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Tra questi anche Barbara Lezzi e Nicola Morra che afferma: "Sono molto scosso, io del Movimento fino al midollo"

E' una spaccatura quasi insanabile quella che si è andata a creare nelle ultime due settimane all'interno del Movimento 5 Stelle. Dopo il si a Mario Draghi del 60% degli iscritti alla piattaforma Rousseau, ieri al Senato ai 5stelle è toccato esprimersi sulla fiducia, arrivata con 262 voti a favore e 40 contrari. Tra questi però ci sono stati anche alcuni senatori dei 5Stelle (15 in totale) che, contravvenendo alla linea decisa dai vertici prima e dalla votazione sulla piattaforma Rousseau poi, hanno votato in forma opposta. Ora i ribelli saranno espulsi per direttissima dal Movimento, come ha anticipato il capo politico dei 5Stelle Vito Crimi. Si tratta di nomi di primo piano. In testa ci sono l'ex ministra del Sud Barbara Lezzi, il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra ma anche Rosa Silvana Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Fabio Di Micco, Silvana Giannuzzi, Bianca Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Matteo Mantero, Cataldo Mininno, Vilma Moronese e Fabrizio Ortis. Tutto lascia pensare a una scissione organizzata da parte di coloro fedeli all'ala conservatrice del Movimento.
Per ora sono loro a pagare, probabilmente già da oggi, mentre è incerta la sorte degli altri 4-5 che tra astensioni e assenze hanno evitato di votare sì a Draghi e al governo di unità nazionale. A esporsi contro una fiducia a Draghi sono stati due big del Movimento come Danilo Toninelli e Licheri, che ha addirittura ammonito in aula il premier a "non dare per scontato il voto di fiducia del Movimento", mentre l'ex ministro dei Trasporti ha comunque ribadito che la fiducia sarà data di volta in volta e "misura per misura". Dopo il voto al Senato Nicola Morra ha rilasciato qualche dichiarazione alla stampa. "Apprendo che è stata avviata la procedura di espulsione nei miei confronti - ha detto Morra visibilmente provato - Sono molto scosso da questa decisione, ora voglio riflettere. Mi sento M5S nel sangue".


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Beppe Grillo


E ora?
La scissione è a un passo, con la concreta possibilità di formare un gruppo autonomo a Palazzo Madama visto soprattutto l'esito fuori misura della rivolta interna. Nelle ore precedenti al voto, infatti, c'era chi scommetteva che il dissenso sarebbe rientrato e limitato a pochi cani sciolti, al massimo 10. Invece, al contrario, è lievitato fino a gonfiarsi e sfiorare quota 20. Ma questa è solo l’ultima puntata di una lunga serie di scontri: solo ieri infatti, gli iscritti hanno dato il via libera alla modifica dello Statuto e quindi all’abolizione del ruolo di capo politico. Un voto che secondo Lezzi (e Casaleggio) avrebbe dovuto essere applicato immediatamente, procedendo all’elezione dei 5. E solo l’intervento di Beppe Grillo, arrivato ieri in serata, ha frenato la corsa: è un momento troppo delicato per procedere al rinnovo della leadership, per ora resta Crimi.

Foto originali © Imagoeconomica

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