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L’Ue dice sì a nuovo pacchetto sanzionatorio, Kirill tolto dalla black list. I russi avanzano spediti in Donbass

È stato approvato oggi il sesto pacchetto di sanzioni anti-russe: fonti europee confermano che il Comitato dei rappresentanti permanenti Ue (Coreper) ha adattato una serie di misure che prevedono l’embargo graduale al petrolio in arrivo via mare in Europa con deroghe per il greggio trasportato via oleodotti. Eliminato dalla lista dei sanzionati, il patriarca di Mosca Kirill, a capo della Chiesa ortodossa russa.
Sanzioni che aumentano la pressione dei prezzi sulle materie prime. Lo stesso ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha denunciato che le misure di ritorsione dell’occidente nei confronti di Mosca colpiscono anche le navi della Russia che trasportano grano.
"C'è un problema con l'esportazione di grano russo. Sebbene l'Occidente ricordi a gran voce che il grano non è soggetto a sanzioni, per qualche ragione tacciono timidamente sul fatto che le navi che importano grano russo sono cadute sotto le sanzioni", ha affermato il ministro, che ha poi sottolineato come non solo le navi non vengono accettate nei porti europei ma tutte le catene logistiche e finanziarie russe associate alla fornitura di grano ai mercati mondiali sono cadute sotto le sanzioni occidentali.
I carichi di grano ucraini sono bloccati dalle mine piazzate dalle forze di Kiev nelle sue acque, mentre gli approvvigionamenti di cereali russi sono ostacolati dalle sanzioni”, ha affermato Lavrov.
D’altro canto il viceministro degli esteri russo Andrei Rudenko, ha affermato che il blocco dei porti in Ucraina sarà rimosso solo se le sanzioni occidentali poste sull’export russo saranno eliminate.
Con i prezzi di grano e cereali che sono aumentati rispettivamente del 19,7% e del 17,1%, il petrolio prossimo a raggiungere i 150 o 175 dollari al barile, si è creato un mix di fattori che secondo Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan Chase, prospetta l’arrivo di un “uragano economico” senza precedenti.
Una perturbazione funesta che riflette chiaramente lo scenario dello scontro dal punto di vista bellico.
Come confermato dal segretario alla Difesa Ben Wallace alla Cnn, la Gran Bretagna ha annunciato oggi che fornirà all'Ucraina missili M270 a lungo raggio. Si tratta di sistemi d’arma in grado di colpire obiettivi fino a 80 chilometri di distanza, offrendo "un significativo aumento delle capacità per le forze ucraine". Una mossa "strettamente coordinata" con la decisione degli Stati di fornire a Kiev il suo sistema missilistico di artiglieria ad alta mobilità (HIMARS), della stessa gittata.
Una scelta che secondo Lavrov rischierebbe di provocare un allargamento del conflitto “con il coinvolgimento di Paesi terzi”. Il ministro degli esteri russo non ha usato mezzi termini in tal senso: "Le richieste di armi straniere da parte dell'Ucraina sono provocazioni che mirano a coinvolgere l'Occidente nel conflitto".
Intanto in Donbass i russi continuano ad avanzare: secondo il vicecapo della milizia popolare di Donetsk, Eduard Basurin, le forze della repubblica dovrebbero riuscire a chiudere la sacca nell'area di Lysychansk e Severodonetsk entro pochi giorni.
In precedenza, il 1 giugno, Andrei Marochko, un rappresentante della milizia popolare della Repubblica popolare di Luhansk (LPR), ha affermato che le forze della LPR e della Russia controllano oltre il 70% del territorio di Severodonetsk e che la città dovrebbe assumere il pieno controllo in un futuro prossimo.
Come ha sostenuto l'esperto militare Vladislav Shurygin il 30 maggio, stabilire il controllo su Severodonetsk “completerà la liberazione dell'intero territorio della LPR” e consentirà alle forze armate della Federazione Russa di sviluppare un'ulteriore offensiva contro Slavyansk e Kramatorsk.

Foto © Imagoeconomica

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