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Confermata custodia in carcere per Panzeri e per l’ex assistente parlamentare che chiede la liberazione della compagna Kaili, l’ex numero due del Pe

Francesco Giorgi, l’assistente parlamentare agli arresti in Belgio per il caso Qatargate, nonché compagno di Eva Kaili, la vice presidente destituita dopo lo scandalo, "ha ammesso di far parte di un'organizzazione usata sia dal Marocco che dal Qatar per intervenire negli affari europei". Lo riporta il giornale belga Le Soir, secondo il quale Giorgi ha suggerito davanti agli inquirenti che almeno due europarlamentari in carica avrebbero ricevuto soldi tramite Antonio Panzeri, ex eurodeputato e presidente dell'associazione Fight Impunity, arrestato venerdì scorso nell'operazione della polizia belga. 

Secondo i documenti ai quali hanno avuto accesso Le Soir e La Repubblica, gli imputati citati erano in contatto con l'intelligence marocchina della Direzione generale degli studi. I documenti ripresi da Le Soir fanno riferimento anche a due agenti dei servizi segreti di Rabat nella rete di contatti del Qatargate. Giorgi avrebbe inoltre confermato di fronte al giudice belga Michel Claise, specializzato in crimini finanziari, che Panzeri sarebbe a capo dell'intera organizzazione. Il ruolo di Giorgi sarebbe stato quello di gestire le grandi quantità di contante a disposizione del gruppo, accusatio di influenza illecita sulle attività dell'unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini. Stando a quanto riporta Repubblica il rapporto tra Giorgi e Panzeri sarebbe cominciato circa tredici anni fa, poco prima del trasferimento di Giorgi a Bruxelles. "Gli ho chiesto di prendermi per uno stage e lui lo ha fatto”, avrebbe detto l’assistente parlamentare. Da lì ha preso il via una lunga collaborazione. Panzeri è diventato di fatto il mentore di Giorgi. L’ex europarlamentare ha introdotto il giovane nelle aule dell'Europarlamento e negli ambienti del Palazzo. In cambio, Giorgi gli faceva da assistente. Giorgi ha quindi detto ai magistrati, alla presenza dell’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, che per via di questa introduzione di Panzeri al mondo dell’Europarlamento nel 2019, dopo che Panzeri non venne riconfermato alle elezioni, ha cominciato ad occuparsi della “cassa” dell’ONU. Un modo per sdebitarsi, una disponibilità data per riconoscenza verso l’uomo che lo aveva battezzato a Strasburgo, ha spiegato Giorgi, ma anche per denaro. Soldi di cui lo stesso assistente ha ammesso di non aver avuto bisogno visti i 2500 euro al mese che riceveva dallo stipendio di assistente.


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Eva Kaili © Imagoeconomica


Nell’interrogatorio, Giorgi ha ribadito che quei soldi erano destinati solo a lui e a Panzeri aggiungendo di aver cercato in tutti i modi di tenere la compagna fuori dalla vicenda precisando che non fosse destinataria di quelle cifre: "Farò il possibile affinché la mia compagna sia libera e possa occuparsi di nostra figlia di 22 mesi". A casa della compagna, la polizia ha trovato due borse con circa 150 mila euro cash. Mentre altri 600 mila erano in una valigia che portava il padre. Ad Abbiategrasso invece l’apertura di una cassetta di sicurezza ha portato alla scoperta di altri 20 mila euro in contanti. Giorgi, intanto, ha detto agli inquirenti di essere pentito. Ora l’obiettivo degli inquirenti è capire se ci siano altri europarlamentari coinvolti. Nelle carte dell’inchiesta se ne nominano quattro, di cui tre italiani e una italo-belga. Ma nei loro confronti la procura non ha preso alcun provvedimento. E alcuni sono stati scagionati proprio dalle dichiarazioni di Giorgi.

Nel frattempo il Tribunale di Bruxelles, dopo la prima udienza sul caso Qatargate, ha confermato la custodia cautelare per l'ex eurodeputato Antonio Panzeri e lo stesso assistente parlamentare. "All'odierna udienza non era presente l'imputato E.K" che "comparirà davanti alle camere il 22 dicembre", si legge in una nota della Procura di Bruxelles con riferimento a Eva Kaili, vice presidente destituita del Parlamento europeo. I giudici di Bruxelles hanno deciso che sia Panzeri che Giorgi resteranno ancora in carcere per almeno un mese. Per il quarto fermato, Niccolò Figà-Talamanca è stato invece disposto il regime di sorveglianza elettronica che gli permette di uscire dal carcere, come ha riferito l’avvocato Dimitrakopoulos sentito dall'ANSA. Tra un mese i quattro dovranno comparire di nuovo in tribunale.


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Niccolò Figà-Talamanca © Imagoeconomica


Clima teso a Strasburgo
Intanto, a Strasburgo, l'Eurocamera riunita in plenaria ha chiesto lo stop all'intesa Ue-Qatar sull'aviazione e la sospensione di tutti i fascicoli legislativi legati a Doha, provocando irritazione nella Lega perché esclusa dalla sottoscrizione della risoluzione comune che dovrà ora essere messa ai voti. Il clamore dell'indagine per sospetta corruzione condotta dal giudice bruxellese Michel Claise non accenna a sgonfiarsi e con il passare dei giorni il quadro si arricchisce di nuovi, allarmanti dettagli. L'operazione, stando alla ricostruzione offerta dai due media belgi Le Soir e Knack e confermata poi dal ministero della Giustizia belga, è partita dopo l'indagine condotta dall'intelligence belga insieme ai servizi segreti di altri cinque Paesi europei, che avevano portato a una prima incursione 'clandestina' nell'abitazione di Panzeri. Un'informazione che riporta alla mente anche l'allarme messo in evidenza la scorsa estate in un report consegnato al Copasir ai tempi della presidenza dell'attuale ministro Adolfo Urso. Ma la novità più eclatante - mentre la polizia è impegnata a individuare la banca belga dalla quale sono state prelevate le mazzette (1,5 milioni di euro in cash in tutto) ritrovate nelle case di Antonio Panzeri ed Eva Kaili, oltre che nelle borse che aveva il padre dell'eurodeputata greca in procinto di darsi alla fuga - riguarda l'ipotesi che vedrebbe diversi europarlamentari a libro paga per favorire il Paese del Golfo. Una tesi sulla quale gli inquirenti sono al lavoro e che, se veritiera, potrebbe approfondire lo scandalo e coinvolgere un numero più ampio di politici e funzionari Ue. Rischiando di mandare definitivamente in frantumi la credibilità delle istituzioni comunitarie. L'onda lunga dello scandalo potrebbe poi non fermarsi al Qatar, arrivando fino al Marocco. La polizia belga, ha osservato il direttore de Le Soir, Christophe Berti, potrebbe avere "informazioni anche su un altro Paese". E le indiscrezioni emerse a più riprese in questi ultimi giorni puntano tutte verso Rabat. Tanto che il ministro della Giustizia belga, Vincent Van Quickenborne, ha riferito di aspettarsi che i pagamenti in tangenti e regali per influenzare le decisioni politiche europee da parte di potenze economiche siano più alti delle somme rintracciate finora. E che "gli interessi" per altre ingerenze straniere possano essere "innumerevoli".  

In foto di copertina: Francesco Giorgi © Imagoeconomica

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