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Il Presidente del Tribunale di Palermo intervistato a margine della presentazione del suo libro

Ritengo importante mantenere non soltanto le intercettazioni ma anche le forme più avanzate. Su questa tematica è necessaria una discussione che tenga conto dell’evoluzione della criminalità”. A dirlo è Antonio Balsamo, Presidente del Tribunale di Palermo raggiunto dai nostri microfoni a margine della presentazione del suo libro “Mafia, fare memoria per combatterla” presentato giovedì scorso presso la libreria “Tante Storie” di Palermo. Un piccolo evento in cui è stato possibile fare il punto sulle mafie oggi e sugli interventi legislativi che la politica sta conducendo grazie all’autore del libro che ha dialogato con Giuseppe Castronovo, proprietario della libreria, ed Elvira Terranova, giornalista di Adnkronos.

Sulle intercettazioni c’è un problema di fondo, ovvero quello di verificare se con i cambiamenti che hanno investito il sistema delle comunicazioni che sono di portata epocale (dato che ormai moltissime comunicazioni passano attraverso canali informatici) possiamo pensare di fare a meno di determinate tecniche di indagine - ha detto -. A mio parere è assolutamente escluso perché è evidente che una criminalità organizzata che comunica attraverso i più avanzati sistemi tecnologici può essere affrontata soltanto attraverso tecniche di indagine adeguate all’evoluzione che ha investito la società e tutto il sistema delle comunicazioni”. Altro tema affrontato nell’arco della nostra intervista è stato quello dell’approvazione del decreto sull’art. 4bis dell’ordinamento penitenziario, il cosiddetto ergastolo ostativo. Uno strumento con cui si vieta di liberare i boss mafiosi (alcuni anche stragisti) e terroristi condannati all'ergastolo se non collaborano con la giustizia. “Dobbiamo potenziare la collaborazione con la giustizia e rafforzare la scelta di collaborare con la stessa. Per questo occorre un grande investimento anche in termini di risorse umane e di organizzazione. La collaborazione con la giustizia non appartiene al passato. È assolutamente indispensabile quel contributo di conoscenza dall’interno in termini completi delle organizzazioni criminali che può dare il collaboratore di giustizia e che non potrà essere mai sostituito in maniera integrale dalle nuove tecniche di capostazione delle comunicazioni su base tecnologica”, ha detto Balsamo secondo cui “la riforma è di un’importanza estrema perché la posta in gioco è altissima”. “Occorre una rapida conversione in legge dell’attuale decreto legge con la consapevolezza che si tratta di una normativa perfettibile - ha aggiunto -. Ci sono vari aspetti su cui anche con delle successive iniziative legislative si potrebbe intervenire. Innanzitutto andrebbe costruito un modello di giustizia riparativa adatto per le vicende più drammatiche. Su fatti di estrema gravità che hanno segnato la storia del paese la giustizia riparativa deve comprendere una componente fondamentale: l’affermazione del diritto alla verità che spetta sia ai familiari delle vittime sia all’intera collettività”.

In ultima istanza Balsamo, evitando riferimenti specifici, ha sottolineato l’importanza di “applicare la disciplina riguardante i reati ostativi anche a certe forme particolarmente gravi di criminalità amministrativa. Mi riferisco, ad esempio, al tema della corruzione organizzata transnazionale”. Parole che suggeriscono un collegamento - anche se non diretto - con quanto sta emergendo con lo scandalo dei mondiali 2022 “Qatargate. “Questa secondo me è una materia estremamente allarmante - ha detto -. Inserire questo fenomeno corruttivo nell’ambito del catalogo dei reati ostativi potrebbe essere una scelta da prendere in seria considerazione. Il tema della corruzione organizzata transnazionale era fortemente sentito proprio in quelle occasioni in cui a margine delle conferenze internazionali organizzate a Vienna per l’applicazione dei principali strumenti di contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione si costituiva un dialogo tra le istituzioni e la società civile”. “Se ne parlava spesso perché ci si rendeva conto che ci sono certe forme di criminalità amministrativa che sono esse stesse criminalità organizzata - ha sottolineato il Presidente del Tribunale di Palermo -. Un conto è l’episodio di corruzione singolo, un conto è l’episodio di corruzione che fa parte di un intero sistema e che per giunta ha una dimensione transnazionale. È evidente la straordinaria gravità di quest’ultimo fenomeno. Su questo ci dobbiamo interrogare. Si tratta di un tema fortemente sentito da quei Paesi esposti alla drammatica presenza di queste forme di corruzione su base sistemica. In questo è importante che l’Italia faccia da modello di riferimento per questi Paesi anche sul piano delle tecniche di indagine”.

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