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L’associazione artistica si esprime dopo la convocazione in procura: “Abbracciare questa causa significa abbracciare la difesa della vita”

Motivato dalla forza della propria ideologia e azione, l’Organizzazione internazionale Our Voice è stato nuovamente ospite speciale nel programma “Mañanas de Radio” a Radio Centenario, di Montevideo, capitale dell'Uruguay.
La sua fondatrice, attrice ed attivista Sonia Bongiovanni, e l'attivista Fátima Amaral (che fanno anche parte del Coordinamento Per la Palestina) sono state intervistate dal collega giornalista Hernán Salinas il quale ha approfondito con le invitate uno dei più detestabili attacchi che recentemente il sionismo uruguaiano ha posto in essere contro Our Voice: portare cinque dei suoi membri davanti al giudice per reati in flagranza Brenda Puppo con l’accusa di “incitamento” all'odio, articolo 179 bis del Codice Penale, da parte del Comitato Centrale Israelita dell'Uruguay. Tale estrema e tendenziosa misura è stata adottata da suddetto ente a seguito dell’intervento artistico del Movimento nella marcia dell’8 Marzo (Giornata mondiale della Donna) in riferimento alla lotta per la causa palestinese, esibendo una marionetta, mal interpretata dal sionismo, ed un cartellone in cui si leggeva perfettamente “Mai antisemiti, sempre antisionisti”.
Devo riconoscere e stimare la chiarezza del giornalista Salinas al momento di trattare il tema, con le attiviste, sviluppando insieme una congiuntura storica molto complessa che queste ultime si trovano a vivere, frutto del tentativo censore della lobby sionista uruguaiana, come reazione all’esibizione di denuncia di Our Voice.
Lo scorso 18 aprile cinque attiviste ed artiste di Our Voice, insieme all'avvocato Maximiliano Dentone, si sono presentate al tribunale della Ciudad Vieja.

Fátima ha spiegato all'udienza: “Le possibilità in questo momento sono che veniamo convocate di nuovo, che la causa sia archiviata o che ci sia la richiesta di formalizzarla. Siamo state interrogate dal Pubblico ministero e dal difensore del Comitato Israelita dell'Uruguay. Tutto focalizzato sull'intenzionalità del nostro intervento, cercare in qualche modo di trovare quell'intenzionalità di odio che non c’è stata”.
“Le ferme dichiarazioni non darebbero luogo alla possibilità di proseguire con l’indagine, almeno non sotto quella maschera di incitamento all'odio. Il difensore del Comitato Israelita, a livello personale, non mi ha fatto domande, mentre ad alcune compagne sì; che problemi abbiamo e perché noi manifestiamo contro il giudaismo e le persone ebree. E su quel punto le compagne ci troviamo ad insistere sulla stessa cosa. Siamo state interrogate una a una. Le domande erano tutte sulla stessa linea, anche se diverse”.
Hernán Salinas si è sorpreso che l'avvocato del Comitato Israelita sia stato presente all'udienza, ancora di più facendo domande. Le attiviste hanno detto che, stando a quanto è stato detto loro dal loro avvocato, questo è permesso e legittimo. Salinas ha voluto sapere che tipo di domande ha formulato l'avvocato.
“Indagare sulla nostra sensibilità particolare apparente in quanto al giudaismo ed altro. Noi diremo sempre che la nostra denuncia, non solo quella del 8M bensì quella che storicamente come collettivo abbracciamo, non è in nessun modo una questione di attacco né di discriminazione verso nessun popolo, nessuna religione, etnia. Noi stiamo denunciando uno Stato fondato su un genocidio commesso in quella terra, su un altro popolo e che inoltre risponde a una politica di espansione, militarizzazione, saccheggio dell'acqua, anche nella nostra regione. Questo stiamo denunciando”.
“Denunciamo il sionismo, poi non ci interessa giudicare le pratiche religiose, il giudaismo. Quello che stiamo denunciando è l'oltraggio ai diritti umani di tutto un popolo. Credo che le domande erano sempre su questa linea, come se si cercasse di creare una sorta di confusione, domande incisive”, ha proseguito Fátima.


