Pubblicato il Ddl a firma del senatore Roberto Scarpinato e della senatrice Barbara Floridia
Mafie silenti, mercantiliste, inserite in "sistemi criminali più complessi, quali i cosiddetti 'comitati crimino-affaristici', 'sistemi criminali' o 'massomafie', aventi strutture organizzative e modalità operative che travalicano le tipizzazioni normative vigenti e della conseguente azione dei pubblici poteri". Attenzionati anche l’ergastolo ostativo e la corruzione come ulteriore volto della criminalità organizzata.
Sono questi alcuni dei principali punti contenuti nell'art. 1 del Ddl numero 128 'Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere'. La proposta di legge è stata avanzata dal Senatore Roberto Scarpinato il primo giorno del suo insediamento e firmata poi dalla Senatrice Barbara Floridia.
La commissione sarà impegnata anche ad "indagare sul rapporto tra mafia e politica, sia riguardo alla sua articolazione nel territorio e negli organi amministrativi" con particolare attenzione alla "elezione dei gruppi dirigenti e delle candidature per le assemblee elettive". Inoltre i commissari dovranno far luce anche sulle infiltrazioni mafiose "all'interno di associazioni massoniche o comunque di carattere segreto o riservato", si legge nel Ddl, "indicando eventuali iniziative di carattere normativo o amministrativo ritenute opportune per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e più adeguate le intese internazionali concernenti la prevenzione delle attività criminali, l'assistenza e la cooperazione giudiziaria, anche al fine di costruire uno spazio giuridico antimafia nell'ambito dell'Unione europea e di promuovere accordi in sede internazionale".
"La Commissione - si legge - procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. La Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale".
Il senatore Roberto Scarpinato
Altro punto contenuto nel Ddl è riferito al Pnrr: infatti la commissione dovrà "monitorare i meccanismi di sviluppo e attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per verificare l'assenza di anomalie sintomatiche di infiltrazioni mafiose e valutare l'adeguatezza degli strumenti legislativi e operativi per la tutela delle imprese e dell'economia legale, anche individuando ulteriori soluzioni ritenute utili per prevenire e impedire l'inquinamento mafioso".
L’assenza di una commissione antimafia pesa come un macigno, “soprattutto in una fase nella quale ci si appresta a varare una legge sull'ergastolo ostativo, che creerà gravi scompensi perché disincentiverà la collaborazione con la giustizia” aveva detto Scarpinato ai microfoni di Radio Radicale. Per l’ex procuratore è fondamentale “aprire un faro di riflessione e avere un luogo istituzionale in cui si possa agire in fase di emergenza per aprire un dibattito nazionale, perché questa legge sulla riforma dell'ergastolo ostativo segnerà uno spartiacque tra un prima e un dopo - ha aggiunto -. Il Paese si renderà conto già nei prossimi mesi quando vedrà uscire dal carcere boss stragisti”. Quando ciò accadrà, “ci dovrà essere già un luogo, e deve essere la commissione parlamentare antimafia, dove si potrà dibattere e dove si potrà proporre degli interventi correttivi urgenti e poi riportare al centro dell'agenda politica il tema mafia che sembra essere scomparso”. L’ex procuratore Scarpinato aveva anche lanciato un monito sulla normalizzazione del fenomeno mafioso nonostante “frequentemente vengono fatte operazioni antimafia importanti di cui la stampa non da più notizie come se la mafia in questo Paese fosse diventata una consuetudine, come se il Paese si fosse rassegnato”. L’augurio del senatore è che le risposte che attende arrivino quanto prima, essendo l’argomento “un tema trasversale alle divisioni partitiche che interessa al Paese”.
Oggi siamo difronte ai “sistemi criminali” o addirittura a “comitati crimino-affaristici”, che la stampa, ha suggerito Scarpinato, “li chiama P3 o P4”. “Occorre quindi fare un'analisi su queste nuove forme di soggettività criminale più complesse dove si incontrano colletti bianchi e alte gerarchie mafiose che non usano la violenza e quindi non rientrano nel 416bis e che non si limitano a commettere 3/4 reati (quindi non rientrano nel 416: associazione semplice) ma che hanno lo scopo di creare centri occulti di potere per controllare interi comparti della produzione, nei grandi affari, lì abbiamo un buco normativo”, ha aggiunto.
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Foto © Imagoeconomica
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