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"Se per i reati perseguibili d'ufficio come le estorsioni è elevatissimo il numero delle vittime che, per timore di ritorsioni, non sporgono denuncia, è facile prevedere che, a maggior ragione, nella stragrande maggioranza dei casi non saranno presentate querele dalle vittime di reati commessi da mafiosi, divenuti oggi perseguibili a querela, con l'effetto di rafforzare il potere di intimidazione delle mafie". Così aveva detto l'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore M5S Roberto Scarpinato riferendosi alla riforma Cartabia, che ha ampliato il numero dei reati non più procedibili d’ufficio.
La riforma stabilisce che occorre la querela della parte offesa come condizione di procedibilità per reati come quelli di lesioni, sequestro e violenza privata.
Tuttavia, come si legge nel disegno di legge n°468 a firma di Scarpinato, "il legislatore ha omesso di considerare che, come risulta dalla consolidata esperienza operativa e da numerose sentenze di condanna", i reati menzionati "non sono consumati solo da esponenti della criminalità comune, ma altresì da appartenenti alle associazioni di tipo mafioso".
Costoro, si legge, "si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti della più svariata tipologia, finalizzati ad affermare la propria signoria sul territorio e per realizzare profitti ingiusti per sé e per altri".
Nel documento viene sottolineato che a tutt'oggi "la forza di intimidazione delle associazioni mafiose è tale che persino le vittime di gravi reati perseguibili di ufficio, come le estorsioni, omettono di denunciarne gli autori per timore di subire gravi ritorsioni".
Ma il fatto che lo Stato possa perseguire solo certi reati se è presente una querela, anche se commessi da esponenti delle associazioni mafiose, "equivale ad un ritiro unilaterale dello Stato dalla prima linea del contrasto alle mafie". "Una sorta di privatizzazione del contrasto alle mafie che determina una sovraesposizione personale delle vittime tale da indurre la maggior parte di esse a non presentare querela per non divenire bersaglio di gravi ritorsioni personali".
È ancora viva la memoria della revoca della misura cautelare per tre boss imputati di lesioni aggravate dal metodo mafioso.
“Si è aperta una grave falla di sistema nella capacità di risposta dello Stato nei confronti della criminalità organizzata mafiosa. Considerazioni analoghe possono svolgersi quando i delitti in parola vengono consumati da esponenti di organizzazioni terroristiche o eversive", si legge nel Ddl.
Il disegno di legge del senatore Scarpinato "è volto a sanare questo vulnus" prevedendo la procedibilità d'ufficio anche per i reati commessi con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico e per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste per le associazioni di tipo mafioso.

Testo del ddl: senato.it

Foto © Imagoeconomica

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