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Forse Draghi non reputa l'azione di contrasto alle mafie una priorità per l’agenda di governo

"Ho detto in varie occasioni, in questi giorni, che c'era il 99% di possibilità che io non dessi la fiducia al governo che si stava insediando, perché avevo riservato l'1% alla valutazione di quanto il presidente del Consiglio avrebbe sostenuto in merito all'impegno che il governo assumeva per contrastare le mafie. Perché sono sì un senatore M5S, storto quanto volete, ma anche il presidente della commissione Antimafia e ho degli obblighi istituzionali nei confronti dei quali non ritengo sia giusto venir meno”. Lo ha detto il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, in un video pubblicato poche ore fa sulla sua pagina Facebook, per commentare la sua espulsione dal M5S in seguito al suo voto contrario alla fiducia per il governo Draghi.

"Ho ascoltato e letto con attenzione quanto ha detto in aula Draghi - ha aggiunto -. Non voglio entrare nel merito di considerazioni politiche o il discorso potrebbe eccedere rispetto alle competenze che istituzionalmente devo mettere al centro delle mie azioni, ma nel suo discorso non è mai ricorsa la parola 'Mafia' è non si è detto che c'è necessità di operare una seria, severa azione contrasto alle mafie, anche per ripristinare democrazia, diritti e aggiungo anche qualche punto di Pil per il nostro Paese".

La natura dell'omissione, o "lapsus", della lotta alla mafia nel discorso del Neopresidente del Consiglio, è ancora da chiarire. "Evidentemente Draghi ha a cuore tante altre questioni, importantissime e decisive - ha proseguito Morra -, ma forse reputa che l'azione di contrasto alle mafie, per cui anche noi Cinquestelle siamo nati, evidentemente non debba essere una priorità per l’agenda di governo e di questo non ho potuto che trarre le dovute e dolorose conseguenze. […] Sappiamo che cosa sia stata la mafia, perché in Italia molti sono morti per mafia”.

Il presidente della commissione Antimafia, nella diretta Facebook, ha anche letto alcuni passaggi del discorso del Presidente Draghi: "Nelle Country-Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, la Commissione, pur dando atto dei progressi compiuti negli ultimi anni, ci esorta: ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione". Tutti buoni propositi, ma, come ha commentato Morra, sono “privi di alcun riferimento specifico alla necessità di aggredire reati associativi sempre più diffusi nell'ambito dell'economia e dell'azione d'impresa".

"Sì, si fa riferimento all'insolvenza. Bisognerebbe riformare il diritto societario per poi arrivare al diritto fallimentare. Queste, però, sono verità che conosciamo da decenni e su cui in effetti nessuno si è mai applicato - ha proseguito il presidente della commissione Antimafia -. Allora mi domando: 'Cosa ha fatto l'allora governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, per favorire la politica di segnalazione delle operazioni sospette degli istituti di credito alle autorità inquirenti da parte di istituti di credito, compagnie assicurative e altri soggetti titolati a comunicare operazioni quanto meno opache?". "Cosa fece per favorire questa sinergia positiva e democratica - ha concluso - fra istituzioni che governano il mondo complesso e opaco della finanza e dell'economia, e istituzioni che devono reprimere il crimine organizzato di stampo mafioso?".

Parole di un certo peso quelle espresse da Nicola Morra. Interrogativi giusti che lanciano un monito chiaro: la Commissione Parlamentare Antimafia (nelle vesti del suo Presidente) ha seri e leciti dubbi circa l'impegno con cui Mario Draghi contrasterà (se mai lo farà) le criminalità organizzate di stampo mafioso e i sistemi criminali. Strutture che da anni dimorano ed operano all'interno dell'alta finanza e dell'economia mondiale: materie per cui Draghi è chiamato Professore.

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