L’8 giugno il viaggio del ministro. Ieri i 27 paesi europei hanno detto no al greggio di Mosca che intanto arriva a Severodonetsk
La crisi alimentare incombe sull’Europa e l’intero pianeta per via delle navi cargo con cereali e grano ferme ai porti ucraini. In questo senso si stanno svolgendo trattative per sbloccare la situazione e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha fatto sapere che sarà in visita in Turchia, Paese che si sta proponendo quale mediatore tra Kiev e Mosca, il prossima 8 giugno per discutere della creazione di "corridoi sicuri" per il trasporto del grano ucraino. A annunciarlo è stato l’omologo turco Mevlut Cavusoglu.
"Lavrov verrà in Turchia l'8 giugno con una delegazione militare per discutere, tra l'altro, della creazione di corridoi sicuri per il trasporto del grano. Questa è la questione più importante", ha dichiarato il ministro aggiungendo che la Turchia vuole creare a Istanbul un centro per l'osservazione di queste rotte marittime.
Su questo punto, in una telefonata con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan ieri, il leader russo, Vladimir Putin, ha detto che Mosca è pronta a facilitare l'esportazione senza ostacoli di grano dai porti ucraini in coordinamento con la Turchia. Anche il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba, in un’intervista a La Repubblica, ha detto, ma con altri toni, che presto si sbloccherà l’export di grano ucraino per il quale, ha affermato, è necessario "lanciare un'operazione internazionale nel Mar Nero con l'aiuto di Paesi amici disposti a inviare le loro navi per sminare le acque e scortare il passaggio dei cargo, a cominciare da Odessa. Si può fare solo con un impegno formale della Russia a non usare il corridoio per attaccarci". "Nessuno si può fidare dei russi - ha aggiunto -. Bisogna stare molto attenti, per questo non ci basta la garanzia unilaterale del Cremlino. Servono Paesi terzi che si prendano la responsabilità di far rispettare l'accordo. Ci va bene anche l'intervento delle Nazioni Unite. Il nostro primo interesse e' che il grano arrivi a chi ne ha bisogno".
La trattativa, haspiegato Kuleba, è "in fase avanzata. Siamo in contatto sia con l'Onu sia con gli Stati garante". Ma "per evitare conseguenze disastrose, lo sblocco deve avvenire entro due settimane. Naturalmente, la migliore opzione sarebbe la fine della guerra, ma Putin non vuole".
Quanto al negoziato di pace, "noi non poniamo condizioni e non abbiamo nulla in contrario a ritornare al tavolo, vogliamo solo che i delegati russi dimostrino di avere reale intenzione di trattare. Putin, invece, sa solo dare ultimatum. Guardate quel che sta accadendo: l'invasione del Donbass è brutale, nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia portano avanti l'annessione dei territori occupati e sparano missili sulle città. Se vuoi negoziare veramente non ti comporti così”. Sempre sul piano politico, ieri notte è stata trovata al vertice europeo un’intesa sull'embargo al petrolio russo. I leader dei 27, al termine di una trattativa lunga e più volte vicino a naufragare, riescono a salvare l'unità del Vecchio Continente di fronte al nemico moscovita con un escamotage che accontenta Viktor Orban e fornisce adeguate garanzie ai Paesi senza sbocco sul mare. L'intesa prevede un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all'Ue via mare mentre rinvia lo stop al greggio trasportato attraverso l'oleodotto Druzhba. Toccherà agli sherpa analizzare quest'ultimo punto "il prima possibile", come recita il testo delle conclusioni. Non sarà facile ma, ora, la strada appare tracciata. A piegare le ultime resistenze dell'Ungheria e dei suoi vicini è stato l'inserimento nelle conclusioni non solo dell'esenzione del petrolio che arriva in Ue via oleodotti ma anche di una postilla secondo la quale Bruxelles si impegna a introdurre "misure di emergenza" in caso di interruzione della fornitura di energia da parte di Mosca. Di fatto, Budapest ma anche Praga e Bratislava hanno ottenuto per iscritto che in caso di misure ritorsive del Cremlino saranno aiutate dagli altri Paesi membri. Il periodo di esenzione per il petrolio via oleodotto sarà oggetto di discussione nei prossimi giorni ma non si preannuncia breve. "Con l'accordo raggiunto ieri, tardi come sempre, interromperemo l'acquisto di oltre il 90% del petrolio russo. È un grande passo avanti”, ha detto l'alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europe Josep Borrell. "Noi siamo i più importanti clienti, ora a Mosca devono cercarne altri, avranno meno risorse finanziarie per continuare la guerra".
I russi avanzano verso Severodonetsk
Nel frattempo l’esercito russo è avanzato più in profondità nella città ucraina orientale di Severodonetsk, i combattimenti sono in corso strada per strada. Lo rende noto il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk Sergiy Gaidai citato dai media ucraini. Dopo il bombardamento di un veicolo di evacuazione vicino a Lysychansk, in cui un giornalista francese è rimasto ucciso e diverse persone sono rimaste ferite, l’evacuazione dalla regione di Lugansk è stata interrotta.
“Se Severodonetsk e la vicina città di Lysychansk saranno conquistate dalla Russia, l’intera regione di Lugansk cadrà sotto il controllo russo”, ha dichiarato il sindaco di Severodonetsk Oleksandr Stryuk alla Tv ucraina. “Purtroppo, la linea del fronte ha tagliato la città in due metà, ma la città si sta ancora difendendo, la città è ancora ucraina. I combattimenti in strada continuano”, ha detto.
Sul posto si registrano due uccisi e tre feriti a Lysychansk durante gli attacchi dell’esercito russo nella notte nel Sud-Est dell’Ucraina. Distruzioni, invece, a Toshkivka, come riporta il capo militare regionale del Lugansk Sergiy Gaidai citato da Ukrinform. Secondo Gaidai al momento non si sa quanti civili siano stati uccisi negli ultimi due giorni nelle aree di Severodonetsk: “Migliaia di residenti che sono rimasti in città hanno paura della vendetta o del massacro senza motivo, come è avvenuto a Bucha. O come ieri a Lysychansk, dove i russi hanno sparato alle auto con i giornalisti”. Importante è anche la questione dei rifugiati. Il Consiglio norvegese per i rifugiati ha dichiarato che fino a 12.000 civili rimangono intrappolati e bisognosi di aiuto nella città orientale di Severodonetsk, dove le truppe russe stanno avanzando. "Sono inorridito nel vedere Severodonetsk, la fiorente città dove avevamo il nostro quartier generale operativo, diventare l'epicentro di un altro capitolo della brutale guerra in Ucraina", ha dichiarato Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati, "temiamo che fino a 12.000 civili rimangano intrappolati nel fuoco incrociato della città, senza sufficiente accesso ad acqua, cibo, medicine o elettricità".
L'esercito russo è avanzato più in profondità nella città ucraina orientale di Severodonetsk, i combattimenti sono in corso strada per strada. Lo rende noto il capo dell'amministrazione militare regionale di Lugansk Sergiy Gaidai citato dai media ucraini. Dopo il bombardamento di un veicolo di evacuazione vicino a Lysychansk, in cui un giornalista francese è rimasto ucciso e diverse persone sono rimaste ferite, l'evacuazione dalla regione di Lugansk è stata interrotta.
Foto © Imagoeconomica
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