverso il caso delle donne e dei minori palestinesi rilasciati che hanno denunciato abusi e torture. “Tutti i prigionieri sono molto provati e molti hanno bisogno di cure mediche”, ha detto il personale della Croce Rossa che ha assistito gli ex detenuti trasferiti nella prigione israeliana di Ofer, vicino Ramallah. Quando l'autobus che li trasportava verso il check point di Beitunia, verso Ramallah, ha lasciato il carcere, l'esercito israeliano ha lanciato una raffica di gas lacrimogeni per cercare di disperdere le centinaia di persone che si erano radunate in attesa della loro liberazione. Una delle condizioni era che non ci fossero festeggiamenti. La lista dei prigionieri palestinesi che potrebbero essere liberati, pubblicata dal governo israeliano, contiene in totale 300 nomi. Di questi solo 74 sono residenti a Gerusalemme Est, mentre la maggioranza proviene dalla Cisgiordania. Trentatre le donne, il resto ragazzi, nessuno maggiore di 18 anni. Molti dei minorenni prigionieri vengono accusati di essere affiliati ad Hamas, Fatah o alla Jihad islamica palestinese. Le accuse più comuni includono lancio di pietre e “danno alla sicurezza regionale”, o più spesso, il sostegno a organizzazioni terroristiche e detenzione di armi.
Sull’altro fronte, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che considera il rilascio degli ostaggi un prerequisito per qualsiasi cessate Il fuoco, si è detto determinato a "riportarli tutti indietro" in Israele. L'esercito stima che siano 240 le persone rapite da Hamas IL 7 ottobre. L'accordo - ottenuto grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e Stati Uniti - prevede una tregua rinnovabile di quattro giorni tra Israele e Hamas, durante la quale dovranno essere rilasciati 50 ostaggi detenuti a Gaza, nonché 150 palestinesi detenuti in Israele. In seguito alla liberazione dei primi 39, si sono registrate scene di giubilo nella Cisgiordania occupata. I palestinesi liberati sono stati accolti da eroi nei campi di Beitunia e Nablus. A Gerusalemme Est, occupata da Israele dal 1967, è invece vietata ogni celebrazione attorno ai prigionieri liberati.


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All'alba di venerdì, quando gli incessanti attacchi aerei israeliani durati quasi 50 giorni si erano calmati, così come il lancio di razzi da Gaza verso Israele, decine di migliaia di palestinesi sfollati nel sud del Striscia avevano già raccolto i loro effetti personali per tornare ai loro villaggi. Omar Jibrine, 16 anni, si era rifugiato con altri otto membri della sua famiglia all'ospedale Nasser nella città di Khan Younes. Un quarto d'ora prima ancora che la tregua entrasse in vigore, ha preso la strada verso il suo villaggio, a pochi chilometri di distanza: "Vado a casa", ha detto all'Afp. Ma mentre macchine e carri si mettevano in moto, volantini in arabo lanciati dal cielo dall'esercito israeliano intimavano: "La guerra non è ancora finita". "Il ritorno al Nord è vietato". L'esercito considera la zona settentrionale della Striscia di Gaza, da dove centinaia di migliaia di palestinesi sono fuggiti verso sud, come una zona di combattimento che protegge le infrastrutture di Hamas. "Prendere il controllo del nord della Striscia di Gaza è il primo passo di una lunga guerra e ci stiamo preparando per le fasi successive", ha detto il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari. Dal 9 ottobre Israele ha posto il territorio, già soggetto al blocco israeliano dal 2007, in uno stato di "assedio totale", interrompendo le forniture di elettricità, acqua, cibo, medicine e carburante. Si prevede che la tregua consentirà a più convogli di aiuti di entrare nel piccolo territorio sovrappopolato dove, secondo le Nazioni Unite, 1,7 milioni dei 2,4 milioni di persone sono state sfollate a causa della guerra. Venerdì, 200 camion carichi di aiuti sono entrati a Gaza, secondo il dipartimento del ministero della Difesa israeliano responsabile per gli affari civili a Gaza. Si tratta del "più grande convoglio umanitario" dall'inizio della guerra, ha sottolineato l'agenzia delle Nazioni Unite responsabile del coordinamento umanitario (Ocha). Inoltre, sempre secondo l'Ocha, sono stati portati aldilà del confine 129 mila litri di carburante. Ma la tregua resta "insufficiente" per portare gli aiuti necessari, hanno sottolineato le Ong internazionali, che hanno chiesto un vero cessate il fuoco.