Vittime di serie A e di serie B

Ho informazione che è stato affrontato il tema di Ucraina? Ha chiesto Salinas a Fátima che ha risposto: “Ci hanno chiesto se avevamo manifestato anche per altri conflitti, come ad esempio quello tra Russia ed Ucraina. Ovviamente, come collettivo, abbiamo manifestato anche per molti conflitti di tale importanza, come anche per molti altri casi di persecuzioni, fustigazione a compagni forse meno mediatici. Capiamo che abbiamo la libertà di esprimerci di fronte ai fatti che vogliamo fare come collettivi. Non gerarchizziamo quale vite”.
Sonia Bongiovanni ha preso la parola: “Non ci sono vittime di serie A o vittime di serie B. Questo è il tema. C'è un razzismo molto forte contro i palestinesi, contro il mondo arabo in generale da parte dell’Occidente. Giustamente è questo che noi vogliamo combattere perché secondo quella logica colonialista ci sono vittime di serie A o B, ripeto. Lo abbiamo visto. Netanyahu, come il ministro della sicurezza, ed altre cariche importanti nello Stato di Israele, parlano dei palestinesi come animali, non come esseri umani. Ed è questo giustamente quello che vogliono fare. Vogliono dimostrare che non sono esseri umani. Che devono sparire completamente”.


“Siamo uscite unite e tranquille dall'udienza”

Alla domanda su quale sensazione hanno avuto uscendo dall’udienza, Fátima Amaral ha adottato una risposta, sincera, trasparente e, riteniamo, carica di una tale spontaneità che le sue parole rappresentano tutti noi che eravamo presenti quel giorno fuori dal tribunale, all’incrocio tra le vie Misiones e Cerrito.
“Io credo che siamo uscite unite e tranquille, perché eravamo state molto chiare e molto sicure sul fatto che la nostra denuncia, il nostro messaggio come collettivo, da quando abbracciamo questa causa, è stato sempre lo stesso, e non c’è modo di cambiarlo”.
Sonia ha voluto sottolineare qualcosa riguardo il giorno dell'udienza al tribunale. “Voglio segnalare come un punto molto importante il sostegno che abbiamo ricevuto da molte organizzazioni che erano presenti, ed io stessa ero presente, per essere vicino alle compagne chiamate a comparire. All’esterno c’erano cartelloni, bandiere palestinesi. Cartelloni che recitavano che la lobby sionista è in tutto il mondo, ed anche in Uruguay, appoggiando il genocidio. Da parte di tutte quelle organizzazioni che erano là fuori c’è un enorme sostegno. A dimostrare quello che noi diciamo da sempre che non siamo noi come collettivo. Hanno voluto individualizzarci, ma siamo tutti e tutte persone che lottiamo per la Palestina, tutte le femministe. Questo è stato importante”.


Il rapporto tra l’8M e la causa palestinese

In relazione al fatto che il giudice ha chiesto loro riguardo i motivi che legavano il tema palestinese con l’8M, Fátima ha spiegato agli ascoltatori: “La liberazione delle donne e del popolo palestinese sono immensamente legati alla nostra liberazione. Un ampio movimento femminista non lotta solo per le persone che abbiamo accanto. Quando parliamo della difesa della Palestina parliamo della difesa della vita, della liberazione, dell'autodeterminazione di tutti i popoli, della liberazione dei territori. È stato sempre riaffermata la solidarietà con la difesa del popolo palestinese e tutti quei popoli che oggi sono oppressi e in lotta”.


