Dei tombaroli da pagare e un segreto da custodire per non distruggere il Vaticano nei messaggi consegnati da Pietro Orlandi
Una serie di messaggi tra gli ex membri della Commissione Cosea, Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Angel Vallejo Balda, potrebbero portare alla luce alcuni misteri che ruotano attorno al caso di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983 a Roma. Le chat, già consegnate alla Commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela e Mirella Gregori, hanno suscitato non poche domande e perplessità sulla trasparenza del Vaticano. Chaouqui e Balda sono stati rispettivamente membro e segretario della Commissione Cosea, un organismo voluto da Papa Francesco e istituito con l'obiettivo di promuovere la trasparenza finanziaria e ottimizzare le attività economiche del Vaticano. Sia Chaouqui che Balda, nel 2015, sono stati accusati e arrestati per aver divulgato ai giornalisti del materiale riservato che documentava diffusi casi di corruzione tra alcuni prelati. Questo scandalo è divenuto di pubblico dominio, passando alla storia con il nome di “Vatileaks 2”.
Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ha accennato più volte all’esistenza di alcuni messaggi WhatsApp che avrebbero potuto far emergere nuovi dettagli sulla scomparsa di sua sorella. La chat risale al 2014. Al suo interno - ha reso noto il quotidiano “Domani” - i due hanno fatto più volte riferimento al caso Orlandi. “A settembre - ha scritto Chaouqui - dobbiamo far sparire quella cosa della Orlandi e pagare i tombaroli. Di questo devi parlare al papa... Ora che torniamo si lavora all’archivio. E basta giornali e follie varie”. E aggiunge: “Quella roba della Orlandi deve sparire e tu devi farti gli affari tuoi. Ho visto Giani (ex capo della gendarmeria, ndr), io non credo che sia come dici tu su di lui. Quello che hanno fatto è un reato e lui lo deve sapere”. All’interno degli screenshot consegnati da Orlandi attraverso il suo legale, Laura Sgrò, sembra che ci siano anche dei riferimenti ad alcuni “tombaroli” da dover pagare e all’utilizzo di un “georadar” per individuare la tomba di Orlandi. “Ascoltami bene - ha continuato a scrivere Chaouqui - ormai abbiamo perso la battaglia dei giornalisti. Adesso facciamo passare l’estate, quando torno pensiamo a cosa fare e anche il papa sarà più lucido. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso... Io ti voglio bene e credo veramente in te e in questa riforma, ma così non andiamo lontano. Il papa sbaglia a gestire questo senza la gendarmeria. Io, per quanti amici posso avere, questi hanno mondi enormi dietro. Questi del georadar della tomba come li paghiamo? Il papa vuole sapere ma poi? Chi paga? E soprattutto, di nascosto, chi paga?”.
Francesca Immacolata Chaouqui, tramite un post pubblicato via social, ha voluto precisare che non ha alcuna intenzione di commentare la vicenda dei messaggi WhatsApp, questo perché la chat consegnata da Pietro Orlandi riguarda delle “questioni circa cui sono tenuta al segreto di Stato. Mi dispiace solo che il sottofondo non detto sia che qualcuno in Vaticano sappia dove sia Emanuela e non lo dice e non è così. Non conosco dove sia Emanuela e neanche se la pista di Londra sia vera, non ho alcun elemento che possa avvicinare alla verità, se lo avessi e fosse coperto da segreto, comunque non lo rivelerei perché per me la lealtà al Pontefice viene prima di tutto. Quindi inutile coinvolgermi. Se c'è una verità io non la conosco”.
Per quanto riguarda il monsignor Angel Vallejo Balda, il Domani ha fatto sapere che il prelato sarebbe stato già interrogato a fine dicembre 2023 in Vaticano. Durante l’interrogatorio, durato circa due ore, Balda avrebbe negato la paternità dei messaggi, non riconoscendone né la forma né il contenuto, e ha suggerito agli astanti di cercare i “telefoni bianchi” utilizzati per l’invio dei WhatsApp. Inoltre, sembra che Balda avesse aggiunto che le fotocopie dei messaggi consegnati da Orlandi al Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, in realtà, non provano nulla.
Foto © Imagoeconomica
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