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Il 16 ottobre 2014 veniva a mancare un giornalista tenace, un professionista, un amante della libertà, un amico e collega della nostra redazione: Pablo Medina. Corrispondente di ABC Color, Medina si occupava di denunciare il narcostato che, oltre ad aver soffocato la sua terra, il Paraguay, gli aveva tolto con la violenza alcuni fratelli. Articoli, inchieste, reportage di Medina erano diventati una spina nel fianco per quel sistema di potere criminale che allora e tuttora governa il Paese sudamericano, uno dei più poveri e istituzionalmente corrotti del continente. Per il suo lavoro preziosissimo di servizio pubblico Medina venne assassinato brutalmente 9 anni fa insieme alla sua giovane collaboratrice Antonia Almada che di anni ne aveva solo 19. 
In sua memoria e per onorare il suo lavoro ripubblichiamo l’articolo del 16 ottobre 2022.



Onore e gloria al nostro martire caduto

Di Giorgio Bongiovanni 
Un Giornalista, con la "G" maiuscola, capace nei suoi articoli di denunciare con forza, senza troppi fronzoli, i mafiosi, i narcotrafficanti ed i potenti di turno che con essi intrattenevano rapporti. 

Il suo sguardo, il suo sorriso, il suo saper investigare a fondo, andando ben oltre l'obiettivo di quella macchina fotografica che portava sempre con sé. 



Otto anni fa, il 16 ottobre del 2014, è stato ucciso insieme alla sua giovane assistente Antonia Almada lungo una strada rurale di Villa Ygatimí, nel dipartimento di Canindeyú al confine con il Brasile. Oggi vogliamo onorare quel sacrificio. Lo facciamo riproponendo il documentario sulla sua storia, ma anche tornando a gridare verità e giustizia.

A commissionare l’assassinio del giornalista, ucciso sotto i colpi di una pistola calibro 9 mm, è stato Vilmar “Neneco” Acosta, politico del ‘partito Colorado’, ripetutamente denunciato dal giornalista Pablo Medina, corrispondente di ABC Color, come uomo vicino al narcotraffico della zona e coinvolto in altri delitti. Acosta è stato condannato ad oltre trent'anni di carcere che sta trascorrendo presso il Penitenziario Nazionale di Tacumbú. Nel dicembre 2021, invece, è stato condannato a 36 anni di carcere uno dei sicari,  Anch'egli detenuto in Brasile (fu chiesta l'estradizione ma lo Stato l'ha negata in quanto cittadino brasiliano, ndr) per cui si aspetta comunque un processo per la morte di Pablo come è auspicabile che sia processato Wilson Acosta, l'altro killer, anch'egli arrestato in Brasile nel maggio 2020.
Ricordare Pablo Medina è parlare della "Narcopolitica" che permette certi traffici e che attraversa il Paraguay, l'Argentina, l'Uruguay, il Messico, la Bolivia e la Colombia. 
Ricordare Pablo Medina è anche denunciare il traffico internazionale di stupefacenti infinito che passa dal Sud America e tramite la 'Ndrangheta arriva in Europa. 
Ricordare Pablo Medina è un dovere per onorare anche tutti quei martiri che si sono frapposti a certi poteri. Affinché non ci sia più la morte di un giusto.

In foto: il direttore Bongiovanni insieme a Pablo Medina

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