Zelensky: “Vittoria sarà nostra”. Stoltenberg: “Prepariamoci a una lunga guerra di logoramento”
Sono trascorsi esattamente cento giorni da quello storico 24 febbraio in cui Vladimir Putin ha avviato l’"operazione militare speciale" in Ucraina per difendere la popolazione russofona da 8 anni di violenze naziste e scongiurare il pericolo di un’adesione del Paese nella NATO. I morti e i feriti in Ucraina si contano ogni giorno, così come le infrastrutture rase al suolo da missili e proiettili. I profughi sono ormai quasi 7 milioni secondo l’Alto commissario ai rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) Filippo Grandi. Eppure il conflitto non sembra voler terminare e le parti sembrano ancora inamovibili sulle loro posizioni con Mosca che chiede all’Ucraina di arrendersi per salvare le vite della sua gente e concedere il Donbass e le repubbliche popolari, e Kiev che non demorde cercando di resistere nonostante le continue sconfitte sul campo.
"La vittoria sarà nostra”, ha ruggito il presidente ucraino, Volodymir Zelensky.
"Cento giorni dall'invasione russa dell'Ucraina. Cento giorni di Ue a sostegno dell'Ucraina”, ha detto l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell. "Cento giorni che hanno provocato migliaia di morti e 6,8 milioni di profughi; 100 giorni di distruzione insensata con miliardi di danni; 100 giorni di porti bloccati e campi bombardati, 22 milioni di tonnellate di grano bloccati", aggiunge. Di contro, "100 giorni di assistenza dell'Ue, per un valore di 9 miliardi di cui 2 miliardi per le forze armate ucraine; 100 giorni con 6 pacchetti di sanzioni, 1.158 persone/98 entità elencate, il 90% del petrolio russo messo al bando e le principali banche russe smobilitate; 100 giorni alla ricerca di vie diplomatiche per uscire dalla guerra; 100 giorni di Ue al fianco dell'Ucraina e al suo popolo. E continueremo a farlo fino alla vittoria dell'Ucraina sull'aggressione russa”. Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha parlato di questo centesimo giorno di escalation avvertendo che l’Occidente deve prepararsi a una "guerra di logoramento" in Ucraina, una guerra che avrà una "lunga durata”, ha detto al termine del suo incontro a Washington con il presidente americano Joe Biden. "Dobbiamo essere pronti per una guerra che avrà un percorso lungo, perché constatiamo che si tratta di una guerra diventata di logoramento".
L’Onu, nel frattempo, chiede lo stop immediato del conflitto ritenendo che non ci saranno vincitori a prescindere dal suo esito finale. La guerra tra Mosca e Kiev "non avrà un vincitore”, scrive in una nota Amin Awad, coordinatore Onu per la crisi in Ucraina. "Piuttosto, abbiamo visto per cento giorni cosa è stato perduto: vite, case posti di lavoro e prospettive", ha affermato il funzionario. "Abbiamo bisogno di pace. La guerra deve finire, la guerra ha messo a dura prova la popolazione civile", ha affermato Awad, citando "distruzioni, devastazioni in città e villaggi". "In poco più di tre mesi, quasi 14 milioni di ucraini sono stati costretti a fuggire dalle loro case, la maggior parte sono donne e bambini", ha continuato Awad, definendo il fenomeno "senza precedenti nella storia".
In questo senso la Russia si è detta pronta "a dialogare su qualsiasi questione, ma ci deve essere il rispetto”, ha affermato il vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, in una intervista a Al Jazeera.
"Abbiamo cercato un accordo attraverso la diplomazia sulle questioni riguardanti l'Ucraina, così come sulle questioni inerenti alle relazioni con la Nato e la sicurezza. Non è successo niente. Nessuno ci ascolta. Gli americani non ci ascoltano, gli europei non ci ascoltano. E seguono il proprio corso. Ma così gli sforzi diplomatici svaniscono e gli eventi prendono una piega diversa. Vengono prese decisioni simili a quelle prese dal nostro presidente il 24 febbraio, la decisione di iniziare un'operazione militare speciale", ha osservato Medvedev. Sempre sul piano diplomatico da Mosca fanno sapere che il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, visiterà il 6 giugno Belgrado, dove incontrerà il presidente serbo Alexander Vucic, e l'8 giugno sarà ad Ankara, dove discuterà con l'omologo turco Mevlut Cavusoglu le crisi in Ucraina, Libia, Siria e Nagorno-Karabakh.
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