Ritardo nel rilascio del secondo gruppo di ostaggi, scambi di accuse
C’è un “leggero ritardo” nel rilascio del secondo gruppo di ostaggi israeliani rapiti nella Striscia di Gaza il 7 ottobre. Lo ha fatto sapere Times of Israel (Toi) ricordando che il processo avrebbe dovuto iniziare alle 16 (le 15 in Italia).
Gli ostaggi saranno 13, e non 14 come era stato detto da alcune fonti questa mattina. Secondo quanto ricostruisce Haaretz, Israele aveva chiesto di aggiungere un altro ostaggio alla lista dei 13 identificando un’altra persona che rientrava nei termini fissati dall’accordo, cioè il rilascio di madri e figli insieme, se i figli hanno meno di 19 anni.
Ma per Hamas - alla quale era stato offerto il rilascio quindi di 42 prigionieri invece di 39 - la richiesta di Israele non rispettava i termini e quindi non è stata accolta, riferiscono fonti straniere che stanno seguendo i negoziati, spiega il sito del giornale israeliano. E quindi si è ritornati al numero originario di 13 ostaggi e 39 prigionieri palestinesi.


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Intanto è scambio d’accuse tra Hamas e israeliani per il ritardo dei rilasci di prigionieri. Le Brigate al Qassam, ala militare di Hamas, hanno annunciato che ci “sarà un ritardo nella liberazione degli ostaggi perché Israele non ha attuato gli elementi dell’accordo”. Tra questi - hanno indicato - “l’aiuto umanitario a Gaza e al nord della Striscia e il rilascio dei prigionieri palestinesi”.
Se gli ostaggi non saranno rilasciati entro mezzanotte, l’offensiva a Gaza riprenderà”. Riporta è la tv israeliana ‘Channel 12’ che cita un funzionario israeliano. “Tutte le affermazioni di Hamas secondo cui Israele avrebbe violato l’accordo sono false. Questo è un tentativo di propaganda di Hamas. Israele ha rispettato tutti i suoi obblighi. Hamas mette in imbarazzo i mediatori di Egitto e Qatar”, ha aggiunto. Funzionari egiziani e qatarioti - questi ultimi addirittura atterrati a Tel Aviv con jet privato, cosa mai avvenuta prima - stanno lavorando per gli scambi. Secondo il blog Ynet nelle ultime ore, prima che avvenisse lo scambio concordato, Hamas “ha cambiato il percorso del viaggio e del trasferimento dei rapiti contrariamente al piano” prestabilito. Poi - a fronte delle denunce di Hamas sull’ingresso degli aiuti a Gaza - hanno sottolineato che Israele “ha trasferito nel nord della Striscia di Gaza ben 61 camion di aiuti umanitari sui 200 passati oggi, tra cui cisterne di carburante e gas”.
Un funzionario di Hamas, parlando alla Bbc, ha replicato che Israele ha apportato modifiche significative all’elenco concordato dei prigionieri palestinesi da scarcerare in cambio del rilascio degli ostaggi israeliani. Ha anche affermato che le forze di difesa israeliane hanno ucciso due palestinesi a Beit Hanoun a Gaza, in un’area dove i palestinesi possono spostarsi. Secondo il funzionario, Israele ha permesso solo a tre camion su 100 di raggiungere il nord di Gaza e ha fatto volare droni sul sud della Striscia, violando l’accordo.

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