Il Procuratore di Napoli: “Prosegue la strada della riforma Cartabia, magistrati trasformati in burocrati”
“Nessuna delle norme da ultimo approvate possono essere utili a migliorare la giustizia. Le pagelle non solo sono inutili, ma addirittura sono dannose: i magistrati si preoccuperanno più di avere le carte in ordine che di fare giustizia. Queste riforme, che sono anche un altro regalo alle correnti della magistratura e seguono la stessa strada della riforma Cartabia, ci consegneranno un magistrato burocrate, pavido e passacarte che perderà di vista il fine primario: fare una giustizia giusta. C’è da pensare che sia questo l’obiettivo, perché sono ben altre le cose che servono per far funzionare il processo”. Sono state queste le parole che Nicola Gratteri, l’attuale Procuratore Capo di Napoli, ha pronunciato durante un’intervista con il quotidiano “La Repubblica”, per commentare la riforma della giustizia promossa dal guardasigilli Carlo Nordio. Parole che risuonano perfettamente con quelle già espresse dal giudice Giovanni Falcone, quando parla dei “professionisti delle carte a posto”. Difatti, oggi, il rischio sembra essere proprio quello: un magistrato che potrebbe mettere in secondo piano la necessità di fare giustizia per non soccombere al peso della burocrazia. Ma il Procuratore di Napoli ha ribadito anche che, per migliorare la giustizia italiana, esistono soluzioni migliori e sono molteplici. Prima fra tutte, l’aumento del numero di magistrati, ad oggi, troppo pochi per la macchina della giustizia italiana. “Serve riempire gli organici della magistratura: abbiamo raggiunto una scopertura pari a circa 1700 magistrati. Serve accorpare i tribunali di piccole dimensioni, mentre si parla addirittura di istituirne altri. E poi, serve riportare a 75 anni, o almeno a 72, l’età pensionabile, limitare il numero dei magistrati fuori ruolo e dare a magistrati in pensione incarichi che, meglio e più di altri, potrebbero svolgere. Se un ministro può avere più di 75 anni, perché i magistrati in pensione non possono essere destinati alle commissioni parlamentari o alla scuola superiore della magistratura? Una persona di 75 o più anni può prendere decisioni sul futuro di una nazione e non può occuparsi dell’aggiornamento dei magistrati? È un discorso che non sta in piedi, evidentemente non lo si vuole fare, anche se sono scelte che già domani mattina si potrebbero adottare, non serve modificare nessuna norma.” - prosegue - “Anche 20 o 30 magistrati in più, in alcuni uffici, fanno la differenza. Sarebbe anche un segnale importante da parte della nostra categoria. Smorzerebbe, pur solo in parte, una serie di critiche collegate alle correnti. Secondo un sondaggio, dopo il cosiddetto ‘scandalo Palamara’, larga parte degli italiani diffida della magistratura. Se vogliamo riacquistare credibilità, all’esterno ma anche all’interno, è il momento di fare qualcosa di concreto, non le solite chiacchiere che non portano a nulla. Credo che il Presidente della Repubblica, come presidente del Csm, dovrebbe chiederlo a viva voce”.
Nicola Gratteri
Processi lenti e carceri piene
Gratteri, che proprio questa mattina ha visitato gli uffici della Questura di Napoli, dove, tra l’altro, ha rivolto un sentito ringraziamento a tutti i poliziotti impegnati costantemente nelle diverse attività, auspicando - ha reso noto Ansa - una collaborazione performante con le altre forze dell’ordine. Durante l’intervista con Repubblica, ha commentato anche la separazione delle carriere, “sbagliata da tutti i punti di vista”, e la lentezza dei processi. “Il cambio di funzione arricchisce professionalmente il magistrato. Si criticano spesso i pm perché si dice che non hanno la cultura della giurisdizione. Quale miglior modo, allora, se non quello di far fare al pm anche il giudice e viceversa? Bisognerebbe avere il coraggio di tornare ad agevolare il cambio funzioni, come nel resto d’Europa, dove viene incentivato. La separazione delle carriere è l’anticamera della sottoposizione del pm all’esecutivo”. Poi, le soluzioni che potrebbero velocizzare i processi: “Oggi, dopo un defatigante processo di primo grado, si può fare un concordato in appello, con riduzione della pena e rinuncia al prosieguo. Perché non farlo prima? Si potrebbe anche limitare la possibilità di appello nelle ipotesi di arresto in flagranza con ammissione degli addebiti o quando sono palesemente strumentali. Lasciamo fare le riforme a chi nei Tribunali lavora veramente”. Restando in tema di ‘riforme dannose’, Gratteri ha commentato anche quella che porta la firma dell’ex guardasigilli, Marta Cartabia. “Condivido solo l’informatizzazione del processo penale - ha precisato Gratteri - per il resto, purtroppo, l’auspicata riduzione dei tempi non si avrà. Sono stati introdotti adempimenti che appesantiscono le procedure, anche nel processo civile. La lotta alla criminalità organizzata passa anche da qui: se un cittadino non ottiene una risposta veloce per un risarcimento danni o per la risoluzione di un contratto, si arrende oppure si rivolge alla criminalità. Entrambe le cose non vanno bene”. Infine, il Procuratore Capo di Napoli ha espresso alcune considerazioni anche sui detenuti e sui tossicodipendenti in modo particolare. “Centinaia di detenuti hanno commesso reati a causa della tossicodipendenza. L’unica via è provare a disintossicarli, siglando più accordi con le comunità terapeutiche e sovvenzionando la costituzione di altre. Dovrebbero essere istituite più strutture per i soggetti con disturbi psichici. Le Rems - ha precisato Gratteri - non sono sufficienti, né lo è il personale. Vanno create altre strutture con medici, psichiatri e psicologi. E vanno potenziati i Tribunali di Sorveglianza: tanti, anzi troppi, detenuti in esecuzione pena avrebbero già ora diritto ad una pena alternativa. Invece sono in attesa della decisione perché hanno difensori di ufficio o perché non arriva la relazione dai servizi sociali. Così affrontato, il sovraffollamento diventerebbe un falso problema. Ma evidentemente dei veri ultimi a nessuno interessa nulla”.
Foto © Deb Photo
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