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Il Procuratore di Palermo interviene dopo le esternazioni del Ministro Nordio

Si parla tanto delle intercettazioni: uno strumento tremendamente invasivo della vita delle persone” che per questo “devono essere usate in maniera accorta”. “Ma nel XXI secolo tutti hanno un cellulare in mano e, più di noi, ce l’hanno le organizzazioni criminali. Rinunciare o limitare il potere della magistratura rispetto a questo tipo di strumento di investigazione vuol dire oggettivamente creare un enorme problema alle indagini antimafia”. A parlare è il Procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, intervenuto questa mattina al cinema Rouge et noir del capoluogo durante la proiezione del documentario “Ora tocca a voi: storia di Pio La Torre”.


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Presenti in sala numerose scuole per vedere il documentario di Walter Veltroni (presente in sala). Terminata la proiezione è giunto il momento del dibattito e De Lucia e Veltroni hanno risposto alle domande dei giovani. “I mafiosi per organizzare un traffico di stupefacenti non possono fare altro che utilizzare strumenti tecnologici avanzati - ha detto De Lucia ai giovani presenti in sala -. Noi abbiamo il dovere di ricercare strumenti adeguati a contrastare queste loro attività. Senza questi strumenti noi non potremmo mai fare quello che dobbiamo fare nei confronti dei mafiosi e nei confronti della corruzione che ha la stessa natura di reato segreto. Si tratta di due soggetti che si mettono d’accordo e se io riesco a cogliere il momento in cui si mettono d’accordo ho provato l’esistenza del reato. Per farlo ho bisogno degli strumenti che in questo momento ho, e che è molto importante che io continui ad avere come magistrato e come procuratore della Repubblica, e su questo davvero bisogna fare attenzione”.


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Le parole del Procuratore sono prive di qualsivoglia riferimento di natura politica. Si tratta di “una questione squisitamente tecnica”, ha sottolineato. È un dato di fatto, però, che le parole del Procuratore capo di Palermo possono essere interpretate come una risposta al ministro della Giustizia Carlo Nordio, il quale ha detto la sua opinione nei giorni scorsi in commissione al Senato.
Secondo il guardasigilli, infatti, le intercettazioni ambientali e telefoniche andrebbero “riformate profondamente” aggiungendo che “gran parte di queste si fanno sulla base di semplici sospetti, e non concludono nulla” e che “non si è mai vista una condanna inflitta sulla sola base delle intercettazioni” (oltre ad aver lamentato un “costo elevatissimo, con centinaia di milioni di euro all’anno”). “Spesso nei dibattiti viene chiesto quali altre leggi servono ai giudici per combattere la mafia. La mia risposta è sempre la stessa. Al Parlamento della Repubblica direi: ‘Non toccate niente’. Ogni volta che si tocca il sistema si creano degli scompensi ad una macchina, quella della legislazione antimafia, che il mondo ci invidia - ha continuato De Lucia -. L’Europa e il Sudamerica cercano di copiare i nostri sistemi di repressione nei confronti della mafia. Toccare questa legislazione comporta una responsabilità politica perché la si indebolisce”.




Tutto quello che abbiamo fatto in questi anni nella lotta contro la mafia lo abbiamo fatto con gli strumenti dello Stato di diritto. I magistrati della Repubblica guardano a quella esperienza e alla Costituzione nel continuare la lotta contro la mafia. Quindi è importante ragionare seriamente quando si pensa di modificare gli strumenti legislativi che ci hanno consentito di arrivare a questi traguardi”, ha concluso il Procuratore capo di Palermo.

L’eredità di Pio La Torre nelle parole di De Lucia e Veltroni
A margine della presentazione del documentario "Ora Tocca a Noi”, il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha definito Pio La Torre "un gigante della nostra storia, di quella siciliana ma anche di quella italiana”. “Il contributo che ha dato nella lotta alla mafia, con La legge che porta il suo nome, è sotto gli occhi di tutti - ha aggiunto -. In totale evidenza. Ma c'è una storia che nasce molto prima. La lotta nelle campagne a favore di chi è più debole contro i potenti che caratterizza tutta la sua vita, fino a quella che io giudico una svolta fondamentale nella lotta alla mafia, cioè la scelta di impoverire la mafia attraverso la sottrazione dei suoi patrimoni".


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"La lotta alla mafia deve essere di tutti i cittadini - ha continuato - secondo le proprie capacità e il proprio senso delle istituzioni, con dei doveri più gravosi per i magistrati, i poliziotti, ma è una cosa che vale per tutti. Ora tocca a noi, per fare meglio per questa città e questa terra ognuno deve mettere il proprio impegno. La lezione di Pio La Torre è anche questa". È stata poi la volta di Walter Veltroni, secondo cui "Pio è stato uno dei protagonisti della lotta alla mafia nel senso dell'avversione etica-morale nei confronti di un fenomeno come La criminalità organizzata, ma è stata una delle persone che ha meglio compreso le dinamiche della mafia e i processi attraverso i quali si arricchiva e il sistema di relazioni politiche istituzionali. È stato anche tra coloro che hanno capito per primi quali erano gli strumenti legislativi necessari. È stato ucciso per questo, perché combatteva la mafia con degli strumenti che facevano soffrire i boss mafiosi".


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"Conoscevo Pio personalmente, eravamo amici, gli volevo molto bene, era una persona molto bella - ha aggiunto Veltroni -. La parte che più mi ha affascinato è la sua infanzia, non ci sono documenti filmati e l'abbiamo ricostruita con La finzione. La storia di un bambino figlio di braccianti che, invece di accettare il destino che in qualche modo la sua collocazione sociale aveva previsto per lui, andava a studiare facendo chilometri a piedi e poi lavorava con le bestie, come il padre voleva: si è riscattato e ha riscattato un'intera terra. 'Ora tocca a Noi' è la frase che Pio disse a Emanuele Macaluso poco prima di essere ucciso. Per noi ha un doppio significato, da un lato è la citazione, dall'altro per questi ragazzi che vedono questo film un modo per dire che non è finita, che bisogna continuare". In sala e in videocollegamento gli studenti delle scuole e delle carceri che hanno aderito al progetto educativo antimafia del “Centro studi Pio La Torre”, per un totale di 62 scolaresche, 13 delle quali presenti fisicamente.

Foto © Deb Photo

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