Simbologia dell'intervento artistico

La simbologia adottata durante l'intervento artistico di Our Voice è stato un altro degli aspetti affrontati dal giornalista Salinas, perché sulla questione si è parlato anche nell'udienza.
“Ci hanno mostrato immagini di pubblicazioni nazi degli anni ‘30. Immagini che non avevamo visto. Voi avete fatto uso della stella di Davide, quindi voi siete contro il giudaismo. Il giudice insisteva su questo punto. Noi abbiamo esibito parte della bandiera di Israele come in altri interventi abbiamo utilizzato altre parti della stessa bandiera per rappresentare lo Stato genocida” ha affermato Fátima Amaral.
Ma Sonia è andata molto oltre: “Vogliamo dire che Israele si è appropriata del simbolo del giudaismo. Noi non stiamo rappresentando la stella di Davide come simbolo del giudaismo. Israele si appropria di quel simbolo con un fine violento per perpetuare un genocidio. Questa è la nostra denuncia. Ecco perché l'intervento artistico. In altre occasioni, rappresentiamo altri simboli. Il simbolo della croce cattolica lo abbiamo spezzato a metà in un intervento per dire che siamo contro la violenza esistente dentro la chiesa cattolica, la pedofilia. Tutto quello che succede in quanto al cattolicesimo. Utilizziamo simboli per mostrare e denunciare il fine violento con il quale queste istituzioni e Stati come Israele, utilizzano, giustificano e si nascondono dietro la scusa dell'antisemitismo, quando sappiamo che non ha niente a che vedere con l'antisemitismo. Noi lo mettemmo in un cartellone”.
“La pubblicità nazista è quella che fa Israele al giorno di oggi, in tutto il mondo, ma anche direttamente lì, in Palestina, perché abbiamo visto direttamente manifesti dove ci sono immagini di propaganda militare per mostrare come loro vogliono perpetuare quella pulizia etnica da 76 anni. Sono loro che stanno commettendo atti nazisti, e sono loro, la lobby sionista, il Comitato Centrale Israeliano, che stanno appoggiando quegli atti nazisti che commette Israele in tutto il mondo”.


L'odio

A proposito del reato di incitamento all'odio, il giornalista Hernán Salinas ha detto ai microfoni che l'odio è stato un luogo comune che in non poche opportunità è stato affrontato nel programma. E su questa linea ha parlato dell'odio politico. Ha ricordato una frase dell’eroe nazionale uruguaiano José Gervasio Artigas: “Gli orientali avevano giurato nel profondo del loro cuore un odio irreconciliabile, un odio eterno verso ogni tipo di tirannia”. Sonia Bongiovanni con fermezza ha detto la sua opinione: “Il tema è come lo associano ad un intervento artistico che è libertà di espressione pacifica”.
La partecipazione dell’Organizzazione Our Voice a “Mañanas de Radio” di Radio Centenario è sinonimo di resistenza. Ed i colleghi di questa emittente radio sono in sintonia con i giovani artisti. Quella sintonia che nasce dalla militanza, per la militanza in sé, abbracciando cause giuste.
Sonia e Fátima hanno ringraziato “Mañanas de Radio” e anche la riconoscenza ed il sostegno ricevuti da Cuba, dall'Argentina e da numerosi movimenti femministi e mezzi internazionali. Le giovani attiviste hanno reso anche omaggio pubblicamente a chi in Italia, nella commemorazione della liberazione del nazi fascismo il 25 aprile, ha sfilato nelle strade, subendo anche la repressione della polizia, per aver esibito bandiere palestinesi.


“Non siamo spaventate”

Già in conclusione del programma, Hernán Salinas e le attiviste, insieme, hanno anche sottolineato le mobilitazioni di studenti universitari, in questi giorni, negli Stati Uniti, a favore della causa Palestina, ed hanno annunciato che il prossimo 15 maggio, mercoledì, realizzerà una marcia dalla spianata Municipale fino alla Torre Ejecutiva di Plaza Indipendencia, organizzata dal Coordinamento per la Palestina, in occasione di un nuovo anniversario della Nakba Palestina, cioè, del massacro del popolo palestinese nel 1948.
“Non siamo spaventate, andremo alla marcia. È un giorno, è una data simbolica per ricordare e per denunciare. Cercano di far tacere il popolo, cercano di far tacere la libera espressione. Noi dobbiamo manifestare, ed anche sanzionare Israele. Dal nostro piccolo ognuno ed ognuna di noi. Abbracciare questa causa significa abbracciare la vita, la difesa della vita” ha concluso Sonia.

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