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Con il ddl del renziano Roberto Giachetti usciranno 5.080 detenuti dalla sera alla mattina, fino a 23 mila

“Le statistiche dicono che tutti gli indulti si sono conclusi, nell’arco di un paio d’anni, col rientro in carcere di un numero pari o superiore rispetto ai detenuti liberati con il provvedimento di clemenza. Ma il problema vero è che questi provvedimenti nuocciono alla possibilità di autentico cambiamento dei reclusi, perché vanificano ogni sforzo finalizzato al recupero. Infatti la proposta di legge finisce per scollegare il beneficio dalla rieducazione e lo fa dipendere solamente dalla mancata applicazione di provvedimenti disciplinari".
Sono state queste le parole del procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita in un'intervista rilasciata al 'Fatto Quotidiano' in merito all'indulto previsto dal disegno di legge presentato dal renziano Roberto Giachetti e in discussione in Commissione Giustizia alla Camera.
Il testo, ricordiamo, non fa distinzione tra coloro che sono in carcere per reati minori e per chi è stato incarcerato per associazione mafiosa o altri più gravi come violenze sessuali, stalking e altri crimini contro la persona, nonché quelli contro la pubblica amministrazione.
"Regalare la libertà a chi non rinnega la propria appartenenza mafiosa, è una sconfitta non solo per la credibilità dello Stato rispetto alle vittime dei reati, ma anche per la prospettiva costituzionale di una pena che aiuti le persone a cambiare" ha detto Ardita ricordando che “il problema è che il beneficio non dipende dal ravvedimento e dalla rieducazione, ma viene concesso senza nessun criterio".
Al momento, in caso di buona condotta, il detenuto avrebbe diritto a un abbuono di 45 giorni ogni 180 di detenzione: in pratica un mese e mezzo di sconto ogni sei trascorsi in carcere. La proposta di Giachetti vorrebbe portare il bonus a 60 giorni, due mesi ogni sei. E per i prossimi due anni, addirittura, i giorni di sconto sarebbero addirittura 75: vuol dire che un anno di condanna sarebbe pari ad appena sette mesi trascorsi effettivamente in carcere. I 75 giorni di sconto, tra l’altro, sarebbero concessi anche ai condannati che hanno usufruito della liberazione anticipata a decorrere dal primo gennaio 2016. Quindi agirebbe in modo massivo.
Il nuovo Garante nazionale dei detenuti, Felice Maurizio D’Ettore, ha illustrato dei numeri allarmanti: grazie a questa 'manna dal cielo' 5.080 detenuti uscirebbero dal carcere dalla sera alla mattina; e tra loro fino a 777 condannati per i reati più gravi: mafia, terrorismo, tratta di esseri umani, schiavitù, violenza sessuale di gruppo.
"La riforma - ha spiegato Ardita - prevede l’applicazione retroattiva del beneficio. In sostanza a partire dal 1º gennaio 2016 chi era già detenuto avrà 15 giorni in più al semestre di liberazione anticipata, rispetto ai 45 di cui aveva già fruito. Questo comporta che chi sta in carcere da otto anni avrà - dall’oggi al domani e senza nessuna particolare ragione - uno sconto di pena pari a otto mesi, di cui potrà fruire immediatamente. Se la pena che gli resta da scontare è più breve uscirà immediatamente. E dunque è un indulto e non è neppure troppo mascherato".
Secondo i sostenitori del ddl, l'iniziativa dovrebbe fungere da sollievo per le carceri sovraffollate, offrendo un respiro e potenzialmente migliorando le condizioni di detenzione per prevenire tragedie come i suicidi, che solo nel 2024 hanno già raggiunto il numero di 32, l'ultimo dei quali avvenuto lunedì a Roma.
A tal riguardo Ardita ha detto che "i suicidi non sempre sono collegabili al sovraffollamento o alle condizioni generali delle carceri, che certamente non brillano, ma alla mancanza di attenzione qualificata ai detenuti più fragili, specialmente nella fase di primo ingresso. Di norma più lo Stato è presente nella vita dei detenuti, seguendo le condizioni psicologiche e intercettando i bisogni più basilari, più si riesce ad arginare questo rischio".
Anche se tutti e 5.080 detenuti venissero rilasciati immediatamente, le carceri italiane continuerebbero ad essere affollate, con un totale di 56.271 detenuti, oltre la capienza massima regolamentare di 51.144 e ben 9.081 posti in più rispetto a quelli effettivamente disponibili (47.190), poiché molte celle non sono conformi agli standard normativi.
Nel frattempo però si rischia di rimettere in libertà prima del tempo detenuti anche molto pericolosi e, soprattutto, non pentiti.
La liberazione anticipata speciale, ha detto il Garante, come riportato dal 'Fatto' “è solo una misura tampone” non in grado di fornire “risposte ampie di sistema”.
Infatti, ha spiegato Ardita, "l’errore che molti commettono è quello di concepire il carcere come luogo di vendetta sociale, mentre dovrebbe essere un’opportunità per tutta la società, perché consentire a chi ha sbagliato di essere recuperato comporta vantaggi per tutti. La questione è che oggi da parte di alcuni si lotta non per la civiltà della pena, ma contro la pena come risposta sociale, e in definitiva contro lo Stato. Chi di noi ha impegnato gran parte della vita professionale nel costruire percorsi di reinserimento vede nel prevalere di questo atteggiamento il peggiore fallimento della società. Nella civiltà moderna punire non può essere un atto di sadismo, ma un’opportunità di welfare State da somministrare all’interno di un ambiente protetto da attenzioni: che offra ai condannati una possibilità e ai cittadini una condizione rafforzata di sicurezza che dipende anche dal loro cambiamento".

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto © Davide de Bari

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